Oggi si discute in Consiglio regionale una norma, quella sull’eolico, che avrebbe dovuto dire quali sono le aree idonee per le rinnovabili, e invece dice quali sono quelle non idonee. È lo specchio dell’epoca grillina: governare col divieto piuttosto che con la regola.
Non solo: è una legge che, già nelle intenzioni della Giunta, che l’ha scritta due volte in totale solitudine, è nata per durare poco, perché si sa già che verrà dichiarata incostituzionale. Ma allora, perché non farla meglio? Quali sono le vere intenzioni di chi fa una cosa sapendo che non serve, rispetto a chi, invece, non avrebbe sprecato il tempo in pubbliche relazioni e avrebbe scritto una norma più intensa, più articolata e più difendibile? Tutto è possibile, compresa la buona fede, ma io non riesco a togliermi dalla testa la foto della presidente Todde con nastrino di Terna intorno al collo.
Ieri, la presidente Todde, ha riunito la maggioranza chiedendo che la proposta di legge passi senza emendamenti. Una sorta di voto di fiducia a inizio mandato, degno però di miglior causa, perché una legge fatta in fretta e scritta peggio, ha bisogno di cure, non di metodi spicci. Il problema già visibile è che my dear ha un serio problema con la democrazia rappresentativa, cioè con chi ha un ruolo politico legittimo quanto il suo, i consiglieri regionali, e che svolge su di lei un potere di controllo e di indirizzo. Lei preferirebbe il rapporto diretto col popolo mediato dai suoi comunicati stampa che ambiscono a fare la realtà, come il verbo divino, anziché raccontarla per il poco che è. Preferirebbe governare con decreti , i suoi, anziché con leggi. E si vede.
Stanno dentro questo monarchismo, a propulsiva prepotenza nuorese, due fattori caratterizzanti lo stile e l’espressione sempre più intollerante di my dear: la pretesa di essere il principio dell’unica storia buona della Sardegna e la bulimia di potere e di controllo.
Qualche giorno fa, a Sorgono, Todde ha promesso che, dopo il vuoto di attenzioni per il Mandrolisai degli ultimi 40 anni, la Giunta avrebbe prestato attenzione a questo territorio. Quarant’anni…….. Sarà la mia ossessione per la precisione (un’ossessione che nasce dal sapermi intimamente vocato al disordine e quindi dal volermi esercitare nell’autocontrollo) ma non capisco l’intervallo cronologico. Se torniamo indietro, quarant’anni fa era presidente della regione Mario Melis. Che la Todde voglia paragonarsi a lui? Ma Mario Melis non è che abbia fatto moltissimo per il Mandrolisai. Renato Soru, invece, ha finanziato il teatro in cui la Todde ha parlato, ma non quarant’anni fa, vent’anni fa. In mezzo ai quarant’anni, però, ci sta anche il mandato da Presidente della Giunta di Antonello Cabras (1991-1994). Sono andato a leggermi alcuni provvedimenti del governo Cabras: la Todde ha ancora da mangiare molta pastasciutta per star dietro a quel periodo. Ma più vicino, molto più vicino, c’è la Giunta Pigliaru, che inventò la Programmazione negoziata. Ma la Todde ha un problema con Pigliaru e si è visto con l’ultima tornata di nomine.
Ieri la Giunta Todde ha nominato nel consiglio di amministrazione della società Janna, che si occupa di reti e nella quale la Regione possiede il 49% delle quote, due consulenti dello staff del Presidente. La Giunta Pigliaru, invece, vi aveva nominato il dirigente dell’Assessorato agli Affari generali, cioè dell’assessorato che si occupa delle reti. Io vorrei assistere a un confronto tra un dirigente regionale che si è sempre occupato di reti e i due crickets nominati. Mi divertirei da morire. My dear, tra nominare chi si occupa di Reti per la Regione e due suoi fedelissimi che devono imparare, preferisce i secondi, con vantaggio di gruppo e svantaggio di Regione certificati.
Pigliaru ragionò di energia come fanno le persone serie (cioè come la Giunta Todde avrebbe dovuto fare per l’acqua), cioè prima definendo i perimetri della pianificazione, poi della programmazione e infine dell’attuazione. Invece, my dear preferisce la politica one shot, un colpo alla volta e, preferibilmente, almeno uno alla settimana sui nostri penduli. Todde vive di furbizie comunicative (bellissima quella di tentare di dire che siccome Zuncheddu è contro l’eolico, chi è contro l’eolico è per il metanodotto).
