Quando ieri è stata diffusa la notizia della tragica morte di Giulia Cecchettin, mi si è gelato per l’ennesima volta il sangue.
Il male non ha senso.
Sono cristiano, di quelli che non credono a favole, miti, incrostazioni varie, di quelli dell’essenziale.
Eppure, la spiegazione cristiana del male, cioè di un luogo ontologico del male che si chiama convenzionalmente ‘diavolo’ non funziona, a meno di ammettere che i diavoli siamo noi, noi siamo gli angeli decaduti, noi quelli che hanno un pezzo di cuore nero che bisogna essere educati a combattere. Ho letto d’un fiato I filosofi del male, di Stefano Brogi, Storia della teodicea da Platone ad Auschwitz. Ho imparato tante cose, ma ne sono uscito più affamato di prima e oggi mi dispero.
Ho due figlie. Se fosse successo a me, come padre, ciò che è successo al padre di Giulia, sarei finito. E un po’ lo sono anche a distanza. Sono bloccato, inibito, terrorizzato da questo male. Una delle mie figlie ha studiato nella stessa università di Giulia. Conosco l’ambiente di quegli studenti universitari.
Noi uomini non siamo tutti buoni e molti, troppi, sono educati male.
Educati a possedere.
Educati a non accettare i ‘no, tutti i ‘no’, ma in particolare quelli affettivi.
Questa storia maledetta del possesso è un disastro emotivo.
Nasce anche da un’idea sbagliata del sesso, come se l’uomo possieda la donna e la donna ne sia posseduta. Chi ama e conosce il sesso come gioco e linguaggio sa che questa è la più grande falsa ideologia della storia. Chi pensa di possedere una donna sessualmente, poi pensa di possederla socialmente.
Odio i maschi che sessualizzano il mondo.
Amo mia moglie perché amo stare insieme a lei, perché è compagna e compagnia, perché mi spiega a me stesso. Si sta insieme per costruire insieme, per compiersi insieme, per sostenersi. Non penso che sia mia. Penso che mi faccia l’onore di stare con me.
Insomma, non ho parole, non trovo parole per spiegarmi e spiegare. Mi dispero e vivo.
Professore,
no, non siamo Angeli decaduti.
Questa è la narrazione esemplificata
Giudaica/Cristiana della Cosmologia religiosa(cristiana)
dal pretendere di saper distinguere il Bene dal Male.
Quando scrive di “diavoli” Lei che è di etica cristiana:
scevro da
Favole, Miti e incrostazioni varie,
dimentica che quel Male si compiace nel voler fare del male ai propri simili, dimentica che da sempre è insito nella natura umana.
Lei che è Professore, Lei che si è assunto il gravoso còmpito di Istruttore scolastico, Lei che ha a Sua “dipendenza” centinaia di ragazze/ragazzi prossimi Conduttori della nostra Sardegna non insegni loro solo le materie scolastiche, ben altro, a comprendere il Suo scrivere ne è capace.
Se posso; si adoperi affinché l’insegnamento non sia il pensatoio sociale unicamente dedicato alle LGBT ed ai diritti delle minoranze etniche tanto da voler imporre a noi, in nostra terra natia, le loro basse volgari e medioevali usanze.
Non è il Sahara che ci divide.
È il mar Tirreno che ci divide da Dante.
Professore, nel discorrere coi suoi studenti, insegni al Suo auditorio scolastico che il male non è tanto il “diavolo” ma, ripeto, quel Male che da sempre ci tiene compagnia, quel male chiamato rabbia, invidia, attaccamento a sentimenti non sempre condivisi.
Insegni loro che tutto passa, rabbia, invidia, attaccamento non hanno Fondamento quale caposaldo nel Divenire.
Professore, scrive che è libero da incrostazioni religiose e ancor più da cristiano nega Favole e Miti.
Tanto La debbo contraddire :
la Sardegna è un Mito quale settimo e sconosciuto Continente, tant’è che tanto si adopera con “Sardegna e Libertà”
a dar lustro al nostro comune Mito : Sardegna e Libertà.
