Certi giorni mi viene in mente Cimourdain, lo spretato della Rivoluzione Francese, quello che persa la fede aveva abbracciato la patria e il popolo e che essendosi educato ferocemente, con l’abito talare, a non amare alcuna donna, si trovò poi a dedicarsi con pari disciplina a odiare coloro che a suo avviso erano nemici della patria e del popolo.
Anche oggi, se a Destra prevalgono i demoni alla Lantenac, il marchese che con nonchalance faceva fucilare in Vandea chiunque fosse sospettabile di aver ceduto il passo alla Repubblica, a Sinistra prevalgono i Cimourdain.
Tempo fa un filosofo mi fece conoscere l’opera di Dario Antiseri e ne rimasi affascinato.
Egli è oggi, a mio avviso, il più potente pensatore liberale, ma è cattolico e questo lo rende molto eretico. È un maestro della responsabilità personale, è uno di quelli che ti insegna che l’umanità non è un meccanismo con le sue istituzioni impersonali cui si deve necessariamente cedere il passo; no, è invece la somma di tanti individui che scelgono e rispondono delle proprie scelte. Vero, ma anche terribile per chi lo scopre e lo pratica. Con uno spirito insieme liberale, cristiano e personalista, do oggi conto delle migliori frasi spese sui giornali e nei social dopo la sconfitta del Branco Largo (lo chiamo Branco per la vocazione rivelata allo sbranamento pubblico di ogni avversario) in Abruzzo.
Antonello Piroso si è chiesto, prima dello spoglio: “Ma se in Abruzzo dovesse vincere la Destra, i manganelli avrebbero battuto le matite?”.
Il riferimento esplicito è alla frase di Todde che aveva affermato che la Sardegna aveva risposto con le matite ai manganelli di Pisa.
Le frasi ad effetto non sono solo espedienti retorici, sono fatti. Recentemente Alessandro Baricco ha detto che scrivere per alcuni è come pregare. Verissimo. Già Gramsci aveva scritto che scrivere è un atto morale, ma lo è anche parlare. Piroso gioca con la simmetria e poiché è evidente che in Abruzzo non ha vinto alcun manganello è altrettanto evidente che in Sardegna non si è votato sui manganelli di Pisa. L’idea di certa sinistra di fondare il proprio profilo su Bella Ciao, cantata come Let it be, come un motivetto alla moda senza avere di fronte la divisa delle SS e avendo addosso, come mi è capitato di vedere in diversi video, più abiti griffati e cura di pelle, unghie e capelli di una star del cinema, non acchiappa, è troppo grossolana. Ma la mentalità egemonica e settaria che la anima, oggi è al potere in Sardegna, grazie al Pd. Mai chinerò il capo dinanzi a gente siffatta.
A proposito di Pd e di potere, hanno assolto Luca Lotti da ogni accusa sul caso Consip. Che si trattasse di una bufala era evidente sin dal principio, ma Il Fatto Quotidiano e la macchina del fango (illuminante, sebbene scritto malissimo, un romanzo di Camilleri, La piramide di fango) del Branco largo per sette anni hanno perseguitato i Renzi, Luca Lotti e tanti altri oggi assolti. Noto però una cosa: Renzi nel suo post su Facebook dice che “tutti i suoi amici” sono stati assolti. Non riesce a pronunciare il nome di Luca Lotti. È il segno di una cosa che io non sopporto in politica: la consunzione degli affetti per ragioni di potere. La odiavo nei vecchi democristiani mangiaostie, capaci di sentimenti ignobilissimi verso chi si contrapponeva loro, ma sempre pronti al buffetto episcopale quando li si incontrava per strada (immancabile il “Carissimo!” cui interiormente io rispondevo mandandoli a quel paese). La odio ancora oggi in tanti iperagonisti dei nostri tempi.
Ciò che non si ricorda di Luca Lotti è l’odio di Enrico Letta, il quale non lo candidò nelle ultime elezioni proprio col pretesto dell’indagine in corso. Conosco bene i nipotini di Andreatta come Letta, tutti in grande deficit di intelligenza rispetto al maestro (l’unico che con i miei occhi ho visto zittire Prodi, cui nessuno chiede conto oggi dei suoi rapporti e giudizi errati su Putin e la Russia. Un’associazione studentesca ha accusato i miei colleghi del Senato accademico dell’Università di Cagliari per aver respinto una mozione discutibilissima sulla Palestina, ma nessuno, dico nessuno, ha chiesto conto a Prodi della sua liaison con la Russia di Putin), ma tutti molto esperti di cinismo di potere (loro lo chiamano realismo, in omaggio alla maschera con cui si presentano all’ostia).
Finché nella Dc vi fu Moro, la regola della cittadinanza piena delle minoranze veniva rispettata. Moro la teorizzava non per bontà, ma per ragioni di sicurezza. Le minoranze escluse si incattiviscono. Gli epigoni di Moro (epigoni senza averlo letto), invece, praticano la persecuzione e incattiviscono il mondo.
Io vidi e conobbi Lotti in trono.
Mi era simpatico. Mai piegato il ginocchio né con lui né con altri, ma oggi a lui deve andare un briciolo di solidarietà e a Letta una montagna di disgusto (molti dicono che quello di Letta fu piaghere torradu, ma io resto dell’avviso che chi più ha potere, più deve avere pietà e attenzione. Potrebbe salvarsi l’anima).
