Fa sorridere, per non piangere, l’occhiello della Nuova Sardegna di oggi, il quale, raccontando la manifestazione di ieri per la consegna delle firme a favore della cosiddetta legge Pratobello 2024, annota che l’età media era molto alta e che i partecipanti erano duemila.
I presenti erano più dei duemila contati a stizza dal giornale sassarese; a mio avviso oltre tremila e forse quattromila, e la gente era quella che costituisce la società sarda: i giovani, tra noi, sono pochi.
Insomma, la manifestazione è ampiamente riuscita, è stata ordinata, non ha arrecato danno ad alcuno, ha consegnato le firme e ha fatto festa. Duecentomila firme non sono per niente poche e attestano l’esistenza di un clima politico di ostilità alla speculazione energetica che deve far riflettere.
L’Unione Sarda ha dimostrato di essere ancora capace di produrre movimenti efficienti ed estesi a tutto il territorio regionale. Può non riuscire a farsi leggere, ma riesce col suo gruppo editoriale a fare movimento. Il suo potere e il suo valore commerciale sono aumentati.
I partiti tradizionali hanno un’analoga capacità di mobilitazione, sono ancora in grado di autoprodursi un consenso di duecentomila elettori e di riempire una piazza con persone convinte?
Non so darmi una risposta, ma certamente l’idea della comoda vita elitaria dei dirigenti politici, col popolo sollecitato e solleticato solo sotto le elezioni, ieri è entrata in crisi. Nel Settecento la folla di ieri avrebbe invaso il Palazzo del Consiglio regionale e lo avrebbe destituito. Se ciò non è accaduto, è perché lo Stato italiano è ancora efficiente e avrebbe difeso le istituzioni con l’arresto dei partecipanti e degli ispiratori della manifestazione.
Ma l’humus di ieri era chiaramente antistituzionale e fortemente tentato dal gesto rivoluzionario. Il deterrente è stata la consapevolezza che i Carabinieri in Sardegna sono bene organizzati. I partiti tradizionali sono stati salvati dalla paura. Non è motivo di orgoglio. La strategia della Todde di non saper vincere, e di perseguitare politicamente chiunque non l’abbia servita o intenda farlo, ha ingrossato in pochi mesi le file dell’opposizione. La regina e il suo entourage sono soli e circondati: il risentimento che li guida, li sta avvelenando.
Detto questo cominciamo a porci qualche domanda.
Quello di ieri era il Popolo Sardo? No, non lo era. Era un popolo della Sardegna, ma non era il popolo sardo. Mancava pressoché interamente il mondo di Cagliari (e Cagliari è l’unica città che abbia fatto davvero una rivoluzione, insieme a tre o quattro paesi dell’interno). Mancavano tante altre realtà politiche, sociali e culturali che sono parte della struttura civile della Sardegna. È vero che le minoranze hanno fatto la storia, ma quella di ieri non è ancora una minoranza riconosciuta come guida della Sardegna, ma solo come parte, perché si è costituita intorno a un tema specifico, le pale selvagge, non intorno a un programma politico.
Seconda questione: ieri c’è stata una torsione masnadiera alla Mauro Pili. Ciò che è stato raccolto per un fatto specifico, no alle pale selvagge, è stato riorientato politicamente in chiave non dico autonomista, ma addirittura indipendentista insurrezionale (almeno a parole).
Il Popolo di ieri vuole davvero andare allo scontro contro lo Stato italiano?
Non è una proposta oscena, sia chiaro, è una proposta esigente, che richiede disciplina, dolore, fatica, come prova la vita di Bainzu Piliu. Però io di gente come Bainzu ne ho conosciuta veramente poca, mentre ho conosciuto tanti chiacchieroni esaltati e pronti al fugone appena il gioco si faceva non dico duro, ma appena appena virile.
Un conto è dire, come hanno detto molti di noi, che l’Italia e la Sardegna hanno interessi confliggenti e che la politica deve trovare il modo di costruire compromessi equi ed efficienti, per esempio ottenendo l’autonomia impositiva in materia fiscale. Altro è dire che si deve andare allo scontro.
A fora s’Italia da sa Sardigna, detto così, non è un programma politico, è un programma rivoluzionario. Zuncheddu vuole giocare a fare il Feltrinelli sardo (perché, sia chiaro, il capo di tutto questo, è Zuncheddu, non altri)?
Io sono un indipendentista democratico.
Dico e dichiaro da sempre che l’indipendenza è attualmente un orizzonte e non un obiettivo politico.
Non ci sono le condizioni politiche internazionali perché nell’Europa occidentale nasca un nuovo Stato.
Quindi, a mio modesto avviso, bisogna tenere culturalmente il punto dell’indipendenza e produrre un progressivo aumento di sovranità della Sardegna all’interno del perimetro di legalità e di correttezza della vita democratica previsti dalla Costituzione italiana.
