Rivoluzione? Non sono un rivoluzionario, perché ho letto troppo e so che le rivoluzioni sono state, quasi sempre, una grande occasione per i prepotenti violenti. I benefici delle rivoluzioni, per il popolo, sono sempre venuti a distanza di anni dagli eventi, dopo che le élite rivoluzionarie hanno avuto il tempo di scannarsi tra loro e estinguersi.
Sono un convinto riformista e so che è pericolosissimo accendere il popolo per poi pensare di spegnerlo a piacimento. In genere, poi, lo si spegne a colpi di esecuzioni e condanne.
Oggi è il giorno in cui si celebra l’inizio della Rivoluzione sarda del Settecento. A rileggere tutti gli atti (l’ho dovuto fare per il libro di un amico carissimo) si capisce che, all’inizio, la nostra rivoluzione aveva basi politiche e culturali veramente povere. Come oggi.
I giornali ai tempi dei salotti Oggi L’Unione Sarda sta infiammando i suoi lettori sull’invasione dell’eolico, sulla Sardegna degradata a covo di miniere di vento e di sole, aggredita da società a totale capitale esterno. L’Unione ha ragione sull’invasione? Sì, ne ha da vendere.
L’Unione ha un perimetro politico col quale combattere l’invasione? No, ha il solito perimetro del salottismo cagliaritano con i suoi ideologismi vuoti: l’insularità, il PPR (preso due-tre volte al giorno cura anche la psoriasi), l’ostentazione della capacità di coinvolgimento dei poteri veri (ho contato tre o quattro volte l’ostensione pubblica del giudice Ornano, nonché un ponderato sdoganamento e ripulimento di massoni doc), insomma, parole e coda di pavone.
Lo schema della politica editoriale di quello che fu il più grande quotidiano sardo è semplice fino alla rozzezza: assediare la nuova Giunta regionale.
Ma è debole, tristemente debole, pateticamente indebolito da urgenze egotiche piuttosto che da militanze reali.
Per essere incisivi, in politica, occorre avere un’idea dello Stato e dimenticarsi di dire ‘io’. Il nemico più temibile per il potere è l’avversario disinteressato non quello che ancora sbatte i piedini per essere riconosciuto e omaggiato.
Tuttavia, L’Unione è meglio della Nuova Sardegna per la quale l’invasione dell’eolico non esiste e alla quale il fiancheggiamento della Giunta regionale sta facendo male fino a renderla inutile, priva di notizie, vuota, ormai appiattita sulle pagine pubblicitarie (oggi ne abbiamo due o tre sulle unghie smaltate….). L’ingresso nel capitale del giornale turritano di De Pascale, presidente di Confindustria, fiancheggiatore della Todde, successore nella Camera di Commercio del signor Deidda – noto ristoratore, lontano e distante dagli interessi immobiliari, non coinvolgibile in scalate aeroportuali, indifferente al potere come lo sono gli osti di tutto il mondo, ucciso da un procedimento giudiziario fatto detonare al momento giusto su cui bisognerebbe scrivere un libro, conclusosi con una condanna per peculato d’uso per due viaggi con la macchina di servizio! – ha cambiato l’identità del giornale sassarese. Adesso, a Sassari, si scrive a comando.
Meglio L’Unione sgangherata dai salotti e dalla confusione che La Nuova della Confindustria che vede l’invasione delle pale e si gira dall’altra parte.
L’eolico e l’indipendentismo L’invasione dell’eolico, volgare e sprezzante, sta dimostrando quanto grave sia stato l’omicidio culturale operato con scrupolo scientifico dalla Destra e dalla Sinistra sarde contro il post-autonomismo e l’indipendentismo sardo. Il Pd sardo non sa più in alcun modo ragionare di poteri, non si sogna neanche da lontano di formare i suoi dirigenti sulle ragioni dell’autogoverno dei Sardi.
D’altro canto la spina dorsale del Centrodestra sardo, è passato da essere quello bordellante di Berlusconi a quello cameratesco di Fratelli d’Italia. Nell’uno e nell’altro caso, il Centrodestra sardo è ontologicamente antiautonomista e anti-indipendentista. È filo-governativo per nascita tanto quanto il Pd lo è diventato per progressiva ignoranza dei suoi dirigenti (d’altra parte si è notato un aumento di arroganza da parte dei suoi parlamentari quanto più sono nominati e non eletti e il gruppo Letta, che fece le liste alle ultime politiche, è noto per sapere più di potere che di cultura, a dispetto del povero Andreatta).
La questione dell’eolico mostra che o si pone in modo forte e deciso, fino alla mobilitazione generale, il tema della sovranità della Sardegna (chi decide per noi?) o la finzione del decidere insieme allo Stato porta sempre a logiche di sfruttamento sfacciato quale quello della logica della miniera. Per difendere la Sardegna, bisogna correre il rischio di dire quali sono i suoi diritti e di dire se il diritto all’autogoverno dei sardi sia fondato sulla società sarda o sia ottriato, con limiti, dallo Stato (questione su cui io e Gianmario Demuro divergiamo). Questione troppo pesante per le capacità intellettive dell’attuale classe dirigente.