Rifletto da giorni su un tema: la moda. Lo faccio perché sto scrivendo un articolo su alcuni aspetti dell’opera di Abelardo, che si contrappose moltissimo alle ‘mode’ del suo tempo e la pagò (il libro cui teneva maggiormente fu dichiarato eretico e bruciato). Chiaramente intendo per moda l’opinione pubblica dominante. Un grande sociologo collettivista come Luciano Pellicani sostiene che “con la moda non si discute. Ci si attiene ad essa volendo o nolendo”. Perché? Perché è un potere impersonale contro il quale i singoli individui non possono far nulla. Non so in quanti siamo, ma qualcuno comunque c’è che pensa che non esistano poteri impersonali, ma solo creazioni di gruppi di individui che si impongono perché altri individui ad esse si piegano o le trovano utili o piacevoli. Questo sito è un recesso di quanti non si piegano.
Molto bene ed esaustivo professore,per me lei sempre illuminante.
@ Gianni Pisanu Leggo e ripeto, anzi, trovo conferma al branchismo, senza per questo dar delle bestie a nessuno, come lei sa bene (è molto gesuitico forzare la lettera per evitare la sostanza, ci hanno già provato, fallendo, con toddare). Lei non ragiona su ciò che dice Merlo, dice solo che non ha la barba. Solito argumentum ad personam di chi non tollera dissenso, per poi definirlo ‘barboso’ Spiritosaggine debole sul gioco di parole. Sia più arguto. Antonello Piroso ha avuto una risposta in diretta che per lei è risolutiva, per me no. Dopo di che, da branchista, per zittire, lei riafferma la vittoria del Centrosinistra che io non nego assolutamente. Io mi oppongo alla nuova moda del centrosinistra e la prego, mi faccia lei una cortesia, si faccia una ragione del fatto che io non parteciperò al coretto.
Branco. Dare delle bestie a chi non è simpatico non è bello. Dare tanto spazio al pensiero di Salvatore Merlo poi mi sembra uno spreco. Da quando lo intravvedo senza barba non posso neanche definirlo barboso. Antonello Piroso ha avuto una risposta in diretta che io condivido. Stia bene prof. sinceramente. In Sardegna ha vinto il centrosinistra se ne faccia una ragione.
All’Università ho avuto la fortuna di incontrare Professori che oggi posso definire illuminati: chi ci diceva di non prendere mai per oro colato niente di quello che ci veniva detto, neanche quando fosse stato lui stesso a dirlo (“leggete, studiate e solo dopo fatevi una vostra opinione”) ; chi invece ci ricordava di essere “bipedi pensanti e non pennuti replicanti”. Tanti anni sono passati e se tante cose ho dimenticato degli esami allora sostenuti, questi sono gli insegnamenti che non dimenticherò mai. E’ per questo che leggo con piacere i suoi articoli Professore: le voci fuori dal coro mi rasserenano con questo mondo e soprattutto stimolano la mia mente, e se poi si aggiunge anche una buona dose di umorismo, ancora meglio.
Avevo previsto che la sbornia sarebbe passata in fretta !!!
Mi sono sbagliato : sono abituato ad atteggiamenti civili !!!
I presupposti ci sarebbero ,ma tant’è !!! ,la voglia di potere , il traguardo raggiunto e la consapevolezza di essere finalmente “a cavallo” fa perdere anche i più elementari modi di civile convivenza e di modestia
( anche falsa ) .Deus nde ardede de poveru irrichidu e de chie non hada mai appidu abba in brocca ,ca solu du fragu de su inu lu imbriagada. Ci aspettano periodi intensi !!!
Andarono per toddare e tornarono…
Caro Paolo, il risultato abruzzese dovrebbe riportare a terra il volo pindarico del campo largo ma, dici bene, resta vivo in Sardegna l’atteggiamento da branco. La crisi da astinenza prolungata alcuni esemplari riduce, o addirittura annulla, la lucidità nell’analisi e acceca di fronte ad un dato chiaro a tutti tranne che a loro stessi. Hanno vinto di strettissima misura, per effetto del voto disgiunto e per repulsione nei confronti dell’avversario impresentabile. Hanno vinto ma non convinto. Sono minoranza nella società sarda e maggioranza consiliare per effetto di una legge elettorale speciosa. E tuttavia da settimane suonano la fanfara trionfale, da settimane, sulla stampa e tv, si imbrodano di una vittoria di cartone che li illude di poter essere autosufficienti. Le alleanze elettorali assumono geometrie variabili (Calenda in Sardegna era il diavolo, in Abruzzo un gran figo!) e persino i numeri vengono usati secondo la convenienza del momento, anzi, come disse George Bernard Shaw «Spesso ci si attacca ai numeri come gli ubriachi si attaccano ai lampioni, non per farsi illuminare ma per farsi sostenere». Mi auguro che quanto prima “i vincitori” sardi si misurino con la realtà per attrezzarsi a tentare di vincere le prossime amministrative, vincere convincendo.
Bene meda, Pàulu!
Deus ti muntenzat sanu, forte e cuntentu!
Il Branco largo in Sardegna già si scanna su poltrone e assessorati, ne vedremo delle belle…
Bell’articolo, che fa pensare.