So di essere solo a pensarla così, ma questo non diminuisce la mia convinzione.
So che la gran parte dell’indipendentismo sardo è terzomondista, cheguevarista, insurrezionalista, e addirittura, da un po’ di tempo, anche razzista, laddove afferma che la radice del sardismo sarebbe etnica, cioè data dai sardi di dentro che devono distinguersi dalle contaminazioni esterne (viene voglia di usare il turpiloquio). Ieri ho sentito parole che richiederebbero una coerenza di azione rivoluzionaria che non mi pare nelle corde dei promotori. E allora, perché usarle?
Proviamo a immaginare qualche scenario. Primo punto: il Consiglio regionale ha diritto oppure no di modificare la legge Pratobello?
In base all’ordinamento vigente non solo ne ha diritto, ma è suo specifico dovere farlo qualora ne ravvisi aspetti da emendare. In base alla logica della democrazia diretta, il Consiglio regionale dovrebbe invece solo fare il passacarte e approvare intonsa la legge.
Non accadrà, perché sarebbe un’abdicazione di ruolo che segnerebbe a fine dell’istituzione. Che farà il popolo delle firme? Griderà al golpe? Scenderà in piazza? E con quali obiettivi? Occuperà il Consiglio? Sono curioso.
Secondo scenario. Il Consiglio regionale fa il furbacchione e approva intonsa la legge che, un attimo dopo verrà impugnata dal Governo.
Che farà il popolo delle firme?
Assedierà le prefetture?
Occuperà le caserme?
Bloccherà i porti?
Che farà?
Terzo scenario. Il Consiglio approva e il Governo non impugna. La strada sarebbe spianata a migliaia di leggi di iniziativa popolare che dichiarerebbero inutili i parlamenti. La strada al premierato senza assemblee legislative sarebbe spianata (e forse Giorgia ringrazierebbe) e magari vi sarebbe chi raccoglierebbe le firme per impedire la ricostruzione dell’Ospedale Marino sulla spiaggia del Poetto perché a favore della sua demolizione. Che ne direbbe Zuncheddu?
Raccolte le firme, fatta la legge.
Insomma, non si gioca con la rivoluzione; possibile che nessuno abbia letto i colloqui tra Danton, Marat e Robespierre proposti da Victo Hugo in Novantatre?
Penso che il gruppo editoriale Unione Sarda ed in particolare il suo caporedattore Mauro Pili abbiano invece svolto in questi anni un ruolo molto importante nel fornire alla gente i mezzi per comprendere la gravità del problema costituito dall’occupazione violenta e dello scempio della nostra terra da parte delle multinazionali del vento e dell’eolico. Ma ci hanno anche aiutato a capire di che pasta sono fatti gli attuali governanti della regione e quale sia l’efficacia delle leggi da loro emanate che avrebbero la pretesa di difendere la sardegna dalla speculazione energetica. In conclusione penso quindi che abbiano e stiano svolgendo il ruolo che gli compete.
Mario, brutta storia far finta di non capire e poi dimostrare di aver capito benissimo. L’Unione ha avuto un ruolo importantissimo e lo ha avuto in tutta la Sardegna grazie a Videolina. La mobilitazione si è nutrita del consenso crescente che i media le hanno costruito intorno. No, voi avete ambizioni di governo, perché il vostro diritto si ferma al livello della proposta, mentre pretendete che sia approvata intonsa e questo non è un vostro diritto. Il diritto di iniziativa legislativa ha un senso se riconosce il potere legislativo dei parlamenti, se lo contesta, è la rivendicazione di un sistema diverso, quello della democrazia diretta. Viceversa, l’istituto del referendum abrogativo è un diritto costituzionale che consente al popolo di abrogare una legge non condivisa. Come vedi sempre libertario, ma anche capace di riconoscere i lupi mascherati da agnelli.
@fantozzi
Ci faccia sapere lei quale sia allora la Legge che non esca dal deretano
Ci erudisca e ci illumini per evitare che ancora una volta si sia carne da macello per l’interesse italiota
Non stanchi del passato, ancora oggi si ricorre alle leggi prima piemontesi e ora romane per perpetuare l’uso e l’abuso di questa benedetta terra
Abbia un sussulto di dignità e provi ad elaborare un concetto che ci permetta di migliorare quello che è stato scritto.
Sicuramente verrà cassata a roma, ma sarà compito di tutti, spero anche Suo contribuire a rimetterla in piedi, per fare in modo che la speculazione si arresti.
Non è tempo di benaltrismo
È tempo di lavorare assieme perfezionando quello che è stato fatto
Se così non è rimanga fantozziano, macchietta amara di ciò che non vorremo essere.
Grazie
Spettabile Paolo, non puoi usare la tecnica del “minestrone”.
Nessuno ha mai detto che il supporto massiccio dell’Unione non abbia contribuito al successo della raccolta firme.