Nulla scrivo della dolce Giulia non più tra di noi, nulla scrivo del baratro oscuro ove è precipitato il ragazzo Filippo tanto da arrecare infiniti lutti ad entrambe famiglie.
Quel che duole per come i “media” si dice così? Si sono appropriati delle sofferenze altrui per condurre i loro squallidi programmi, sì, appositamente creati per speculare sulle disgrazie altrui, sì da ipocriti qual sono coi loro abiti caldi,con le loro cravatte multicolori, col loro ostentare sul reverso della giacca la coccarda a fiocco qual simbolo in difesa delle donne, tanto basta loro ad ergersi difensori di donne.
O meglio, difensori di loro lauti stipendi, tutto grazie alle disgrazie altrui.
Che il ragazzo Filippo trovi pace per l’atroce crimine commesso.
Che presto la dolce Giulia possa ritornare tra di noi ad insegnarci amore e pace, lontani da attaccamento e sofferenze mentali.
Grazie.
Egregio Campesi, il sistema ha cancellato il suo commento. Se vuole lo invii nuovamente. La inviterei a essere un po’ più conciso, forse il sistema ha cassato il suo commento per questo motivo (lo ha fatto anche con altri o con chi, non è il suo caso, usa nomi diversi con Ip identici).
Alla c.a. redazione Sardegna e Libertà,
in mattinata vi ho inviato un commento in riferimento
“Non riesco a scrivere”
a tutt’ora non ne vedo la pubblicazione ; trattasi di un disguido oppure il Professore Maninchedda a posto il veto?
La conferenza stampa di Soru.
… Le pare, infine, che uno che pubblica tutti i commenti, fuorché quelli offensivi…
Nulla ho scritto di offensivo.
Grazie
Leggo…Quante chiacchiere per lo piu inutili,quanta retorica … credo sia molto più complesso di come avviene la narrazione.La storia di Edipo ne può essere un esempio fino a poco tempo fa era solo una leggenda ora abbiamo scoperto che è realtà profonda della psiche …ma se la nominassimo in modo esplicito cosa accadrebbe?? …Sarebbe necessaria una riflessione lunga,articolata non cercare le presunte colpe.Ora è il momento del cordoglio del silenzio questo si, non delle “colpe”.
forse mi sbaglio ma credo vi sia un malinteso.
la sig.ra Marina ha parlato del mite, ma io credo non si riferisse al Prof ma direttamente a Gesù. questo almeno mi è sembrato.
Oggi non riesco a dire buongiorno, ma un grazie riesco ad esprimerlo Paolo, per il dolce e tragico pensiero. Sono figlia, sorella, moglie compagna amica ,madre. Sono nata e cresciuta in una tipica famiglia barbaricina. Padre severo per convinzione, madre severa per convenzione. Sai dove il padre sente quasi come se non facendolo non assolvesse al proprio dovere di uomo di casa, ma era del 1927, un altra epoca, ma questa severità incontrava, attraverso la presenza della madre, un azione mitigatrice, dove a volte riusciva ad avvolgere il tutto in un velo di dolcezza. Ho imparato come sappiamo farlo solo le donne,tutto, ma sopratutto ho imparato che a tutti è dovuto il rispetto. Su questo mio padre non transigeva. Oggi sono madre anche io, di tre splendidi ragazzi , e mi piange il cuore se penso che questo ragazzo di soli 22 anni abbia potuto commettere un atto così visceralmente bestiale, da noi si dice ” galu essinde dae s ovu” ,manco il tempo di essere al mondo e già sei un angelo caduto. Mancanza genitoriale? Non credo, non solo, tutti siamo manchevoli, come società educatrice. Abbiamo abdicato , non siamo più vicinato, cortile, piazza, muretto!!! Leggevo un articolo riguardante l’antropologa Margaret Maude, che spiegava il concetto di civiltà, facendo il parallelo con il mondo naturale, ” se in natura ti rompi una gamba sei morto, perché nessuno te la cura, ecco , noi abbiamo imparato a curare le fratture , quindi siamo civili, abbiamo cura di chi è ferito, fratturato, ma è proprio così, o aveva ragione Hobbes? Homo homini lupus è sempre la nostra eredità? Mi auguro vivamente di no. Mi auguro che abbia ragione il mio prof. Con homo homini Ludus. Che ognuno di noi non perda la sua parte innocente che è salvifica e combattiva del male puro.
