Frequentemente questo sito si occupa di politica, ma lo fa ogni giorno con crescente disagio.
Non si erano mai visti i soci in affari e di studio trasferirsi armi e bagagli nei gangli della Amministrazione Regionale.
Non si erano mai visti professionisti, vincitori di bandi la cui esecuzione è ancora in essere, divenire vertici dell’amministrazione cui quei bandi fanno riferimento.
Non si erano mai visti professionisti titolari di una trentina di incarichi dal sistema Regione, entrare a pie’ pari nell’Amministrazione regionale.
Si erano purtoppo già visti i vertici della rappresentanza politica dei sardi venduti al pagamento delle cambiali politiche feudalmente maturate con i cacicchi della politica italiana.
In questo quadro, per tacere d’altro e soprattutto del complessivo abbassamento dei livelli culturali degli uomini politici, la tentazione del ritiro nel privato come autodifesa dal degrado, è altissima, direi quotidiana.
Poi, però, accadono delle cose che ci aiutano a impedire che la bassezza dei tempi divenga sconforto degli animi.
Qualche giorno, fa un mio amico è andato in vacanza in Grecia. Ha avuto bisogno di un farmaco, è andato in farmacia e ha beccato un farmacista che parlava italiano perché aveva, a suo tempo, studiato in Italia. Lapidaria affermazione: “Voi avete il più grande filosofo del Novecento e si chiama Antonio Gramsci”.
Mi ha confortato sapere che ancora la politica alta, vera, profonda, fatta anche di memoria del passato e degli uomini del passato, è viva. Non perché io quest’anno stia tenendo un piccolo corso sul Quaderno gramsciano dedicato a Machiavelli e al nuovo principe, ma perché ci si sente meno soli a pensare che ancora vi sia chi abbia coscienza dei grandi temi di cui la politica dovrebbe occuparsi.
Per mostrare come i contesti agiscano sull’interpretazione dei testi, ho illustrato a lezione la natura dello scontro sui rapporti tra Gramsci e il PCI, suscitato, suo malgrado, da Umberto Cardia nel febbraio del 1988 con questo articolo, apparso sull’Unità (si vada a p.2).
Intanto è ancora bello leggere la prosa antica, rotonda, di precisione concettuale millimetrica di Cardia. È bello osservare come ogni nodo concettuale sia preparato, affermato, sviluppato e concluso. Non lo fa più quasi nessuno.
Le reazioni del PCI (si vedano pp. 1 e 2) furono a dir poco sovietiche, sebbene ormai in URSS fosse in auge la glasnost di Gorbaciov. In realtà, Cardia venne triturato dal PCI, con parole durissime e argomenti degni dei processi stalinisti (la Direzione accusò l’ex deputato sardo – che aveva già scritto almeno altre tre volte sull’argomento – di non aver portato prove per le sue affermazioni, eppure la prova maggiore stava nel fatto che Gramsci, e non Cardia, aveva accusato il mondo comunista di averlo abbandonato. La prova richiesta era l’origine del problema!) perché infuriava in quei giorni la polemica tra socialisti e comunisti sulla figura di Togliatti. Il segretario del PCI Natta fu lapidario (si vada a p. 3). Cardia rispose a tutti con una bella intervista sull’Unione Sarda, ricca di informazioni e di profondità.
Craxi fece di Togliatti una sorta di carnefice stalinista; i comunisti difesero Togliatti e la sua strategia, prudente quanto si vuole, di voler sganciare, con molta lentezza (e tante contraddizioni) il PCI dall’Urss e di costruire una via parlamentare, istituzionale e non rivoluzionaria, per una forma avanzata di socialismo. Non è questa la sede per parlare del rapporto Togliatti-Gramsci (che è insieme denso e tragico), qui serve dire che Cardia venne letto dentro questo scontro tra PSI e PCI, nel quale lui non aveva avuto alcuna intenzione di entrare.
Ho parlato con un ex comunista di cui mi fido e mi ha fatto un affresco storico e umano della sinistra sarda negli anni Ottanta, la quale meriterebbe un convegno per la ricchezza che la connotava e per i mali che già la affliggevano. Dal suo racconto emerge come allora fossero ancora riconoscibili i tratti delle due grandi aree comuniste del mondo sardo post bellico, quella operaista e togliattiana riferibile a Velio Spano e quella più intellettuale e autonomista riferibile a Renzo Laconi e, per l’appunto, a Cardia.
