Non mi convince per nulla l’abolizione del reato di abuso di ufficio di cui il Governo Meloni va fregiandosi in questi giorni. Se la divisione delle carriere era un contenuto della linea Falcone (e personalmente sto con Falcone con convinzione), l’abolizione dell’abuso di ufficio è dovuta solo alla protesta dei suoi principali destinatari (gli uomini di potere sindaci, amministratori, primari, magistrati ecc.) e alle schizofrenie dei comportamenti delle diverse magistrature, inquirenti e giudicanti. È come se sia stato fatto un referendum tra gli spacciatori di droga sul reato di traffico di stupefacenti e poi, a risultato scontato ottenuto, si sia abolita ogni pena senza dire una parola sul reato e sul danno che esso arreca alla giustizia, al diritto e alla libertà dei cittadini.
Invito a leggere, sull’argomento, questo bell’articolo dell’avvocato Massimiliano Ravenna.
Il primo punto è aver sempre chiaro che l’organizzazione della società stabilisce delle differenze funzionali di potere tra i cittadini. Il sindaco ha più potere del privato cittadino; il magistrato ha più potere dell’imputato e della parte lesa; il medico ha più potere del malato; il professore ha più potere dello studente; il comandante militare ha più potere dei suoi sottoposti, l’imprenditore ha più potere dei suoi dipendenti (ho tolto il saluto ad alcuni imprenditori sardi quando ne ho conosciuto i comportamenti con i propri dipendenti. Ci sono cortesissimi signori negli eventi pubblici che sono dei veri pescecani in quelli privati).
Lo Stato di diritto colloca la legge sopra entrambi, sopra i potenti e sopra i meno potenti e, in questo modo, garantisce l’ordinato svolgersi delle attività e tutela i deboli dai forti.
Il primo punto da aver chiaro è che tutelare chi è senza potere rispetto a chi ce l’ha è un obiettivo imprescindibile per una società giusta e aperta. Faccio qualche esempio dalla storia sarda recente. Il Presidente Solinas è a processo con l’accusa di aver favorito Tizio nella nomina a Direttore generale. Tizio, secondo l’accusa, non aveva i titoli per essere nominato, perché in precedenza aveva gestito solo un gruppo sportivo. Solinas si difende affermando che lui non lo sapeva e nessuno glielo ha detto. Qui interessa il fatto sostanziale: una persona passa da un livello di reddito e di responsabilità 1 a un altro di valore 3, pur avendo meriti e titoli inferiori rispetto ad altri.
Altro esempio: la presidente Todde nomina gli esperti del suo staff autocertificandone l’esperienza. Si può essere esperti di Foruncoli del Padiglione Auricolare senza mai aver visto un orecchio o essendo neolaureati in otorinolaringoiatria? Evidentemente è possibile, ma è sommamente ingiusto rispetto a chi ha realmente quei titoli e quelle competenze.
In sostanza, se si riconosce a chi è titolare di un potere, una discrezionalità senza sostanziali limiti, si viola un principio basilare dello stato di diritto: l’uguaglianza dei cittadini di fronte alla legge. La riforma dell’abuso di ufficio non dice nulla rispetto alla vigenza oppure no del reato e alla sua incidenza sulla convivenza civile al punto da meritare, oppure no, una sanzione anche penale. L’abolizione sta avvenendo sulla base di un problema politico e di un dato statistico. Problema politico: l’Anci ha sollecitato l’abolizione della norma con la giustificazione che ormai i sindaci, per paura, non firmerebbero più nulla. Argomento statistico: fatto 100 il numero dei procedimenti aperti per abuso di ufficio, 90 vengono archiviati.
È il secondo aspetto, quello statistico, ad essere il più interessante. Esso svela uno scontro interno al sistema giudiziario tra la magistratura inquirente, quella giudicante, la Corte di Cassazione e la Corte costituzionale.
In sostanza, i PM hanno usato l’abuso di ufficio per perseguire molto spesso l’autonomia di scelte politiche che a loro non garbavano, ma che erano pienamente legittime (e così le hanno giudicate, nella stragrande maggioranza dei casi i tribunali). Il problema non è stato dunque la formulazione del reato, ma l’interpretazione delle Procure, incapaci di distinguere l’arbitrario doloso dal legittimo discrezionale. Ci sono state Procure che hanno usato l’abuso di ufficio come cavallo di Troia per iniziare a indagare e cercare altro, a strascico. Ci sono state Procure che hanno inteso come dolose nomine che rientravano nei legittimi poteri delle persone poi imputate; ci sono state Procure che dinanzi a testimoni che dichiaravano di aver più titoli di chi li aveva preceduti nei concorsi, non si sono preoccupate di confrontare i titoli e, magari, di veder come la presunta vittima era stata valutata in altri concorsi (puntualmente bocciata). In altri casi sardi, Tizio è stato accusato di aver manipolato un concorso per aver segnato le buste delle concorrenti che intendeva favorire. Gli altri membri della commissione, riferendo sulle modalità di consegna delle buste delle prove hanno dichiarato che sarebbe stato impossibile marcarle e che, in ogni caso, Tizio, durante la correzione non vedeva le buste contrassegnate (e dunque non le poteva riconoscere) e nonostante questo, Procura e Gip lo hanno rinviato a giudizio per abuso di ufficio.
Nel celebre caso dei Fondi ai Gruppi, acquistare con i fondi dei gruppi un’abitazione adibita a sede politica è stato giudicato legittimo, pagare una pizzata dopo una manifestazione pubblica, un abuso.
Il problema, dunque, non è il reato, ma l’abuso che ne ha fatto la magistratura inquirente, ma, come sempre, quando sbaglia la magistratura, anziché cambiare la magistratura si cambia la legge con un risultato che sarà agghiacciante: l’aumento delle microtirannidi di chiunque sia dotato di un anche minimo potere. Un errore clamoroso.
@ Lucano NO, fu vero solo in alcuni e specifici casi, invece è stato generalizzato ai molti e perdonato ad alcuni. Questione di punti di vista.
Dotto’, ma mi cade sui fondi ai gruppi, dove l’abuso fu vero?
Il problema è anche l’abuso di ufficio come reato di per se.
A fronte di queste statistiche
https://www.ilsole24ore.com/art/abuso-d-ufficio-la-riforma-processi-calati-40percento-2016-AEUCXNNC
ha senso mantenere in vita un istituto giuridico sostanzialmente non applicato e non applicabile?
Perchè a prendere un dato tra tanti ad esempio “5.418 procedimenti definiti dall’ufficio Gip/Gup” significa 5418 atti di indagine, fascicoli aperti, istruttorie notificazioni, costi, indagati, avvocati e magari qualcuno che chiede le dimissioni dell’indagato brandendo la forca. Per cosa poi? Forse solo per la sua funzione di reato sentinella che però significa utilizzare uno strumento non consono per la ricerca del reato. Riforma per me sacrosanta o per far scrivere i giornali manettari.
Esattamente