Futuro triste e doloroso x la famiglia Cecchettin, ma anche la famiglia Turetta sta vivendo un dramma. Urge immediatamente introdurre una nuova materia scolastica (dal momento che NOI genitori non siamo capaci) che insegni il rispetto altrui e la buona convivenza
@ Marina Marina, io non sono un mite. Gente come me diventa mite perché amata, perché sente di dover rendere ciò che ha ricevuto.
Però, invece, è riuscito nel suo sforzo e ha scritto. Le cose fondamentali del suo sentire. Sono d’accordo che una “nuova educazione maschile” sia la via, e una possibilità.
Tra le frasi ricorrenti e indiscutibili di mio Padre Peppino (in chelu siata) ne ricordo una in particolare: “Figlio mio ricordati che le donne non si toccano neanche con un fiore”.
Non ricordo mio padre uscire o rientrare da casa senza dare un bacio a mia Madre.
Grazie Peppino per avermi educato così. ❤️💃👠
E abituiamoci finalmente a dire qualche NO, a questi figli nostri…., non possiamo sempre dire di sì solo perché non vogliamo complicazioni… Abituiamoli all’ idea che non si può avere tutto, non è sana questa idea del possesso a tutti i costi…i rapporti interpersonali, sentimentali, lavorativi, filiali, coniugali, si costruiscono non si comprano. Come mamma sono disperata all’ idea di questa figlia morta in questo modo, come donna vorrei urlare la rabbia viscerale verso questi maschi ( non uomini) maschi egocentrici e vuoti. Riposa in pace Giulia.
Grazie Paolo,
qualcuno dovrà pure iniziare ad ammettere le storture.
È necessario che i maschi capiscano che il problema della violenza sulle donne è un problema di tutti, anche di chi non la pratica.
Non se ne uscirà da questo orrore finché la vostra categoria non ammetterà con onestà di essere cresciuta ed educata (anche dalle donne), al privilegio di essere superiore in qualche modo.
È dura, certo, ammetterlo.
Più facile chiamare “mostro” chi compie il femminicidio, la coscienza rimane più tranquilla.
Tu hai tre donne in famiglia e io credo, spero, siano cresciute in ambienti protetti, ma il dato statistico ci dice che due donne su tre hanno subito abusi (che vanno dal palpeggiamento allo stupro) almeno una volta nella vita, dall’infanzia all’età adulta.
I maschi avete un problema, grande, ma se continuate a negarlo, le vostre figlie, amiche, madri, sorelle saranno sempre in pericolo.
Lidia
Io non sono un grande Cristiano nel senso forte, ma ho un grande rispetto della vita altrui, qualunque sia la motivazione che possa spingere un essere umano a gesti così insensati; non riesco ancora a smaltire la rabbia di quanto è accaduto alla povera Giulia, quel ragazzo è un gran vigliacco… lui non amava Giulia, ne voleva solo il possesso, come hai ben detto… siamo oltre la follia, certi uomini hanno merda (permettimi il termine) nel cervello, non riesco ad esprimere ampiamente ciò che provo dentro me…
buona Domenica
Sì che ci riesci, benissimo.
È successo quello che si temeva. Silenzio e sgomento.
Fra coloro che parlano si invocano lezioni a scuola. Forse sì, educazione sentimentale. Ma tutti siamo coinvolti nell’educazione sentimentale dei nostri giovani. In modi diversi. Questo che viviamo è un tempo di elaborazione di nuovi modelli, forse non tutti adatti o troppo dirompenti, ai quali si sovrappongono scorie di ciò che a parole riteniamo di aver superato. Non più tardi dell’anno scorso mi si diceva che non esisteva un trattamento oppressivo e discriminatorio verso le donne. Per tutti, per tutti è ora di prender coscienza.
Prof. mi ha commossa, ha semplicemente parlato d’amore, la semplicità del mite