Ieri pomeriggio, mentre Cagliari stava incerta tra il maestrale e l’afa, mi è capitato di assistere alla discussione di due tesi che Massimo Zedda, sindaco di Cagliari, farebbe bene a cercare e a leggere.
Per raggiungere l’Aula Magna di viale Fra Ignazio 78, sono passato di fronte all’anfiteatro romano (e qui sono stato assalito da ciò che ho letto sulla romanizzazione dell’Isola in età imperiale in un bellissimo libro di Attilio Mastino, che stiamo pubblicando in questi giorni), poi di fronte al Convento dei Cappuccini (e mi sono ricordato dei tanti episodi della vita di fra Ignazio da Laconi e della mia curiosità per tutti i santi con capacità mentali e spirituali che non erano poi così ‘normali’), poi ho visto la Facoltà di Giurisprudenza, edificata sul terreno che fu di Salvatore Cadeddu, l’avvocato che i piemontesi impiccarono e smembrarono per la cosiddetta congiura di Palabanda (gli atti del processo, ovviamente, sono scomparsi).
E così, afflitto da una mente che non riesce a non ricordare e che per questo non mi lascia mai in pace, ho varcato la soglia del vecchio edificio bandierato e mi sono immerso nella discussione delle tesi del corso di Laurea in Social Innovation and Communication (ad accoglierci l’addetto al portierato, ed ecco la mia mente traditrice a ricordarmi che il personale che di fatto fa front office nella mia università è quello peggio pagato, per una precisa scelta della mia università di strapagare il vertice e tirare il collo alla base). La mia attenzione è stata subito catturata dal presidente della Commissione, un collega con una ostilità evidente per la giacca e la cravatta, ma che sprizzava intelligenza a ogni sguardo. Ha creato un clima informale, ma esigente, come se Einstein avesse spiegato la relatività in mutande e nessuno, ovviamente, sia stato distratto dalle mutande.
Qui ho ascoltato le due tesi che intendo segnalare.
La dott.ssa Emilia Brundu ha discusso la tesi Il fenomeno Airbnb. Comunicazione e impatto sui territori e sulle comunità: il caso studio di Cagliari (Qui le slide di presentazione).
Se qualcuno vuole capire uno dei motivi per cui le città si riempiono di turisti e si svuotano di residenti, può leggere questa tesi.
Se si vuole capire perché il sindaco di Barcellona ha annunciato che entro il 2029 metterà fine agli “appartamenti turistici”, si deve leggere questa tesi, anche per imparare che la via d’uscita dai meccanismi che trasformano i turisti in imitatori dei residenti che non ci sono più, non è la misura draconiana del sindaco catalano, ma una strada di consapevolezza sociale che proprio le politiche possono costruire.
Soprattutto la tesi educa a guardare criticamente alle grandi piattaforme che da un lato affermano valori (sostenibilità, integrazione ecc.) dall’altro scaricano la responsabilità degli effetti del modello di business che producono su chi lo attua, senza assumersi la responsabilità di averlo concepito e di gestirlo.
Il dott. Yuri Portoghese ha discusso la tesi Sant’Elia: tra memoria e innovazione. Un viaggio attraverso la percezione del quartiere (Qui le slide).
Tutti parlano di Sant’Elia, tutti usano Sant’Elia, ma il problema è sempre capire la coscienza che le periferie urbane hanno di sé. Quando tentai da assessore ai Lavori Pubblici di finanziare la demolizione dei palazzacci per edificarne di nuovi e migliori, mi accorsi di qualcosa che non avrei mai immaginato: la gente era affezionata a quei luoghi, a quegli edifici. Riuscii solo a rifare i bagni.
La tesi è a dramma contenuto, è dialettica: da un lato dolore, dall’altro speranza; da un lato analisi fredda, dall’altro certezza dell’esistenza di un tessuto sociale e umano che vuole esistere, che pretende di esistere: “In pratica, mi sento di Sant’Elia quando sono fuori da Sant’Elia e non mi sento di Sant’Elia quando sono a Sant’Elia”.
Sant’Elia sta incubando una nuova narrazione di sé, cioè sta ridefinendo la propria identità. Le interviste somministrate svelano, però, l’incertezza della rotta, che vuol dire che il cambiamento non ha una direzione, cioè manca di cultura e di partecipazione politica. Il rischio delle periferie è sempre quello di generare percorsi per se stesse, divergenti da quelli delle città cui appartengono, di diventare confini di mondi, frontiere sociali. Sant’Elia vuole cambiare, ma sa di essere in quella fase in cui prova una pulsione senza possedere un progetto.
Se poi si pensa che il progetto sia il nuovo stadio, beh, che dire? Evidentemente non si frequentano le università.
Mi sembra di capire che gli elaborati siano incentrati sugli aspetti legati alla comunicazione sociale con aderenze a fenomeni sociologici e di psicologia sociale. Le tematiche sono interessanti e stimolano a riflettere sui punti di contatto tra globale e locale e sul conflitto centro-periferia.
Il fenomeno Airbnb fa pensare al solco tracciato da George Ritzer (che ha insegnato anche a Nuoro nei master di alta formazione manageriale diretti dal compianto Professore Giulio Bolacchi) con i suoi studi sulla McDonaldizzazione della società che da trent’anni sono un punto di riferimento nella sociologia della globalizzazione.
