Ieri Cagliari è stata percorsa dal chiacchiericcio su un’inchiesta giornalistica, svolta in estate, e che si dice potrebbe andare in onda su una rete nazionale, che riguarderebbe la presidente Todde.
Non ne parlerei se non si fosse affermato un argomento politico, anzi, l’argomento politico per eccellenza: la paura.
Inizio col dire che un giornalista serio ha preso il toro per le corna, ha chiamato il redattore indiziato di essere il capo dell’equipe investigativa e gli ha chiesto se fosse tutto vero. Risposta: tutto falso, nessuna inchiesta. Tuttavia, non esiste alcun capo redattore che confermi alcunché su un’inchiesta, prima che questa sia andata in onda.
Quindi, la smentita vale poco.
Che la Giunta sia in uno stato confusionale è sotto gli occhi di tutti.
Nessun tema strategico viene affrontato e centrato, tutto è marginale, e quando non lo è, è pasticciato, cioè curato da persone con poca competenza (si veda, per esempio, la legge sulle cosiddette aree idonee, deroghe comprese).
L’assenza di bussola si sta trasferendo alle forze politiche.
È incredibile la scelta della Conferenza dei capigruppo del Consiglio regionale sardo di discutere i disegni di legge pendenti nel seguente ordine: aree idonee, sanità e commissariamenti, assestamento, finanziaria.
Questa scelta ha una sola conseguenza: anche questo esercizio finanziario finirà con un notevole avanzo di amministrazione, in perfetto stile Solinas. Lo dico in italiano corrente: il Consiglio regionale, durante l’era Solinas, si è subordinato a lavorare secondo i ritmi, i tempi e le comodità degli uffici del Bilancio (questo succede quando la guida politica bada a piccole cose e non al disegno complessivo), per cui non ha rispettato una sola delle date che garantiscono la buona amministrazione e la spesa tempestiva delle risorse. Il governo Todde, insediato da sei mesi, è già sotto il tacco della stessa pessima abitudine: fa due assestamenti in sei mesi, presenta la finanziaria in ritardo, ragionevolmente andrà in esercizio provvisorio, poi farà in ritardo l’accertamento dei residui, poi farà in ritardo l’assestamento, poi ripresenterà in ritardo la finanziaria e andrà nuovamente in esercizio provvisorio. In questo modo si spende un terzo di quello che si potrebbe spendere. Questo non è governo, è confusione.
Di che cosa potrebbe avere paura la presidente Todde? Non saprei. L’Italia non perdona solo due cose: i soldi e le lenzuola.
Potrò sbagliarmi, ma a me pare che My Dear non sia tipa né da corruttele né da follie passionali.
La Sardegna, invece, molto più tollerante sulle mutande e, purtroppo, indulgente sui soldi, non perdona i falsi, i trucchisti, i doppiofaccisti.
C’è chi evoca dunque uno scenario diverso, di tipo americano, e cioè che la Todde avrebbe tradito gli elettori, nascondendo un macroscopico conflitto di interessi e favorendo persone, legate a questo intreccio, nell’accesso alle cariche di vertice dell’amministrazione regionale.
Ci si troverebbe, in questo caso, di fronte a un episodio di ipocrisia smascherata che, però, getterebbe una luce sinistra sulla reale capacità del governo regionale di regolare in modo imparziale il conflitto degli interessi legittimi.
È sufficiente per indurre un presidente alle dimissioni?
A mio avviso no, a meno che il clima di diffidenza verso la Giunta, dovuto al disordine nella sanità e nei trasporti, nonché al pasticcio del rapporto equivoco con la speculazione energetica (da un lato avversata e dall’altro amata con il sistema delle deroghe) non produca un clima di generalizzata e pericolosa ostilità istituzionale. La macelleria messa in campo con il caso Sangiuliano potrebbe riaffilare i coltelli in salsa sarda. Allora sì che in molti indurrebbero il Presidente a fare un passo indietro: si consegnerebbe il comandante per salvare la nave, come è sempre accaduto con i comandanti non all’altezza del compito.
Come si vede, troppi “se” e troppi “ma” per avere davvero paura. Ci si metta a lavorare e si smetta di tremare. A meno che non la si sia fatta grossa, e allora è meglio preparare le valigie.
Un tale, Mauro, dice: non siamo su Dagospia. Ricordiamo al tale che Dagospia è l’unica fonte giornalistica, seria, in Italia.
Cordialmente.
“Troppi se e troppi ma per avere davvero paura”
Cit.
@ Fabio E dunque se tutto il mondo politico parla della sua paura, parlare di questa paura è aria fritta? Meno male che c’è lei a insegnarci di cosa parlare e di cosa no.
@ Mauro Allora, immaginando che lei abbia l’esperienza che mi manca in campo flatulenziale, le faccio notare che il senso dell’articolo è che non si dve affidare allo scandalo lo scontro politico. Forse, per l’aria pestifera, le si è offuscato il discernimento. Voi, anche quando vi si dà ragione, dovete dire che avete torto. O il contrario? Non so.
Prof. Mi sa che questa volta è stato uno spreco di inchiostro e tempo. Non siamo su Dagospia. Le incertezze, i se, i non so conviene trattenerli sino alla certezza. Emessi prima di uno straccio di evidenza sono solo sgradite flatulenze
La politica è l’arte dell’,impossibile !!!!! Talvolta si vendica e diventa spietata !!!! Se qualcuno si è preso la briga di avviare un’inchiesta , seppur giornalistica,non ci resta che attendere …………!!!! Guardare dalla finestra ed attendere,non ha mai fatto male a nessuno, e ,pop corn a parte,qualche volta dà risposte sorprendenti .
Articolo di aria fritta.
@ Giovanni Delusione di che? Parlo di ciò di cui tutti parlano per dire che ci si attende dallo scandalo ciò che non si sa fare in politica?
prof. … che delusione!!!! siamo sul “fango quotidiano”???
l’ho già scritto un’altra volta…mi rifaccio al titolo di un film un pò vecchiotto…IO SO CHE TU SAI CHE IO SO…questa storia è rimasta incastrata all’ingresso dei timpani di tanti…un pò di svittol per lubrificare e fa un percorso verso la lingua…poi basta soffiare…se poi accompagnata da telecamere e da una rete nazionale…niente pop corn, preferisco una bistecca di manzo ed un contorno di patate…naturalmente telecomando accanto al piatto.
AIO’