Soru In questo quadro, piaccia o non piaccia, l’unico che ha fatto una proposta organica, ragionata, scandita anche nella successione temporale degli atti, per bloccare l’invasione dell’eolico e disciplinare la materia è stato Soru. Poi si potrà discutere nel merito, ma intanto la proposta c’è ed è tutt’altro che stupida.
La Todde, invece, Presidente della Regione, si è rivelata non all’altezza del ruolo. È impegnata a fare altro. Oggi L’Unione di Nuoro ci fa sapere che lei e il consigliere regionale Sebastian Cocco avrebbero salvato la 59esima edizione dell’Europeade del folklore a Nuoro. Quale atto ha firmato Cocco per salvare l’Europeade? Nessuno. Siamo tornati alle targhette politiche degli stanziamenti finanziari? Ma allora rifate Johnny Cash assessore! È il più bravo in queste cose.
In campagna elettorale la Todde smentiva l’esistenza dei Decreti Draghi, e oggi non sa, in ragione di quei Decreti, come bloccare l’invasione delle pale.
Il suo sfidante Soru le ha regalato una proposta, dimostrando di essersi preparato meglio di lei alle funzioni di governo.
Ma la questione Todde è ben più grave: era sottosegretario del Governo Draghi. Il Pd ha messo Dracula a presidiare l’emoteca dell’Avis.
Cabras non è un cacicco Oggi Il Fatto Quotidiano, a firma di Mauro Lissia, pubblica un corposo articolo che addebita a Antonello Cabras il ruolo di cacicco sardo, addirittura azionista politico di maggioranza della Todde e alleato di De Pascale. L’ho già detto a Mauro Lissia nel corso di un’occasionale conversazione e lo ripeto qui: a furia di vedere Cabras ovunque, non si vedono gli attori reali di questa età della decadenza. Non starebbe a me difendere Cabras. Ci siamo trovati contrapposti nell’ultima campagna elettorale, lui con la Todde e io con Soru, ma lo faccio non solo perché sono suo amico, ma anche per rispetto della verità delle cose.
E lo faccio con convinzione politica perché, ad oggi, Cabras è l’unico che si è espresso pubblicamente per un autonomismo che si spinga fino ai limiti dell’indipendentismo (lo fece a Seneghe). Gli altri dirigenti Pd manco hanno ragionato sull’indipendentismo (a parte Degortes a Olbia che ospita in casa e in vigna l’indipendentismo sardo, lo nutre, lo ammira, ma ritiene troppo pericoloso sostenerlo).
Primo punto: Cabras non è un’azionista della Todde e se avesse potuto ne avrebbe fatto a meno.
Chi ha inserito i Cinquestelle nei giochi della Sardegna è stato Comandini e il suo gruppo che, pur di vincere, si fece aiutare nel corso del congresso dai grillini a Cagliari. Il patto occulto con Mefistofele venne fatto lì e Cabras con certezza non c’era perché era proprio il nemico da battere, colui in ragione del quale si ritenne legittimo anche l’accordo col diavolo.
Cabras non aveva la Todde come potenziale candidata alla presidenza della Regione. Aveva problemi nel suo gruppo dove vi erano almeno tre potenziali candidati alla Presidenza: due interni, Romina Mura e Silvio Lai, e uno esterno, Graziano Milia. Chi ha fatto l’accordo romano per la Todde sono stati Comandini e la Schlein, non Cabras.
Cabras ha sostenuto la Todde perché il Pd ha sostenuto la Todde.
Se gli si può rimproverare qualcosa è stato l’aver taciuto quando Soru disse di essere pronto a un passo indietro dinanzi a un terzo candidato, ma non gli si può addebitare la scelta della Todde. Non capire questo significa non capire la marea di rosicchiatori del potere che si è insediata in Consiglio regionale e in Giunta dietro la Todde: sindaci che continuano a fare i sindaci mentre fanno i consiglieri regionali, assessori che continuano a fare gli assessori nei comuni mentre fanno gli assessori, fidanzati collocati nei ruoli apicali, un fiume di infiltrati del Centrodestra già candidati a rimanere nei ruoli in cui li aveva messi Solinas o a conquistarne di nuovi; insomma a voler cacicco Cabras, che è di natura skipper tendenzialmente solitario, si rischia di non vedere il banchetto dei cacicchi veri.
Secondo punto: l’accusa principale che si muove a Cabras è essere consigliere di amministrazione di F2i, società che L’Unione Sarda, in odio all’avversario De Pascale (ma sia chiaro, per me L’Unione ha diritto di essere contro De Pascale, perché quest’ultimo ha violato la regola per la quale chi fa impresa non fa politica nel luogo dei suoi interessi), ha trasformato in un privato. NO, F2i, basta andare a vedere i suoi azionisti, è lo Stato, è la Cassa Depositi e Prestiti.