Il fenomeno della McDonaldizzazione nasce dalla creazione di condizioni di facile accesso al consumo di massa, accessibili e prevedibili in termini di costi e livello servizio, riconoscibili e standardizzate a livello globale e tali da portare a una omogeneizzazione dell’organizzazione del lavoro, dei consumi e dell’organizzazione sociale ma anche a una disumanizzazione delle relazioni.
La McDonalidizzazione è un fenomeno pervasivo e intersettoriale. Il fast food, da cui evidentemente Ritzer ha preso spunto, è solo l’ambito più evidente. Già trent’anni fa investiva molti aspetti della società e pareva destinata espandersi ulteriormente in quanto elevata a paradigma dominante.
Lo sviluppo delle tecnologie ICT e la crescita di generazioni native digitali hanno costituito probabilmente ulteriori elementi per la diffusione del fenomeno di cui la piattaforma Airbnb appare come un ambito di ulteriore espansione.
La tesi sul quartiere Sant’Elia sollecita invece una riflessione che può essere esteso all’intera Sardegna (e non solo) in quanto interpretabile anche nell’ottica del rapporto città-campagna. Mi pare richiami questioni connesse con la perdita o il ripudio delle identità locali che si accompagnano al bisogno di una riscoperta delle stesse per compensare l’inadeguatezza dei modelli centralmente definiti e sia valida in prospettiva più ampia. Un dualismo amplificato dalla fase di trasformazione storica in atto che genera incertezza soprattutto nelle periferie dell’impero. L’assenza di riferimenti anche ideali e il disincanto verso narrazioni ormai prive di attrazione fa si che a livello individuale e di gruppi sociali si viva una certa ambivalenza. Tanti Ulisse, spinti ad abbandonare Itaca per grandi imprese in luoghi che dovrebbero essere migliori, partono verso mete sconosciute ma sentono poi il bisogno di tornare a Itaca, dove ogni cosa ha una sua ragione sebbene appaia fuori posto.
Anche se dubito spero che il sindaco zedda legga seguendo il consiglio del professor maninchedda auguri ai neo laureati
No Massimo, non mi sono arreso a quei sentimenti, mi sono arreso dinanzi alla guerra tra Comune e Area. Un massacro amministrativo per risolvere il quale servivano i poteri di Presidente della Regione, che io non avevo.
Bravissimo giornalista il dottor Maninchedda, sempre puntuale nelle critiche e prodigo di consigli e di indicazioni. Colpisce, tuttavia, leggere che da amministratore la sua azione riformatrice nel quartiere di Sant’Elia si sia dovuta arrendere al fatto che “la gente era affezionata a quei luoghi, a quegli edifici.”
Cultura, Politica e Amministrazione. Pensiero per l’Azione.
Bravo Paolo, complimenti e tantissimi auguri ai neo laureati!
Sardegna Chiama Sardegna ha posto in campagna elettorale la proposta di limitazione degli affitti brevi. L’abbiamo fatta ispirandoci a Barcellona, Venezia, e tante altre città europee. Siamo stati derisi per diversi mesi per questo.
É importante che si parli della questione abitativa e dell’impatto del turismo sul mercato immobiliare dentro e fuori dall’università: é uno dei problemi piú gravi ed attuali delle città di Cagliari, Olbia, Alghero e, ormai, della gran parte dei paesi costieri sardi.
Molto interessante e come sempre pungente,
Dott. Maninchedda, Milano Grazie a Salvini sta iniziando un percorso che Barcellona deve azzerare. Le riflessioni finali, saranno utili a chi speriamo che le adottino?
Mi auguro di si, Cagliari ne ha bisogno!,
Un saluto a,tutti.
Leggo con piacere, che i turismi, possono essere analizzati e studiati come causa di problematiche ai residenti, se non si cerca una soluzione che permetta di fare una scelta di investimento dei propri immobili che premi soltanto la scelta turistica, che molte volte è in nero! L’accoglienza turistica va fatta con numeri controllati, affinché non si esasperi la vita dei residenti. Altrimenti si innesca quel movimento di intolleranza spiacevole per chi vuole godere della città ospitante. Il turismo di massa è devastante in ambienti fragili, non costruiti per accogliere numeri triplicati dei residenti fuori stagione. Il discorso è complesso e sono sicura che i tesisti hanno saputo sviluppare al meglio. Leggerò con piacere i loro elaborati.
Ho letto con molto interesse. Vorrei suggerire a proposito questa lettura:
https://www.pressenza.com/it/2024/07/chi-favorisce-la-trasformazione-di-firenze-in-disneyland-intervento-di-montanari/
Un errore rifare lo stadio dove è ora. Va fatto nei grandi spazi all’ingresso di Cagliari. Nei 20 ettari ora occupati da stadio e parcheggi va fatto il nuovo centro culturale di Cagliari con Betile e tanto altro. Seguirà il nuovo Sant’Elia.
Che bell’articolo! Giro subito a un amico che da Malaga osserva il fenomeno dell’emergenza abitativa in tempi di bulimia turistica
Bravo Paolo Maninchedda.. Sempre intelligente, attento e colto. Con la splendida sintesi della domanda finale completa di risposta