E’ però altra cosa dire che è Zuncheddu (sempre lui) ha orchestrato e diretto il tutto.
Ne è prova che a Sassari, il regno della Nuova, si sia registrata una mobilitazione senza precedenti.
Noi, non ci candidiamo a sostituire nessuno e non ambiamo a governare, abbiamo solo esercitato un nostro diritto, di fronte all’inerzia e al pressapochismo dimostrato dalle istituzioni e dai partiti.
Riguardo alla tua affermazione finale, forse per orgoglio, non vuoi ammettere l’errore di avere scritto una cosa molto grave.
Abolisci l’istituto della iniziativa di legge popolare e del referendum, cosi puoi dormire tranquillo, senza il pensiero che il popolo possa esprimersi e magari abusarne.
Ah no scusa, il referendum no, visto che lo hai suggerito appena oggi.
Libertario a giorni alterni,
Buongiorno Paolo. La tua frase ” La strada sarebbe spianata a migliaia di leggi di iniziativa popolare che dichiarerebbero inutili i parlamenti.” coincide con quello che ha detto ieri Comandini a Radar. Ne deduco affinità.
C’è chi ha richiamato (tra i commentatori della manifestazione) anche Capitol Hill.
Ma cosa ci vuole per riconoscere che tutta la complessa mobilitazione, volontaria, gratuita, sacrificata nelle persone che l’hanno condotta è una straordinaria iniziativa di democrazia agita, una delle poche cose serie in tutta italia e sicuramente in Sardigna negli ultimi anni? Per favore, non riduciamola alle solite chiavi di lettura dx-sx
Mario di Orgosolo, mezzo pullman deluso dalla presidente Todde? Sieti proprio voi orgolesi che avete deluso me e tanti altri, che ci fa Alessandra con quel fastidioso accento mezzo “milanese” nella storia che raccontano la Sardegna i vostri meravigliosi murales, mi dispiace doverlo dire ma vi siete svegliati tardi e anche male.
…..e tanto tuonò che piovve !!!!
La fredda accoglienza del consiglio regionsle ,della proposta firmata da ben 210.000 sardi elettori, è chiara ,ma ancora più chiara è l’espressione arrogante della presidente che , sminuendone la portata , si arroga il diritto esclusivo di legislatore , ignorando l’istanza del popolo sovrano !!!!!
Non ho più nulla da aggiungere , se le braci che giaciono sotto cenere ,si infiammeranno , la presidente Todde avrà la capacità e l’umiltà di ascoltare con maggiore attenzione ed interesse ????? Attendiamo !!! ………..a volte il tempo fornisce occasioni di intelligente ripensamento .
@ Ise Demuru Bisogna sapere usare le parentetiche prima di scrivere, soprattutto quando la rabbia è così capillarmente diffusa nel sangue da offuscare l’intelligenza, infatti non è comprensibile nel suo lunghissimo sfogo che cosa realemnte mi contesti. Una cosa sola è chiara: siccome ho fatto politica, sono stato eletto e ho avuto incarichi di governo, dovrei tacere e soprattutto dovrei non commettere il reato di lesa maestà di contestare voi, che non apprezzate le regole democratiche, non vi fate eleggere da nessuno, ma comunque pretendete di rappresentare il popolo. Questa vostra scelta da vecchia dittatura del proletariato mi è chiara. Ecco, io sto da un’altra parte, sono un liberale, libertario, socialcristiano, democratico parlamentarista convinto, insomma, una cosa per voi orribile. Non la pianto per nulla di considerarvi attori di una strategia che non ha voi come artefici principali, semplicemente perché non è vero. Voi, senza L’Unione Sarda, non avreste conseguito l’importante risultato raggiunto, vi piaccia o non vi piaccia. E se L’Unione dovesse staccarvi la spina, ritornereste ad essere una minimanza proprio per il vostro settarismo antidemocratico. Per il resto, io resto convintamente ostile alla speculazione eolica e penso che voi abbiate il diritto che la legge Pratobella 2024 venga analizzata a mente libera come tutte le altre leggi.
Qui lo dico, qui lo nego: la legge Pratobello 2024 È UNA CAGATA PAZZESCA.
Caro sig. Maninchedda, lei che un tempo conobbi fuggevolmente invitato dal mio Sindaco di allora per un parere sul progetto di Terna di un Elettrodotto di alta tensione, la cui realizzazione era allora contestata abbondantemente dalla popolazione del mio paese e la cui tematica fece coinvolgere, su iniziativa primaria del nostro Sindaco, tutti i Sindaci interessati dal suo attraversamento con delibere di contrarietà sulla sua realizzazione e così anche qualcuno limitrofo per simpatia, per partito preso o forse più semplicemente perché, come abbiamo ben capito, dopo un lungo periodo di decantazione e sbollimento degli umori, pratica più propriamente definita come sfinimento, qualche contentino e regaluccio occulto con lo spostamento del tracciato di qualche km, (come se, visto che la trave non arriva più nel mio occhio, chi se ne frega di quello degli altri), l’opera venne ripubblicata ed approvata e tutte quelle delibere andarono dove già dalla loro emissione, dovevano stare, nella pattumiera!.
