La lettura della “presidenziale “del 19.06.2024, indirizzata a EGAS e più, genera, dopo un necessario “minimo fisiologico” di riflessione, alcuni interrogativi e qualche considerazione.
La lettura “d’insieme” rileva subito la natura dell’iniziativa: “l’esercizio del potere” (fatto assolutamente legittimo e nelle cose se propriamente svolto) in questo caso non di indirizzo e controllo ma di semplice interdizione, peraltro maldestra. Occorre premettere che il quadro legislativo nazionale e regionale attribuisce all’Autorità preposta al controllo del servizio idrico integrato (governata, è bene ricordarlo, dai Comuni dell’Isola con la, sola, presenza della Regione) una indipendenza giuridica e funzionale regolata dalle stesse norme.
Nel complessivo, complesso e delicato, quadro regolante l’attuale gestione del Servizio idrico integrato regionale (la cui continuità è condizionata dagli impegni assunti nei confronti dell’UE e dalle osservazioni critiche nazionali) la Regione, con la persistenza della sua quota azionaria, maggioritaria, nel Gestore del servizio contribuisce, probabilmente, a generare equivoci su esercizio di ruoli e funzioni anche propri.
Quali, in sintesi, i poteri della Regione su cui si ravvisa confusione con la recente iniziativa presidenziale?
1) esercita il diritto del socio (Presidente o Assessore delegato, al momento l’Assessore degli EELL) esprimendo il proprio voto nell’assemblea del Gestore Abbanoa;
2) nomina (Presidente o delegato) un componente della Commissione di EGAS per in “Controllo analogo” del Gestore Abbanoa;
3) esercita il controllo, previsto in legge, sugli atti di Egas (Direzione Generale del Distretto idrografico).
Nello specifico la lettera (che non pare frutto della penna di una Direzione regionale) trae spunto da una mancata nomina del rappresentante regionale nella commissione per il “Controllo analogo” per dichiarare la “illegittimità” dell’operato della predetta commissione e per richiedere “l’annullamento in autotutela” di tutti gli atti (presuntivamente assunti in tale fattispecie di assenza).
Per tornare alla premessa, la Regione ha “tale potere”?
Alcune considerazioni:
a) la nomina non è avvenuta per responsabilità della Regione che non ha accertato, preliminarmente, la disponibilità del proprio designato (che ha, poi, declinato);
b) l’attività svolta dalla commissione pare solo propedeutica (richiesta ad Egas di effettuare un bando per acquisire le disponibilità) e non decisoria e , sotto questo profilo, di mera dovuta continuità amministrativa;
c) i casi di intervento “commissariale” della Regione sono riferiti a evenienze di grave non operatività di Egas.
E allora? Pare una iniziativa solo “politica” (nel senso comunemente diffuso dell’accezione negativa del termine), fuori dai “ranghi istituzionali” e tale da generare confusione e contrapposizioni. Una situazione che, invece, banalmente poteva essere risolta senza “salire con gli stivali su un tavolo, peraltro non proprio”.
“Confusione” ma anche “assenza di visione strategica”, due condizioni che vissute dai singoli possono essere anche tollerabili ma diventano altamente pericolosi se riguardano i rapporti tra pubbliche amministrazioni, le loro strategie politiche o, in generale, soggetti sociali, sino alla pubblica opinione.
Ancora peggio se riguardano la delicata, complicata e complessa situazione di Abbanoa nella quale non giova a nessuno “certificare”, chiunque lo dica o lo amplifichi, il mancato svolgimento del previsto e dogmatizzato “controllo analogo”. E poi, dei tanti che ne parlano, chi ha la reale conoscenza dei modi e dei tempi in cui si sarebbe svolto o non svolto il Servizio di controllo? La strategicità della efficienza del servizio idrico regionale, sia in termini economici generali che specificamente del servizio reso alla comunità, richiede di mettere al centro del dibattito “civile” e delle iniziative regionale (con l’ordine che si preferisce) altri temi, come quello delle procedure per pervenire per tempo a individuare le modalità di “continuità” (sia in senso societario che di governo) del servizio idrico alla prossima scadenza della concessione.
Nel 2005, qualcuno (pochi) ricorderà che l’istituzione del Servizio idrico integrato previsto per legge era fortemente osteggiato dalle comunità locali e dagli allora svariati gestori dell’acqua (Consorzi di Bonifica, Esaf, Sinos, SIM, Consorzio Govossai, Comuni vari, etc) e sarebbe rimasta inattuata o solo parzialmente, come purtroppo in altre realtà del sud, se non fosse stata una condizione obbligatoria posta dall’UE per accedere a tutti i finanziamenti comunitari di cui si fece forte l’allora governo regionale.
Oggi, allo scadere dell’attuale concessione, il tema del miglior governo della risorsa si ripropone, ma, poiché non pare che oggi sussistano le stesse leve che operarono (condizioni economiche e volontà politiche), di questo deve parlare senza veli, tatticismi o sottintesi la società civile, gli intellettuali, la stampa, i blog, i nerd, i pink i bluff e chi più ne ha più ne metta perché il “bene” è e sarà (o non sarà) solo nostro così come l’isola geografica, demografica e politica.
@ Alessandro Guardi, legga bene, ciò che scrive Necker è molto più severo di ciò che ho scritto io, ma è vergato in stile non divulgativo. Magari sapessi fare le caricature!
L’articolo è a firma di un certo Jacques Necker, con riferimenti certamente dotti e colti a qualche fatto del passato. Però mi sembra anche una specie di retromarcia rispetto al tono perentorio del Prof. Maninchedda rispetto a “vedete una nomina e non capite più niente”. Ci sta, naturalmente. C’è questa ansia quotidiana di dimostrare che ogni atto del governo Todde è sbagliato, dannoso, privo di prospettive, dilettantesco ecc..ecc..
Qualche volta si tratta di giuste critiche, altre volte di “caricature”.
L’ennesima dimostrazione di dilettantismo e ignoranza giuridica – amministrativa nonostante il superstaff di consulenti ed esperti (?) ormai quasi più numeroso (e costoso): dello stesso consiglio regionale.
Nel frattempo tagliano migliaia di alberi per fare posto alle pale eoliche, con Franziscu Sedda drommidu che pudidu.