Si esce dalla sala più civili e più umani.
È rarissimo vedere opere che uniscono insieme un ritratto e un affresco; questa ci riesce in un modo elegantissimo, semplice, intenso e ironico.
È un film con radici profonde; è stato pensato per una vita. Non si riesce a dire così tanto in modo così semplice se non lo si è pensato a lungo, se per molto tempo non lo si è vissuto senza volerlo dire, se per un’eternità non lo si è fatto divenire carne, sangue, mente, pensiero, forma, arte. La verità non si fa raccontare direttamente; solo i grandi artisti riescono a renderla raccontando una storia, in qualche modo parlando apparentemente d’altro.
Si sta a disagio sin dalla prima scena, come quando, di fronte a una grandezza inattesa, ci si copre il viso.
C’è la migliore scena d’amore del cinema italiano degli ultimi decenni, una scena senza parole, magnifica, senza un solo bacio eppure eroticissima, un amore che trasuda dagli occhi e da un pezzo di cioccolato, l’amore che ogni uomo e ogni donna dovrebbero sapersi meritare, l’unico amore che fa compagnia. Mai visto il desiderio esprimersi in modo così intenso, innocente, salvifico.
C’è la violenza, una terribile, volgare, rozza, ostentata e prepotente violenza privata. Una violenza che si fa inciviltà per quanto è diffusa, per quanto è mascherata e negata. E c’è l’ipocrisia delle canzonette che la nascondono, la occultano.
C’è l’amore tra le donne. Quello tra le amiche, incapaci di menzogne, terribilmente diretto e franco, che non nasconde nulla della realtà della vita; e c’è quello tra una madre e una figlia, immenso, monumentale, radicale, irraggiungibile.
C’è l’aspetto migliore della storia, quando il diritto si trasforma in compagnia, in civiltà, in libertà. C’è una scena che restituisce dignità ai singoli, perché la restituisce a un popolo che sceglie di essere civile. C’è la democrazia prima della disillusione, prima della trasformazione degli elettori in consumatori solitari.
C’è una sapienza nella costruzione dei dialoghi che si riscontra ormai raramente. Non il concettare ampolloso degli inglesi. Non il cinismo pessimista dei francesi. Non il disincanto catto-imperiale degli spagnoli. Sono i dialoghi della commedia italiana, ma ben pensati, ben costruiti, orientati al significato e non a chiudere tutto troppo in fretta con una battuta. C’è un pensiero sul linguaggio, non l’abitudine ad usarlo. C’è il sorriso e c’è la risata, ma entrambi costruiti col ritmo e lo stile giusti, sapendo giocare con i registri della lingua e con i colori del romanesco.
Finalmente si sta di fronte a qualcosa di intenso.
Una lezione di amore e civiltà.
Bellissimo articolo, degno di un film stupendo.
La scena d’amore al cioccolato e la dignità del diritto al voto sono luci nello squallore quotidiano dei sentimenti esibiti e dei diritti traditi.
Grazie
Un film da Oscar con una Cortellesi monumentale. 💖
Andrò a vederlo dopo aver letto questa recensione molto intrigante!
Sono un ammiratore della Cortellesi. Aspettavo di vedere il film da te citato. Ora lo aspetto con maggiore interesse.
Grazie della puntuale recensione.
Un saluto
Bellissimo film e commento davanti al quale i cosiddetti critici cinematografici dovrebbero cambiare mestiere. Bravissimo
Grazie per come le hai raccontate. Sono uscito dal cinema con le stesse emozioni
Sarebbe troppo definirlo capolavoro?