Era finito il fervore di chi ci aveva apparentemente sostenuto fino a raggiungere i suoi obbiettivi, cosa che è divenuta lampante con tutto il programma legislativo sulle energie rinnovabili e la sua posizione attuale sulle aree idonee.
Questo è ciò che fate voi politici a tutti i livelli, aspettare, vedere, utilizzare, inviare spie e referenti e se conviene intervenire, lo fate di continuo ed in misura minima per poca cosa (tanto a noi popolino basta il timore referenziale che nutriamo per voi, mal riposto peraltro, che continuate a farci avere considerandoci non alla vostra altezza in argomentazioni, dialettica e conoscenza, ma ottenerendo il risultato di fidarci e di fregarci).
Ora mi chiedo e le chiedo nella mia immensa ignoranza, nel non masticare e digerire bene il gergo politichese di cui infarcite i vostri discorsi parlati e scritti e con i quali avete sempre raccolto i voti ed i consensi, se sia lecito o meno che continuiate a criticare, supporre, fare strategie, dall’alto dei vostri nidi di avvoltoi, si uso questo paragone a proposito, poiché il più delle volte, per interessi “superiori” aspettate che la vittima cada per poi cibarvi delle sue carni una volta in agonia, e pavoneggiarsi poi nella soporifera digestione di raggiungimento di obiettivi utili e favorevoli per pochi e non per quei tanti ignorati che hanno osato alzare la testa e sfidare il sistema prestabilito.
Perché, anche in questa importante mobilitazione popolare, cosa non tanto semplice ai giorni nostri, visto che grandi assembramenti soprattutto di giovani, si hanno solo nei grandi eventi musicali o nelle partite importanti, o guarda un po’ ai funerali di personaggi che hanno veramente toccato moltitudini e sentimenti ancora esistenti, per fortuna direi!
E’ veramente triste che l’unica cosa a cui arrivate sia l’aspettare che quella azione fallisca, il pensiero e la presunzione che nulla possa andare avanti senza di voi “vecchi parrucconi” della politica che, palesemente, in Sardegna ed in tutta Italia non viene più riconosciuta, vi dice niente l’alto numero di persone che non votano più da anni e sempre in numero maggiore?
Chi siete voi, ex o attuali politici, per convinzione o per lavoro, a permettervi di aspettare per essere interpellati o coinvolti dal popolino, non potreste, per dirla in maniera poco elegante, alzare le chiappe e ritornare ad esso ( vi ricordo che è da li che tutta la vostra carriera è cominciata e loro vi hanno incensato donandovi le cariche di onorevoli e senatori di vario grado) apportando tanto ed in maniera costruttiva a quella esperienza che vi siete fatti a spese nostre?
Chi vi dà il diritto e lo spocchiume di considerarvi migliori di tutta quella variegata umanità che a Cagliari ha rappresentato i sottoscrittori di 210,000 firme e di tantissimi altri che ormai disillusi non credono più neanche nel potere della propria firma?
Avete la dignità e riconoscenza verso coloro che nel passato o presente hanno creduto in voi avvicinandoci con umiltà ad ascoltare e magari a fornire consigli costruttivi?
Siete voi meno sardi di tutti noi, avete forse meno caro il futuro di questa terra o forse siete solo quello che noi povero popolino ignorante non abbiamo mai visto, ovvero dei semplici opportunisti?
Vorrei suggerire comunque una 4 ipotesi al suo elenco, forse meno fantasiosa ed irraggiungibile, ovvero: la Legge Pratobello 24 viene dal Consiglio esaminata, discussa, perfezionata in sintonia con il comitato promotore e resa papabile al governo di Roma ma salvaguardando con intelligenza ed astuzia i diritti sanciti dalla nostra Autonomia?
Io che da eterna pessimista, ogni tanto, credo nella redenzione degli uomini e nel fare tesoro dei propri errori migliorandosi, aspetto che gli avvoltoi si trasformino in colombe e portino un ramoscello di ulivo per una rinascita dopo l’uragano.
Chi la saluta è una del popolino, del volgo, si di quei “pochi” firmatari della Pratobello 24, che hanno e credono dell’autodeterminazione di un popolo il quale ha il diritto di essere ascoltato e non solo usato come bancomat ed essere determinante finanche all’interno di uno Stato sovrano!