Detto questo, però, io sono buon testimone privato del fatto che Cabras non ha condiviso in nulla i modi con cui F2i si è posto nei confronti della Regione sulla questione aeroporti e si è fatto da parte. Tirarlo continuamente in ballo significa, come prima, non capire nulla di un dibattito in corso sul modo con cui queste società debbono rapportarsi con le istituzioni. Inoltre, bisogna tenere separate la questione dell’asse di sviluppo tra Cagliari e l’aeroporto, asse egemonizzato da De Pascale, e quella della migliore gestione degli aeroporti sardi. Sono due questioni diverse. La prima è davvero il segno di una guerra di egemonia su Cagliari, nella quale De Pascale sta sconfiggendo la famiglia Floris, fino ad oggi egemone, e sta circondando e condizionando le scelte di diverse istituzioni. Ma Cabras, in questo, non c’entra un fico secco. La seconda è una vicenda che si deve leggere dentro le logiche del traffico aereo nazionale e internazionale, con un’analisi più pratica che ideologica.
Terzo punto: Cabras ha settantacinque anni e ne ha un po’ le tasche piene di tutto.
Lo dico a ragion veduta.
Adesso gli addebitano anche di controllare la Bper.
In realtà, il fatto che abbia scelto di fare il vicepresidente della banca racconta una storia diversa, che non so raccontare perché non la conosco.
Tuttavia intuisco che deve essere successo qualcosa tra lui e la dirigenza Unipol e che questo qualcosa non riguarda lui ma la Sardegna.
Lo capiremo nei prossimi anni.
Nel frattempo, però, noto che non è da cacicco, ma da uomo libero rinunciare a un ruolo apicale perché non si vede chiaro nelle intenzioni altrui.
Un cacicco che si rispetti avrebbe accettato il ruolo apicale e lo avrebbe esibito al paese.
Cabras ha rifiutato e se n’è tornato a casa. Non è un cacicco.
nessun intento offensivo ,ma piu ragionamenti perche queste scelte sono strategiche per il futuro .mi opposi per il campo eolico su campeda ma tutte le autorita competenti a cui mi rivols i mi diedero picche , ero una mosca bianca ,saluti a tutti i commentatori
sulle rinnovabili si continua a non capire, viva petrolio gas e nucleare da grandi stati democratici da dopo la battaglia di Sanluri il sardo continua essere una banderuola
Spero prevalga la ragione di non desertificare la nostra Isola, perché sotto gli sterrazzwmenti di fotovoltaico non nasce nulla e lungo i piloni a mare delle pale eoliche decuplicare speculativamente non danzeranno più i millenari tonni
Tanti anni fa ad un congresso del PD (ci avevo creduto anch’io) ho avuto modo di confrontarmi con Antonello Cabras lui era importante io un po’ testardo ma avevo un po’ di idee…. Sono passati molti anni caro proff. ma credo che la sua fotografia sia perfetta, aggiungerei un altra cosa sempre attuale “ ne ammazza più l’invidia che la peste bubbonica “ ….saluti
Si è un cacicco. Anche molto di più. Con il potere che ha.
Apo lìgiu sa proposta de su Presidente Renato Soru e dh’agato bona, giusta, crara e possìbbile. Ma tocat chi is Sardos, fintzes solu ca portaus is peis in cust’Ísula ma cun totu su pesu de s’arrexone e de sa responsabbilidade nosta, ischipiaus totus fàere abberu fortza paris e no prànghere o pregare is ‘Barones’!
Naro solu ca (comente at osservau calecunu, ma creo chi mancari in custu momentu no fut necessàriu a dhu nàrrere) chi in su contu de s’energia totale prevista siat postu in contu totu su fotovoltàicu possìbbile IN IS DOMOS E LOCALES PÚBBLICOS chentza perunu dannu a s’ambiente e a su paesàgiu, no solu a limitatzione de s’eólicu, ma fintzes de su fotovoltàicu in is terrinos chi antzis depet èssere PROIBBIU no solu in is terrinos bonos po s’agricoltura o bonos solu po allevamentu! Mancu unu metro de terrinu po su fotovoltàicu: dhue at logu e ndhe avantzat puru me in is domos!
Isperaus solu chi sa Presidente Todde e totu sa coalitzione sua apant acabbau sa gherra po is votos e pentzent seriamente a guvernare sa Sardigna e is Sardos cun sa fortza de totu is Sardos.
Alla grande assemblea dei comitati svoltasi a Sanluri il 21 Aprile scorso Soru era presente e poi ha elaborato una proposta. La Todde e gli Assessori, pur invitati, erano assenti.
La proposta del Presidente Soru è perfetta. L’ho condivisa e commentata così
“Proposta chiara e percorribile. Presidente grazie per l’iniziativa pubblica, credo che saremo in molti”