Solo pochissimi giornali stanno raccontando la storia di Marjan Jamali, in particolare L’Unità e Domani.
La riprendo per impegno civile e perché è esemplare di come la forza degli apparati stritoli gli individui, di come, oggi più di ieri, se non si è gruppo, tribù, partito, le probabilità di essere falciati dai vecchi e nuovi poteri è altissima. Tutti parlano di dignità della persona, ma in realtà sempre più la libertà individuale è vista e sospettata di essere un problema. Specie se a essere libera, magari non à la page, ma libera, è una donna.
Marjan Jamali è iraniana. Insieme al figlio di otto anni è partita dalla Turchia alla volta dell’agognato Occidente il 22 ottobre scorso, a bordo di un quindici metri con centinaia di persone. Costo: 14mila euro. Marjan parla farsi, la lingua degli iraniani e di molti afgani e uzbeki, insomma di poco più di 77 milioni di persone, diversa dall’arabo (il farsi è una lingua indoeuropea, l’arabo no).
Durante la traversata, tre scafisti cercano di violentarla. Sono iracheni. Parlano arabo. La difende un altro iraniano, che viene minacciato dai tre.
La barca viene intercettata dalle autorità italiane. Iniziano gli interrogatori su chi fossero gli scafisti.
A rispondere prontamente sono proprio i tre scafisti, che indicano Marjan e l’unico ragazzo iraniano che la difese. I tre, fatta la deposizione, scompaiono. Non sono più reperibili.
Qui trovate il dettaglio di questo abominio di Stato.
Marjan il 23 febbraio denuncia i suoi aggressori, fa nomi e cognomi, indica testimoni. Marjan parla farsi. Le autorità italiane arrestano Marjan, la separano dal figlio (affidato dal Tribunale dei Minori a una famiglia afghana in una comunità in Calabria). Mirjam disperata tenta per due volte di ingurgitare psicofarmaci. Lunedì 26 viene trasferita all’improvviso dalla prigione di Reggio Calabria al reparto psichiatrico del carcere di Barcellona Pozzo di Gotto. L’avvocato difensore ha comunicato che la pm della Procura di Locri “ha richiesto di procedere con giudizio immediato “senza accogliere la richiesta di interrogatorio presentata nei termini di legge”. La prima udienza del processo che si svolgerà con rito ordinario è prevista per l’11 marzo.
Prima di chiudere, vediamo l’informazione.
Su Avvenire: «Gli investigatori della Polizia hanno accertato che la giovane donna aveva fatto già altri due viaggi, cambiando nome e età. Non con ruoli secondari (…) Ma il trucco non le è riuscito, grazie alle indagini degli investigatori del Commissariato della Polizia di Siderno”. E sul Giornale: “La stessa donna era stata individuata nel ruolo di scafista altre due volte».
Commenta L’Unità: «Niente di tutto ciò sta negli atti. Al giornalista che firma il pezzo di Avvenire venerdì ho chiesto chi gli avesse dato queste informazioni preziose: i due viaggi precedenti, il ruolo a bordo e la cocaina. Mi ha risposto che la notizia veniva da persone della comunità dove è il bambino e che a loro le aveva presumibilmente date l’interprete. Presumibilmente».
Qualcuno dei lettori inviterà alla prudenza, come al solito e, forse, come è giusto. Ma ciò che trovo intollerabile è mandare in galera persone sulla base di testimonianze non verificabili dalla difesa e non ascoltare l’imputato prima di incarcerarlo. Questo è ancora lo Stato in cui viviamo. Ciò che trovo ormai terribile è l’autorità morale attribuita d’ufficio alle voci maturate nei centri di accoglienza che hanno intorno molte aree grigie che i giornalisti e i magistrati dovrebbero invece saper discernere.
Marjan siamo noi.
credo che l’esame per poter essere “Giudice” e,quindi, poter decidere sulla vita altrui,dovrebbe anche prevedere una parte di Umanità……senza questo esame le Leggi sono solo uno strumento,usato come un’arma,sulla pelle dei piu’ deboli…..ma della Giustizia è necessario avere fiducia: anche se talvolta puo’ vacillare per questa mancanza…..
Ho cercato su google.: 4 rilanci + un profilo LIn che riporta ‘psycologist’ – che nell’istante mi ha fatto rabbrividire. Poi, però, ha ‘accessibile’ un solo post, di un mese fa, incomprensibile per la lingua, lo immagino come ‘appello’, ma conta poco.
Su Avvenire online non si trova riferimento.. Sull’Unita si riporta, tra le cose, il fatto che bastava fare un paio di chiamate perché ‘esiste una ricevuta di pagamento, con il nome dell’Agenzia alla quale sono stati versati i soldi’.
È allucinante, tutto.
Non giudico, né condanno o assolvo. Non abbiamo nessun elemento reale per poterlo fare. Eppure, abbiamo una storia. Una di mille che chissà come è emersa.
Esiste una possibilità (credo remota) che Marjan sia colpevole? Forse si.
Ne esiste almeno un’altra, che la vede innocente. E in questo caso stiamo decretando la fine della sua vita, chi non impazzirebbe in una situazione così? E stiamo alimentando la crescita di un ragazzo altamente problematico. Chi non crescerebbe in cerca di vendetta, in una situazione così?
Noi possiamo purtroppo solo parlarne. Alimentare un tam tam mediatico che renda il caso interessante tanto da emergere alle cronache locali. E comunque aspettare. Aspettare che se ne parli.
Aspettare che avvocati, tribunali, traduttori, medici e carcerieri possano trovare il loro ordine in un giudizio.
Possiamo sollevare l’attenzione sull’importanza di questo giudizio, ormai in corso. E denunciare, ove lo si ritenga viziato.
Vado a letto con il pensiero di Marjan. Di un bimbo di 8 anni che aveva già mal vissuto troppo. Non riesco a giudicarla neanche se fosse vera l’accusa.
Siamo immersi in un sistema privo di rispetto per l’altro, soprattutto quando l’altro è più debole. Soprattutto quando l’altro è donna.
Grazie per aver scritto di questa storia.
Da voce, nell’istante, a mille altre che mai avranno luce.
Non conosco l’episodio e quindi mi è difficile esprimermi in merito ; comunque ,seguendo il racconto del Prof. non posso che meditare sulla superficialità bacon cui vengono imbastite accuse ed imputazioni ( spesso cadute dopo approfondimenti giudiziari ) ,che modificano la vita di uomini e donne inermi che non sanno o non possono difendersi ,.
Questa società è malata e ,purtroppo, caratterizzata da scorciatoie che non sempre sono indolori per chi le deve percorrere e subire . Oltre al dispiacere personale , cosa fare ,? Siamo in un vicolo cieco senza uscite di sicurezza !!!!
Grazie, l’informazione libera è il sale della democrazia
Ho sempre avuto paura, di ciò che possono fare certe funzioni di stato che hanno il compito di tutelare la libertà dei cittadini, invece mancano di sensibilità umana e non hanno la giusta visione dei fatti, sui casi di cui si devono occupare… Auguro a Marjan di trovare qualcuno/a che si occupi seriamente di Lei…
mi è capitato di guardare trasmissioni di “mala” in TV ( ampia scelta minimo 3 al giorno!!)….la presunzione di innocenza da loro non esiste… anzi… che squallore…ma la buona informazione dove è finita??