Essere radicalmente autonomisti e, in fin dei conti, certi dell’esistenza di un’identità e specialità sarda che esigeva sovranità, come lo erano Laconi e Cardia, significava contrapporsi a un mondo comunista che considerava i temi della lingua, dell’identità e della responsabilità di governo, come forme di degenerazione folklorica del naturale internazionalismo del pensiero di scuola comunista. E dunque, in terra sarda, lo scontro tra togliattiani e gramsciani fu anche uno scontro non solo sulle responsabilità storiche del PCI verso Gramsci, ma anche su un’idea di Sardegna, intesa come terra subalterna che anche grazie al pensiero di Gramsci, piuttosto che attraverso il tatticismo di Togliatti e dei suoi emulatori, poteva ritrovare il suo destino.
Grandi temi.
Ci mancano.
Ti sono grato per questo intervento da storico.
In un di di sabato di leopardiana memoria, dedicato agli affetti familiari e ad attività amichevoli di varia natura, potrei affermare, riferito alla prima parte del suo scritto, e, per farla breve, : Al peggio non c’è mai fine! Poi mi sovviene che forse è meno depressivo un: Dare il meglio, e prepararsi al peggio (sempre in agguato) . Ma oggi è sabato, dicevo. Lascio ad altri le considerazioni suile problematiche politiche da lei illustrate nella seconda tranche del suo scritto, ahimè rimaste puro esercizio dialettico che non ha mai portato alla tanto agognata via sarda ( di sx, di centro o di dx non fa differenza) alla risoluzione dei numerosi problemi che attanagliano la nostra isola. Ma non arrendersi, coraggio prof! Pratobello potrebbe essere la nuova via.
211 mila sardi hanno risposto: PRESENTE!!!
Chi non è più giovane ed ha vissuto i travaglio del dopo guerra,ricorda le lunghe discussioni ,i dolorosi travagli ideologici che si tagliavano a fette nelle sezioni di partito : tanto nel PSI ( da cui provengo ) quanto nel PCI , dove gli spiriti intellettuali trovavano difficoltà di espressione e vita comune con le preponderanti presenze operaie meno acculturate e più presenti nei frequenti dibattiti interni, .
Berlinguer nel PCI e Craxi nel PSI avevano ( pur, credo , detestandosi ) cambiato marcia ad entrambe le organizzazioni ; i due partiti di sinistra ,trovarono quindi , elementi di modernità adatte a rivisitare incrostazioni ideologiche che ne impedivano lo sviluppo .Ad essere onesti, negli anni 60/70 in pochi conoscevano il nome di Gramsci ed ancora meno eravamo quelli che avevano ” sberciato ” i suoi quaderni ; Purtroppo ,i motti sessantotteschi,quelli per lo statuto dei lavoratori ed in seguito il brigatismo omicida avevano assorbito gran parte delle capacità di ricerca intellettuale . Pochi , in effetti riuscirono ad approfondire le correnti di pensiero della sinistra in genere , la presenza di un grande partito confessionale
che occupava tutti i gangli dell’organizzazione statale
e periferica aveva disturbato di fatto gli approfondimenti ideologici in embrione (autonomismo ,indipendentismo , nazionalismo e,/o federatismo sardo ecc.) lasciati nelle menti di qualche isolato sognatore ,( D,oddore Meloni ,Giampiero Marras ecc.,)
aveva solo favorito la crescita , spesso abnorme , del sindacalismo di lotta .
Mi sbaglierò,ma con la liquidazione del PCI e l’eliminazione di Craxi , la storia della sinistra italiana si è definitivamente conclusa .
In qualche modo ne ha ( anche se abusivamente ) usurpato l,’eredita’ l’attuale PD , attraverso le diverse trasformazioni dell’ultimo ventennio !!!! Trasformazioni ,non ideologiche,ma di mero potere effettuate solo per confermare le acquisizioni ottenute durante il “,compromesso storico ” riguardanti principalmente un ceto divenuto dirigente non per capacità intellettuali o politiche ma solo per conservare il proprio fortino nelle ZTL !!!!!