Pigliaru cercò di valorizzare, col lavoro prima che con le cariche, persone competenti e oneste, le stesse che, in ragione di quella collaborazione oggi vengono perseguitate, isolate, inutilmente umiliate da persone senza dignità, centrifugate da un sistema di odi e di favori tutti chiusi dentro stretti circuiti di adepti, frequentemente incapaci o spesso appartenenti a forti e certificate famiglie politiche e biologiche. Queste genealogie feudali sono il modello per la Todde, che si sta costruendo la sua baronia. Uno spettacolo rivoltante e inefficace, se non per l’aumento dei costi, per i problemi dell’Isola.
Egregio, continuo a sostenere che la chiave di lettura per capire cosa sarà della Sardegna nei prossimi anni rosieda nella casualità della Todde quale candidata dello sperimentale campo largo. Il PD era arciconvinto che avrebbe perso la competizione elettorale e, non avendo nulla da perdere, ha accettato Todde. La quale, furba, ha capito che se c’era una possibilità di vittoria bisognava presentarsi come extra sistema (tipica strategia grillina) tanto da non volere mai la presenza dei leaders alle sue manifestazioni. Il caso ha voluto che a Cagliari (ambito commercio) e in generale sul resto del territorio regionale si siano consumate le vendette all’interno del cdx così determinandone la vittoria. Detto questo, è immediatamente scattata la pressione degli affamati alleati dopo 5 anni di quaresima. Dietro (ma neanche tanto) le quinte, aldilà della improvvisazione già emergente, si stanno scatenando lotte sanguinarie per arraffare quanto di più insperato e di possibile si possa ottenere.
In questa atmosfera Todde ha già iniziato ad affogare politicamente tra le due opzioni: andare alla guerra con i famelici alleati ovvero chinare il capo e vivere da ostaggio la legislatura.
Ai Sardi, che ne pagheranno pesantemente le conseguenze (ancora!) la inelegante strada obbligata di aprire la confezione di pop corn.
Saluti.
@ Rosa Maria Egregia, nessuna allusione. Si legga tutto ciò che ho scritto su Terna negli anni e capirà e capirà perché non mi ha mai convinto la Todde sottosegretario al MEF nel rapporto con i colossi dell’energia italiana.
…no est chi at a èssere custa sa amministrazione/somministrazione de “Vaffa” coment’e arrisposta a totu su muntone de gente e de comitaos chi de annos funt gherrandho contr’a s’invasione maca e vile aprofitadora de s’eólicu e fotovoltàicu in terra e in mare a malistropiadura e dannu, e “Vaffa” de augùriu po s’innoromala de sa Sardigna e de is Sardos?
E is fratellos e fratellas d’Italia ite funt faendho? Lassant fàere ibertandho s’agiudu de Giorgia po fàere cuntentos is Sardos?
Parrebbe , a prima vista, incapacità dilettantesca di chi è chiamato ad un nuovo lavoro che ancora deve conoscere e di cui deve prendere le malizie ; no , prof., è metodo già collaudato dal grillino presidente ,nel governo nazionale !!! Qanti interessi sono stati curati,incoraggiati e nascosti e calpeststi per mantenere il potere e quanti danni , che ci porteremo avanti negli anni, derivano dal potere maldestro !!!!! Se analizziamo bene la situazione sarda, ne vediamo la replica perfetta . Eravamo avvisati , ma abbiamo voluto chiudere gli occhi ed….abbiamo votato !!!!Che la fortuna ci assista!!!!!!
Leggo con interesse ma non mi ritrovo pienamente nella descrizione dell’attualità politica di questo articolo. Quello che mi sembra sbagliato e (mi spiace) poco onesto intellettualmente, è il riferimento alla foto della Todde con il nastro di Terna. Professore, proprio lei che contesta il metodo grillino? Una foto così, senza spiegare il contesto, lasciando che sia il lettore a fare le giuste insinuazioni?
Prova “costume sardo” ?
Bocciata.
Se posso permettermi….
consiglio ai lettori, video Youtube 23-09-18 Abbasanta intervento Paolo Maninchedda.
Interessante illuminante!