E piantatela di considerarci come inconsapevoli pedine di altri, sognatori di obbiettivi irraggiungibili, questi comitati sono formati da diverse anime, comprese quelle indipendentiste, quelle ecologiste, ma anche soprattutto da uomini e donne che sono: lavoratori semplici, impiegati, professionisti, pensionati, disoccupati, artisti, madri, nonni, padri, figli, nipoti, etc tutti uniti in questa occasione dal bisogno e desiderio di preservare questa terra di Sardegna e di non scolvogerne l’immagine ed l’identità già fortemente compromessa, prima che sia troppo tardi…ma voi, tutti voi miscredenti, criticoni, demotivati, delusi, fatalisti, opportunisti, egoisti, etc, credete ancora in quel qualcosa che fa battere il cuore violentemente e fa salire il sangue al cervello in pochi secondi? Siete o no ancora vivi? Non mi aspetto risposte, quella le dovete solo a voi ed alle vostre coscienza…
Cordialmente Ise Demuru.
@ Misteriu I gruppi presenti ieri da trent’anni cercano una rivoluzione organizzata da altri ma guidata da loro. Questa pararivoluzione non è loro, ma loro si sono messi in prima fila, cercando di egemonizzarla, ma non è loro.
Egregio Mario, spesso per indulgere al registro dell’ironia, si fa torto all’intelligenza. Piaccia o non piaccia, il risultato di ieri senza Zuncheddu e senza Mauro Pili sostenuto da Zuncheddu, non ci sarebbe stato. Qualsiasi analista esterno alla contesa, che guardi con lucidità a quanto accaduto, vede il profilo di Zuncheddu come quello del capo del processo e del movimento. Quanto alla bici: a me Zuncheddu ha fatto solo del bene, fu l’unico a consentirmi di difendermi da un’aggressione politico-giudiziaria, ma ciò non mi impedisce di dare un nome e un cognome alle cose. Mauro Pili non mi ha fatto assolutamente nulla, ma ai miei occhi fa politica in modo maramaldesco e io mi ci oppongo, per il poco che conto. Su Cagliari dici bene, è mancata a qualsiasi manifestazione e infatti ogni manifestazione è rimasta solo una manifestazione. Tu dici che l’assenza dei partiti è un bene? Non ne sono sicuro. Posto che il vuoto in politica non esiste e che il popolo non ha mai gestito il potere colelttivamente, a te fa piacere l’assenza dei partiti perché legittimamente ti candidi a sostituirne la classe dirigente. Ieri non c’era il popolo in piazza, ma un popolo, guidato da voi, che agite esattamente come la dirigenza dei partiti. Chi sia il migliore tra voi e loro dovete ancora dimostrarlo, perché loro governano e voi ambite a governare, ma né voi né loro potete accampare la palma della purezza popolare. Siete in competizione, tutto qui. Quanto all’ultima frase, sei tu che non ti rendi conto di ciò che scrivi. Dovresti dirlo così: “Sono per la democrazia diretta e per una sua forma dittatoriale. D’ora in poi, le leggi che raccolgono più firme sono leggi indiscutibili e valide per tutti”. Per te questo è il massimo, per me è l’annuncio di una tragedia. Io sono liberale e libertario, tu sei un massimalista. Da sempre su fronti opposti.
Ciao Paolo,
alcune considerazioni, in ordine sparso:
1. Niente, non riesci proprio a scrivere un paragrafo senza citare (a sproposito in questo articolo) Zuncheddu e Mauro Pili. La cosa inizia ad essere preoccupante. Da piccolo uno che somigliava a Pili ti ha rubato una bici su indicazione di uno che somigliava a Zuncheddu?
2. Mancava Cagliari. Se intendi come partecipazione diretta alla manifestazione, potrebbe starci, ma in questo caso Cagliari è mancata a qualsiasi manifestazione finora. In compenso con 10.500 firme (quasi il 10% degli abitanti) è quasi in media con molti altri comuni sardi.
3. Mancavano i partiti. Vero ed è una cosa positiva, questo è un movimento di popolo, trasversale. Sul pullman con cui sono sceso a Cagliari quasi la metà dei passeggeri erano persone deluse, che hanno votato Alessandra Todde alle scorse elezioni. Non sono sicuramente persone che obbediscono a Zuncheddu (sta cosa é da approfondire, ripeto).
4. Indipendentismo. La penso come te, però sai benissimo che estrapolare frasi e sensazioni da una manifestazione di piazza, non è corretto. Se io registrassi quello che tu dici, dopo esserti tirato per sbaglio una martellata sul dito, non potrei usarlo come il tuo manifesto politico.
5. Ipotesi 3 del percorso della legge. Ovvero la legge passa così come è in consiglio regionale e passa anche l’esame della Corte costituzionale. Ti rendi conto della gravità di quello che hai scritto? Lo riassumo per te, “se il popolo capisse di poter ottenere quanto in suo diritto una volta, seguendo i dettami della costituzione, potrebbe approfittarne e chiederlo altre volte”. Non vorrei che, come esistono gli indipendentisti da tastiere, esistessero anche i democratici da tastiera.
