È tornato.
Lui, Rombo di Todde, dopo un apprezzato periodo di silenzio, è tornato e ne ha detto una delle sue.
Qui la sua dichiarazione.
Il Nostro, che mi sta un be’ simpatico per la convinzione che mette nel dire cose comicissime, vuole “sfruttare l’autonomia regionale per agire inizialmente sui medici di medicina generale per permettere loro di accedere ai posti di specializzazione fuori borsa”. Questa sarebbe “un’idea che consentirebbe ai medici di medicina generale, chiaramente ai più giovani, 32-35 anni, appena formati, di specializzarsi, cosa che nel continente ad oggi è preclusa”. La proposta consisterebbe nel permettere ai medici di medicina generale sardi e no di specializzarsi in Sardegna a patto che lavorino qui per tutta la durata del corso di specializzazione.
“Mumble mumble” diceva Topolino, facciamo un po’ di memoria e qualche conto.
La proposta sarebbe quella di consentire ai medici di medicina generale, dichiarati giovani (32-35 anni) di accedere alle scuole di specializzazione senza borsa, cioè senza soldi. A parte che la borsa nient’altro è che uno stipendio di 1.600 euro all inclusive (senza straordinari) con il quale si pagano specializzandi che fanno turni e notti come gli strutturati; a parte, dunque, che si tratta di borse da fame rispetto al lavoro e alle responsabilità svolte, la prima domanda è: in che cosa sarebbe allettante per uno specializzato in Medicina Generale, che già lavora e già è specializzato nella sua materia, specializzarsi in un’altra disciplina ‘senza borsa’, cioè gratis?
Un Medico di Medicina Generale sardo dovrebbe, perché folgorato dall’ideona del Rombo, lasciare il proprio ambulatorio con 1000-1200 assistiti, che rende intorno ai 5.000 euro mese (se non di più), per frequentare gratuitamente una ulteriore specializzazione. Anche se fosse ricco di famiglia, o con una retribuzione data non saprei come dalle ASL, dovrebbe in ogni caso “abbandonare” i propri pazienti, i quali in Sardegna sono già abbandonati e si stanno riaffidando alle fattucchiere, come i Sardi hanno fatto per secoli. Infatti, non ci si può specializzare a distanza o con una presenza limitata per ciascuna settimana, come avveniva per i corsi di RadioElettra. Forse c’è un motivo per cui il percorso rombante è stato precluso nelle altre Regioni.
Alle stesse condizioni, peggiorate dai costi di vitto e alloggio, quanti medici di medicina generale giovani ci sono in Italia disposti a venire in Sardegna, lasciando il proprio posto di lavoro, per fare un’ulteriore specializzazione senza borsa?
Infine: l’accesso alle scuole di specializzazione avviene sulla base di un concorso nazionale, bandito annualmente da MIUR su un numero programmato di posti, i quali anche quest’anno non sono stati coperti. Li aumentiamo ma li rendiamo gratuiti? E dove starebbe l’incentivo? E come facciamo a selezionare quelli gratuiti solo per la Sardegna? Facciamo un concorso pauperistico riservato, con deportazione inclusa, utilizzando i poteri taumaturgici dell’Autonomia?
Aveva ragione Flaiano: “Vivere è una serie ininterrotta di errori, ognuno dei quali sostiene il precedente e si appoggia sul seguente”.
My dear, il tuo assessore desinit in piscem.
New assesore (straniero) stesso copione.
Ed i medici continuano ad avvicinare i pazienti e a sussurare:”6000 euro e domani operiamo!”
@ Michela Sono d’accordo, però è legittimo esigere che non si dicano fesserie mentre si studia ciò che già si sarebbe dovuto conoscere.
Certo che siamo tutti pronti a giudicare quando il nuovo assessore ha solo qualche mese di amministrazione e non si può pretendere nessun miracolo data la situazione drammatica ereditata dalla precedente amministrazione
Egregio, dottor. Maninchedda congratulazioni ….
sempre molto attento nell’ informare il popolo
Sardo. Come ben lei sa ,in questi mesi
l’ informazione è un bene molto prezioso.