Fa piacere,in conclusione,che la sua illuminata docenza abbia ripreso e proposto gli studi gramsciani , proponendoli in chiave moderna si giovani che saranno dirigenza del domani .grazie prof.
Sottoscrivo.Ps,Dio è morto… (f.Nietzsche),il comunismo anche! Nella genesi di quell’idea illuminata per cambiare il destino, la condizione degli ultimi,c’è quel “peccato originale”(ma guarda un po’…), tenuto sapientemente nascosto (nonostante i tentativi per farlo emergere),come per nemesi si è ripetuto ancora e ancora diabolicamente nel tempo, dentro i gangli di chi ha avuto il potere che governava quell’ideologia – l elenco sarebbe lungo – ormai ridotta ad uso di feticcio.Caro prof.,due righe,puro esercizio di presenza.Saluti e grazie.
Ho letto con avidità l’articolo di oggi, pieno di contenuti odierni, ma soprattutto con riferimento e confronti col passato ; grazie per averci permesso di rileggere oggi quanto più seria fosse certa politica del passato, di 50 anni fa…
Di Gramsci posso solo dire che i suoi pensieri erano un grande passo avanti di tanti ciarlatani non solo di oggi…
Consiglio vivamente la lettura di Questioni gramsciane- Dall’interpretazione alla trasformazione del mondo – di Gianni Fresu, il primo capitolo della prima parte ” la questione coloniale” è titolato ” le radici sarde di un pensiero universale”, buona lettura
Se posso permettermi Professore , ..considero il presente lo scritto piu’ coivolgente per profondita’ di temi, contenuti e mi lasci aggiungere, anche estetici ( e non e’ poco).
Vorrei iniziare con un preambolo, una citazione di Valery ecco: “La Politica fu in primo luogo l’arte di impedire alla gente di IMMISCHIARSI in cio’ che la riguarda”.
Lo scrivo perche’ e’ pensiero nonche’ sentire comune che cio’ che avviene in Societa’ sia originato da qualcosa di esterno ad essa, di trascendente(che sia un Dio oppure leggi scolpite sulla pietra).
Gramsci o, con piu’ chiarezza, il pensiero Gramsci e’ l’imbarazzo teoretico considerato piu’ velenoso da tutte le Elite delle organizzazioni di partito; e qui si aprono le praterie della Storia e, sopratutto dei suoi “attualismi”(gli schemi si ripetono).
Non sorprende affatto che Cardia per questo scritto sia stato contestato (lo avesse solo bisbigliato negli anni trenta e ci avrebbe di sicuro rimesso la pelle)
Perche’ il medesimo mette a nudo la piaga storica di ogni partito: per l’appunto il suo gruppo dirigente , la vera e autentica nuova classe o vero la Burocrazia organizzata.
La ” Rivoluzione” la fanno sempre gli altri uomini mentre gli ultimi uomini mettono a sistema e annientano i primi.
Ma il Pensiero trova sempre le sue vie e senza alcun disagio verso il presente.
Buona Giornata Professore
Grandi temi che mancano oggi, ma mancano le persone ( ….e gli intellettuali) che prestino il loro tempo e la loro opera alla crescita comune della società.
Di contro non esiste quasi più uno spirito critico nelle persone, ma greggi di pecore e capre che a ogni tornata elettorale credono alle fandonie (carasau docet….) e sperano di essersi schierati dalla parte di chi per cinque anni li condurrà al pascolo nella periferia delle praterie del potere (cagliaritano e romano)….., riservando invece le vallate più nutrienti e redditizie ai soci, familiari e affini.
Sos PICISTAs de sa Sardigna de sardu si ant lassadu solu sa “s” minùscula, ingabbiados in su PCI PER PARTITO PRESO ispetendhe e pro ispetare sa “rivoluzione” (???) chi nos batiant e batiat s’Itàlia/istadu italianu (bìdere totu sas discussiones tra IL SOLCO de sos sardistas, a incuru de M. R. Cardia, e IL LAVORATORE de sos comunistas , a incuru de G. Bonanno in “stampa periodica in Sardegna 1943-1949”, ed. EDES).
De Gramsci ndhe ant fatu unu santu e postu in su nitzu a serbire de “cariatide”.
De sa Sardigna ndhe ant fatu una colónia de dipendhéntzia in tempos de demogratzia.