Con affetto Mario.
Ps la bici poi te l’avevano restituita? 🙂
I partiti tradizionali non esistono. Esistono gruppi organizzati che ne hanno raccolto il marchio, ma si occupano di politica facendo leva sulla propaganda e sul carisma (?) di chi ne è a capo per acquisire consenso alle elezioni. Il loro imperativo è prevalentemente quello di gestire potere per il potere. Non creano cultura politica, non svolgono un ruolo pedagogico, non hanno idee forza. Gli iscritti non esercitano un controllo dal basso sulla coerenza tra comportamento della classe dirigente e la cultura del partito. La stella polare sulle scelte è la stessa per tutti ed è indicata dalla classe dominante. Per il resto, solo chiacchere. Chiacchere e marketing.
C’è una certa somiglianza tra i partiti e il settore auto. Le automobili ormai montano le stesse piattaforme e gli stessi motori, cambia l’estetica, ma neanche tanto. Il risultato è la crisi delle vendite delle case tradizionali e la crescita delle quote di mercato dei marchi cinesi. I partiti di oggi sostengono tutti la stessa piattaforma ideologica, raccolgono il consenso spinti dalle stesse convinzioni. Cambiano la narrazione su questioni di contorno, ma neanche tanto. Il risultato è il calo dei consensi per i marchi tradizionali e il voto di protesta (i recenti risultati in Francia, Germania e Austria sono l’antipasto).
I giornali sono per lo più sostenuti da sussidi pubblici e sono prevalentemente uno strumento delle classi dominanti. Più che informazione ormai si fa narrazione (vale anche per le TV). Questo non vuol dire che lo si faccia in modo efficace. Tanto è vero che sempre più spesso i giornali sono considerati strumento utile po frobire cadrigas, diciamo. Ci si informa sempre di più con strumenti diversi (peraltro non sempre affidabili) da giornali e tv.
Sull’ipotesi che l’humus di ieri fosse antistituzionale non sono d’accordo. Il clima è parso fin troppo istituzionale, pacato. Un atto burocratico, per quanto la consegna delle firme sia stata accompagnata da una festa popolare colorata, festosa e allegra. Il movimento pastori, per dire, qualche anno fa occupò alcune aule del palazzo e non aveva dietro lo stesso sostegno di ieri.
Nell’invocazione del conflitto con lo Stato non c’era niente di strano o di sovversivo. Anzi. Chi ne ha parlato lo ha fatto in base ad argomentazioni come la gerarchia delle fonti. Il conflitto invocato è stato quello di attribuzione presso la Corte costituzionale. Il che tutto significa, tranne essere sovversivi. Lo stesso nome dato alla legge evoca un atto di resistenza passiva, civile e democratica, guidata per lo più da donne con bambini al seguito.
Per quanto riguarda la questione popolo o popoli. Si può convenire sul fatto che in piazza ci fosse una certa varietà di idee e gruppi. L’unità pare al momento temporanea e limitata all’obiettivo considerato comune. Ma se si tratta di popoli e non di popolo sardo allora diventa difficile far passare l’idea che Zuncheddu sia il capopopolo. Il movimento per la Pratobello costituisce un momento di unità. Tuttavia, anche in altre regioni italiane sta accadendo lo stesso. Esistono molti comitati riuniti in coordinamento (in Toscana ad esempio) che stanno portando avanti battaglie simili, seppure con strumenti diversi e senza che i giornaloni ne parlino. Non credo si possa sostenere che anche in questi casi abbiano Zuncheddu come capo.
Se poi si guarda chi c’era, l’ipotesi che Zuncheddu ne possa essere il capo (o che qualche politico politicante di centro destra possa esserlo) fa sorridere. Mi pare che tra i presenti ci fossero gruppi legati a territori specifici, dove magari si legge La nuova (mobilitati localmente per tutelare uno specifico monte, chiesa, monumento ambientale o archeologico), che hanno raccolto la solidarietà e l’empatia di gruppi analoghi di altri territori. C’erano poi gruppi mobilitati da questioni ideologiche (orfani dei partiti tradizionali e dimenticati dalla sinistra ufficiale) che considerano dirimente la questione della proprietà dei mezzi di produzione; gruppi indipendentisti, sindaci, intellettuali, studenti universitari e sindacati di base. Un universo vario e variegato per quanto unito dallo scopo di arrivare a una transizione energetica giusta, dove il concetto di transizione energetica e giustizia possono essere anche intesi a limite con sfumature diverse.
Se poi si afferma che mancava Cagliari, considerato che l’Unione (la cui tiratura rappresenta una frazione minima delle firme raccolte) si legge per lo più a Cagliari, il peso di Zuncheddu viene ulteriormente ridimensionato.
