Nessun giornale mi pare abbia dato la notizia del fallimento dell’ultima assemblea dei soci convocata dal Cda di Abbanoa per l’8 ultimo scorso.
Non si è presentata la Regione, che illegittimamente fa ancora parte dell’assetto azionario.
Non si sono presentati i comuni.
Di fatto il Cda è stato sfiduciato.
Questo accade mentre pende un durissimo confronto giudiziario in sede amministrativa, al Tar, e penale, tra Abbanoa e un’impresa privata che ritiene di essere stata illegittimamente esclusa da un bando di gara per servizi e lavori che aveva vinto. Dietro c’è un contenzioso milionario.
Adesso, non appena si insedierà la nuova Giunta, il caso Abbanoa funzionerà come reagente del tasso di profondità di pensiero del nuovo governo regionale e come cavallo di troia dello svelamento potenziale del backstage del passato governo di centrodestra (con adeguato compenso anche all’opposizione) da parte di diverse magistrature.
La sensazione generale che si ha, però, è che il caso Abbanoa confermi come il Palazzo di Giustizia (i Palazzi di Giustizia, ce n’è uno che fa più inaugurazioni che indagini) abbia perso sapere e capacità di azione rispetto ai white collar crimes. Prima, nei decenni passati, colpiva nel mucchio, faceva molte vittime innocenti (e questa era la sua grande schifezza), e solo alla fine, sul sangue innocente, arrivava faticosamente a circoscrivere il reato. Non ne abbiamo alcuna nostalgia.
Adesso, sia detto senza offesa, il Palazzaccio sembra non capire nulla, come conferma l’inedia che lo ha colpito sui soldi dati a pioggia ai privati dal Consiglio regionale per ben tre finanziarie e che hanno avuto un effetto evidente nelle ultime elezioni. Se si sono inferocite, nella comunicazione e nelle pratiche politico-commerciali, le elezioni (se il Branco Largo è cattivissimo nella comunicazione – ma in Abruzzo la cattiveria aggressiva non ha pagato come in Sardegna, dando così ragione a Salvatore Satta – il Centro-destra è inquinante nelle pratiche di presidio del consenso), si deve prendere atto che si è immammolita ogni giustizia (a parte quella che insegue rapinatori militarizzati e spacciatori di droga che è l’unica preoccupata di una cosa vera: la mafiosità di alcuni presupposti delle attività criminali sarde).
Forse non è solo il Palazzaccio a non capire nulla ma anche l’informazione.
Questo perché, ad esempio, stasera apprendo dal Tg1 (sovranistà?) che la Procura di Sassari, ” ha concluso le indagini sui fratelli Becciu” con accuse anche gravi. Avevo appena sentito titoli e servizi della testata (nel vero senso della parola) regionale dell’informazione, Tg3, che nulla aveva riferito nel merito. E le edizioni online dell’ unione e nuova allineate alla disinformazione. Ma allora che ci stanno a fare?