Oggi purtroppo nei quotidiani leggiamo solo
gossip,le cose importanti vengono oscurate.
Saluti Marilyn
Iniziare dalle piccole cose. Far funzionare il sistema. Pochi medici di base, che raramente visitano i pazienti, non ne seguono il corso. Secondo me, investire su nuovi medici di base, supportati dagli anziani, che megliono conoscono la situazione.
Ospedali: riattivare i piccoli ospedali, essenziali quando si richiedono interventi d’urgenza.
I soldi? Emolumenti non eccessivi per i manager. Potrebbe essere un inizio.
La normativa sugli ordinamenti delle scuole di specializzazione di area medica è esclusiva pertinenza dello Stato ed in particolare del ministero dell’Università e ricerca. La formazione universitaria non è un settore dove la regione può legiferare. Certe invenzioni estemporanee sono il frutto di una profonda impreparazione e mancanza di cultura legislativa di chi sta alla guida della sanità regionale. Finché la Sardegna farà parte dello Stato italiano dovrà, ahi lui, rispettare le leggi nazionali.
In questa epoca di narrazioni infiammanti e retoriche accese, assistiamo a un fenomeno sempre più comune tra i politici contemporanei: la proliferazione di promesse magniloquenti, spesso altisonanti e raramente realizzabili. Tali manifestazioni verbali, destinate più a incantare che a incidere nella realtà, delineano un quadro politico dove la forma supera di gran lunga la sostanza. Ecco, dunque, il palcoscenico della politica trasformato in un circo delle meraviglie, dove ogni esibizione è pura pirotecnia verbale, destinata a dissolversi come fumo nell’aria.
Questa è la politica del paradoxon: promettere il possibile attraverso l’impossibile. Questo stile di politica, dove si lanciano idee senza un concreto piano di attuazione o senza un’adeguata considerazione delle reali necessità e delle possibili conseguenze, è sintomatico di un più ampio declino. Non solo mostra una disconnessione tra i leader e le basi che rappresentano, ma rivela anche una certa predilezione per l’effimero rispetto al duraturo. La politica diventa così un’arte del temporaneo, del momentaneo entusiasmo che svanisce senza lasciare traccia.
In questo contesto, il ruolo del politico si trasforma: da solutore di problemi a prestigiatore di parole, da stratega a illusionista. Il valore non è più posto nella risoluzione di problemi persistenti o nell’attuazione di politiche sostenibili, ma nell’abilità di persuadere, promettendo mondi e fondi, senza mai doverli realizzare. Si tratta di una distrazione di massa, un’arte perenne di mantenere l’attenzione del pubblico lontano dai veri problemi, illudendolo con soluzioni temporanee che non verranno mai implementate.
Questa è la tragedia della politica moderna: un ciclo continuo di promesse non mantenute, un edificio costruito su fondamenta di sabbia. Come nell’antica saggezza espressa da Flaiano, ogni errore politico non solo sostiene il precedente, ma si appoggia sul seguente, in un domino di disillusioni che continua ad alimentare la macchina del cinismo. Finché la classe politica non riscoprirà il valore della concretezza e della responsabilità, ogni nuova promessa sarà soltanto un altro anello in questa ininterrotta catena di fallimenti. In definitiva, il teatro politico moderno potrebbe beneficiare di meno spettacolo e più sostanza. Fino ad allora, ogni proclama non realizzato non farà che confermare la triste realtà del nostro tempo: la politica, troppo spesso, desinit in piscem.
……se fare il medico è sempre una missione, ci potrebbe stare.
Caro Paolo. Sei sempre un GRANDEEEEEE! Ti ringrazio per le belle parole e le tue interpretazioni
Fabio Argiolas – Sanluri
Egregio, ha sinteticamente ma esaustivamente spiegato le corbellerie del neo Assessore Bartolazzi che, più che Rombo, mi pare affievolito a Peto.
Saluti
.
Questi pentastRallati si stanno dimostrando peggio dei pdioti, non c’è davvero un limite all’indecenza.