Con riferimento agli scenari, il sindaco di Orgosolo ha chiarito che i comitati sono coscienti che la legge è perfettibile e come tale emendabile, ovviamente senza che ne vengano stravolti i valori fondanti fissati in un articolo in particolare. È dunque escluso che il solo fatto di emendare la proposta possa portare a delle rivolte. Certo non si può prendere in giro un così vasto consenso con giochini di palazzo o matzonaggine del consiglio. In proposito, suggerirei un bel sonetto di Raimondo Piras (de sos matzones est destinu sumu, chi finin totus de mala manera [..]) e ricordo che il matzone più grande di tutti ha governato durante la scorsa legislatura, ma è finito in pellicceria. I matzoni sono di solito dei timorosi, quindi credo che quelli rimasti terranno conto del peso di 210 mila firme. Quanto all’ipotesi che con questa iniziativa si apra la strada a migliaia di iniziative di legge popolare, beh, non ci credo affatto.
“Cominciate col fare ciò che è necessario, poi ciò che è possibile. E all’improvviso vi sorprenderete a fare l’impossibile.”
San Francesco d’Assisi
Oltre a Bainzu Piliu non dimentichiamo mai Doddore Meloni eroe sardo morto per la nazione Sarda, come Bobby Sands digiunando per la libertà del suo popolo.
Leggo da lombarda in Lombardia…che non ama particolarmente le autonomie in stile salviniano… ma leggendo le vicende sarde ho un sobbalzo … qui sono dilettanti….( traducendo: non vi pare di esagerare??? Se tutti volessimo l’indipendenza non ci sarebbe più l’Italia (semplificando)…. capisco la storia pregressa, la lingua sarda e le tradizioni ecc, ma insomma, ogni popolo ha la sua, o no?? Non è che io posso eleggere Maria Teresa d’Austria a madre della mia patria..,, o no?)
Il numero delle firme raccolte ha sorpreso tutti (o quasi) a me un po’ meno. Già dai primi di agosto, osservando l’affluenza in molti Comuni sparsi in varie parti della Sardegna ho capito che ci trovavamo davanti ad un qualcosa di mai visto prima per coinvolgimento e partecipazione spontanea. A fine agosto con le percentuali dei Comuni del Guilcier, che si aggiravano tra il 15 e il 20% dei rispettivi elettori (in una regione non interessata, per ora, all’assalto speculativo energetico), ho ipotizzato per tutta l’Isola un numero di sottoscrizioni superiore alle 200 mila. Sono stato preso per visionario, c’era chi pensava alle 100-120 mila firme. I numeri di ieri l’altro: 210.729 hanno ragione a me e a tanti di noi impegnati nei Comitati. Nessuno di noi s’è mosso sulla spinta dell’informazione dell’Unione Sarda e Videolina (che indubbiamente ha aiutato). Ci siamo mossi, sacrificando vacanze, e famiglia per obbedire all’imperativo categorico di difendere la nostra Terra (e il mare) da un assalto speculativo di immani dimensioni. Penso che sia bene che i politici regionali tengano bene a mente che il dato di 210.729 firme può essere raddoppiato e anche triplicato. Ma già quel dato è un uragano. Basti pensare che corrisponde al 14,55% del corpo elettorale isolano e ad oltre il 60% dei voti presi dalla Todde e dalla sua coalizione. Applicando il 14,55% all’intero corpo elettorale italiano si ottiene la bella cifra di 7 milioni e cinquecentomila persone, che mai si sono viste sia nelle sottoscrizioni referendarie che a sostegno di proposte di legge “nazionali”. La lotta entra ora in una fase nuova e gli interrogativi del caro prof. Maninchedda attendono e avranno risposta e su una di queste già dalla manifestazione di ieri si inizia ad intravedere la volontà di andare oltre la difesa dall’assalto speculativo energetico per imporre l’applicazione puntuale e integrale dello Statuto (ricordiamolo: è legge costituzionale della Repubblica) per estendere l’Autonomia della Sardegna a tutti gli spazi già dal 1948 consentiti. Ieri un rappresentante dei Comitati ha urlato dal microfono: “A Nuoro non arriva neppure un treno! e questo mentre si danno soldi del PNRR a multinazionali dell’assalto eolico per devastare la nostra Isola”.
Prof, il terzo scenario sarebbe naturalmente il caos civile oltreché istituzionale, ma certamente, nel merito della sua provocazione sull’ecomostro in spiaggia, per il “Dottore” e la figlia verrebbe meno soltanto un piccolo affare, o almeno, piccolo rispetto a tutti gli altri che costellano il grande impero del “bruceresu” (compreso, anzitutto, il grande affare Cinisello). Tuttavia, al di là di questi tre contesti da lei tracciati (io propendo per una via di mezzo fra il primo e il secondo scenario, e del resto il titolo di oggi a pagina 2 de L’Unione lo fa presagire “No al dibattito urgente. E’ scontro in Consiglio”), credo che questo sia un momento molto sconfortante per la storia identitaria sarda, e cioè sapere che un movimento di contestazione come quello di “Protebello24” (scevro di tutti gli sciamani e gli avvocati canterini) abbia a capo gli interessi, la figura e i mezzi di un uomo e un editore come Zuncheddu (una delle figure più ombrose ed equivoche della Sardegna degli ultimi 25 anni). Soprattutto, come osservato correttamente da lei, in una situazione dove il solo dato che emerge è la “rispolverata commerciale” di un giornale, come appunto L’UNIONE, fino a ieri in completo declino di vendite.
