Giovanni Petruzzi, coordinatore della Mozione Cuperlo in Basilicata, e altri esponenti del centrosinistra lucano hanno contestato la candidatura di Lacerenza a Presidente della Regione, indicato da Schlein e Conte. È, forse, ciò che avrebbe potuto fare il Pd sardo, anziché consegnare il potere regionale ai Cinquestelle per la paura (l’odio?) di un candidato interno o d’area. La migliore analisi di questa candidatura l’ha fatta Fiorello.
L’oligarchica indicazione di uno stimato professionista completamente a digiuno di politica a candidato Presidente per sottostare agli incomprensibili veti del M5S, mortifica le energie popolari che, con entusiasmo e passione, si erano aggregate attorno all’innovativo progetto politico messo in campo da Angelo Chiorazzo e svilisce il ruolo del massimo organismo di direzione politica del Pd di Basilicata, che con ben due formali pronunciamenti aveva ritenuto Chiorazzo il miglior candidato possibile e che, all’atto della formulazione della nuova proposta nominativa, non è stato consultato.
La politica, se vuole riconnettersi sentimentalmente con le reali esigenze popolari, deve cambiare pelle, fisionomia e dimensione, non può continuare ad essere interpretata da decisioni dirigistiche e centralistiche, che umiliano l’attiva partecipazione di donne ed uomini alla vita pubblica.
Il percorso di partecipazione, di dialogo e di ascolto, messo in atto sul territorio lucano, in questi ultimi mesi, da Basilicata Casa Comune e dal Pd, hanno avuto il merito di riavvicinare all’impegno politico attivo tantissime persone deluse e/o che non si recavano neanche più alle urna, ricevendo linfa vitale da coloro che s’impegnano nel mondo dell’associazionismo, del volontariato e delle variegate forme di civismo.
La notevole mole di persone che hanno partecipato alle diverse iniziative e l’interesse suscitato in tutte le aree geografiche della Basilicata hanno concretamente indicato la possibilità che il vasto arco di forze progressiste, democratiche, cattoliche ed ambientaliste, che si riconoscono nei valori fondanti della Repubblica e della sempre più attuale Costituzione Italiana, potessero nuovamente esprimere un orientamento maggioritario nella popolazione lucana, archiviando l’infelice stagione del malgoverno Bardi.
L’individuazione verticistica del candidato Presidente della Regione, senza alcuna forma di confronto e di condivisione con chi quotidianamente vive nelle trincee del territorio lucano, offende la dignità e l’autonomia del popolo lucano che si riconosce nel centrosinistra e rischia di regalare, senza neanche l’onore delle armi, altri 5 anni di non governo Bardi ai nostri avversari politici del centrodestra.
Ritenendo che sussistano le condizioni politiche per un ravvedimento operoso, ci appelliamo a tutte le forze, politiche e civiche, del centrosinistra affinché si azzeri la situazione e si converga sull’indicazione della migliore candidatura possibile per sconfiggere il Centrodestra, che per noi continua ad essere quella di Angelo Chiorazzo, o in alternativa su una candidatura effettivamente espressione del territorio, magari forgiatasi nell’impegnativa funzione quotidiana di guidare uno dei nostri meravigliosi Comuni.
Se questo appello non fosse accolto in tempi rapidi, valuteremo le condizioni per promuovere autonomamente un innovativo polo dell’orgoglio lucano, che tenti di contrastare direttamente alle elezioni regionali del 21 e 22 aprile prossimi sia il Centrodestra che il formato bonsai, romanocentrico, di Centrosinistra, che- forse- si realizzerà a sostegno di Lacerenza.
Dalle notizie emerse, certo la situazione pare quella di un’imposizione dall’esterno, non gradita al ‘territorio’, come si usa dire.
Ciò che più allarma è che in ogni ambito, non solo in quello politico, gli individui e taluni gruppi, siano stati privati del loro diritto di contribuire al benessere della comunità e alla costruzione del suo futuro. Tale privazione, oltre che il malessere di chi ha le competenze per assumersi responsabilità più alte e si vede costantemente bullizzato e annullato, sta impoverendo la vita delle comunità di lavoro, religiose, sociali, politiche, con una arrogante marginalizzazione di figure serie, competenti, responsabili.
Non darei la colpa solo alla politica: l’opportunismo, il cinismo e l’ignoranza di gran parte del corpo elettorale sta ponendo ai vertici taluni e cancellando altri. Fra la maggioranza della popolazione vi è perlomeno paura delle conseguenze di una critica frontale e aperta, oppure, e peggio, la consapevolezza di aver avuto vantaggio da questi traffici e collusioni con il potere. E’ questo un potere senza grazia, che non si nasconde ma apertamente irride a chi osa manifestare pareri diversi. Per chi ha vissuto e respirato una cultura veramente democratica è traumatico.
Le recenti intolleranti dimostrazioni degli studenti nelle aule universitarie allarmano circa le possibili conseguenze di una cultura illiberale, radicata ahimè. Perché i giovani dovrebbero essere diversi dai loro genitori? Allarma che giornalisti ebrei, mi pare molto contenuti nei loro commenti e non esattamente filo-Netaniahu, vengano privati della parola in quanto ebrei. A tutte le parti coinvolte nei settori dell’istruzione spetta il compito di riportare tutto ad un confronto di idee, che accolga tutte le diversità e che manifesti un’empatia non intermittente.