Per intenderci: quelle tre/quattro mila persone riunitesi ieri si rendono davvero conto che stanno facendo da traino a questo gioco? Così, tanto per dire le cose come stanno. Anche perché, in questa partita, se Comandini riotrna a fare il suo come ha accaduto per le regionali (il “signor sorrisetto” è sempre in prima linea quando c’è da srotolare lo scacchiere politico) questa legge improbabile non avrà in alcun modo vita (e mi sembrerebbe anche logico). E lì sì, sarà certamente il primo scenario.
“Maestà, il popolo protesta contro la speculazione eolica!”
“Dategli un pannello solare”.
Egregio, non succederà assolutamente nulla di nulla.
Già oggi Comandini ha dichiarato che l’iter sarà quello ordinario e non di urgenza (concordo perché cattiva consigliera).
Tuttavia ci sarà una grande melina istituzionale tollerata anche dalla attuale opposizione (!!) in attesa che si capisca come uscire dal pasticcio in cui la Influencer Capo della Sardegna ha infilato il territorio ed i Sardi.
Nel mentre le pale si moltiplicheranno.
Saluti.
Caro Paolo, la lettura di Novantatre di V. Hugo è un privilegio di coloro che hanno o fanno politica sul campo, respirando l’aria dei luoghi e ascoltando la gente.
Sono ansioso di capire come vorranno trattare l’iniziativa a livello istituzionale. Non mi sembra che abbiano un grande progetto di confronto. E fanno male alla Sardegna.
So di solleticarti un nervo scoperto ma a proposito di chiacchieroni indipendentisti, esaltati, rivoluzionari e pronti al forcone ne ricordo uno al tuo fianco che oggi è rinchiuso nel suo ufficio strapagato senza proferire parola.
Pro caridade…..
Incredibile. Non viene scritta una sola volta la parola “comitati”, in questo articolo.
A che pro?
E peroe funti impiatighingiaos, comente nanta in Ortueri!
In Luvula imbetzes namus: calicunu/a si bidet sonnos cubos!
Fortza paris chin sa Sardigna in su coro!
Penso che i comitati faranno esattamente quello che hanno fatto fin’ora: parteciperanno. Senza forzature, senza occupazioni, senza golpe, ma utilizzando tutte quelle forme pacifiche consentite dalle poche norme ancora esistenti che consentono di esprimere il proprio pensiero. Quel che io mi chiedo è un’altra cosa: cattedratici, funzionari esperti delle procedure istituzionali, grandi elettori di questa o quell’ area politica o di questo o quel partito scenderanno dai loro scranni e dalle loro “pandette”, dove cercano risposte e si interrogano sul futuro, per partecipare? Si iscriveranno al comitato più vicino a casa per parlare con le persone che fanno parte del vicinato?
Esiste un libro di Camilleri: la mossa del cavallo.
Fossi nel consiglio regionale e nel parlamento mi comporterei allo stesso modo.
Come Consiglio Regionale approverei la legge così come è scritta.
Fossi nello Stato non la impugnerei, ma direi alla Sardegna: va bene la legge così come è scritta, ricordati però che noi le centrali a carbone le chiudiamo e che devi garantirmi i 6.2 gigawatt installati e aspetterei il 2030, ovviamente per i contributi sulle rinnovabili vedi di arrangiarti con fondi regionali.
Caro Paolo, non sei solo. Siamo almeno in due.
Nel Settecento la folla di ieri avrebbe invaso il Palazzo del Consiglio regionale e lo avrebbe destituito. Se ciò non è accaduto, è perché lo Stato italiano è ancora efficiente e avrebbe difeso le istituzioni con l’arresto dei partecipanti e degli ispiratori della manifestazione.
Penso che oggi l’identità primaria è quella del consumatore, poi viene quella del lavoratore, del proprio ruolo familiare e in ultimo quella “etnica”.
Sono veramente pochissimi quelli che non hanno nulla da perdere: anche chi non ha nulla o poco è frenato, perché se sanzionato, rischia di bruciarsi anche quella potenzialità di miglioramento delle proprie condizioni che in ogni caso ci si aspetta.
Anch’io penso che l’indipendentismo sia un orizzonte: più utile vivere ed agire con mentalità indipendentista