Ieri nel Pd del Sulcis è stato proposto questo comunicato, poi respinto dagli organi di partito.
Ne trovate una traccia debolissima solo sulla Nuova ed è una cosa grave.
Il documento è infatti di una evidente contestazione del metodo e del percorso che ha portato il Pd a ignorare i propri candidati alla carica di Presidente della Regione, a costringerli al silenzio o all’abbandono del Partito, a costruire un’alleanza populista per la Regione, con la perdita di tutta l’area riformista e liberale della coalizione, in poche parole, a candidarsi ad arrivare terzo alle elezioni e a confermare l’ormai avvenuta trasformazione del Pd in un partito del potere e del professionismo politico parassitario.
In uno scontro Solinas, Todde, Soru, la partita è tra Soru e Solinas, c’è poco da fare, la Todde faticherà a essere riconosciuta come sfidante.
Quello di ieri del Pd del Sulcis è stato l’unico appello interno che abbia avvertito il partito dell’imminente schianto. Credo meritasse un briciolo di attenzione. Invece poco o nulla. Perché?
Mi do due risposte di default.
La prima: L’Unione Sarda, proprietà dell’unica persona che mi abbia difeso dall’aggressione della magistratura, si sente minacciata da Soru. A torto o a ragione (per me a torto, la posizione di Soru su Zuncheddu mi sembra, a naso, cambiata), tra vedere e non vedere, L’Unione sostiene la Todde oltre la decenza della cronaca, per contrastare Soru. Ne è un esempio l’attacco dell’articolo di Roberto Murgia (persona e professionista degnissimo, sia chiaro) di oggi: “Pd e Cinquestelle non hanno ceduto”: un capolavoro di inversione della logica e della storia. In primo luogo perché chi ha svolto un ruolo di svergognata pressione sugli altri sono stati proprio il PD e i Cinquestelle, quindi, se qualcuno non ha ceduto, questi sono tutti quelli, per esempio I Progressisti, +Europa, Liberu, che non hanno accettato il ricatto politico dei Cinquestelle (“O la presidenza a noi o noi fuori dalla coalizione”) e che hanno reagito al disegno sterile del Pd di fare il guardaspalle dei grillini in cambio della speranza del potere.
La seconda: La Nuova Sardegna ha come azionista privato principale l’ing. De Pascale, presidente di Confindustria e presidente della Camera di Commercio di Cagliari (che, inevitabilmente, per il potere che sta accumulando, finirà per confliggere con Soru, se Soru sarà presidente). De Pascale è, me lo disse lui, un partner strategico di Terna e Terna vede nella Todde un politico di riferimento per come a suo tempo difese il Tyrrenhian Link (il cavo sottomarino che costerà circa 2500 licenziamenti nell’area di Cagliari). La redazione sassarese è per Soru; la proprietà per Todde, ergo……il comunicato del Sulcis è apparso come una nota stonata.
Il notista politico della Nuova è Umberto Aime, persona rispettabilissima e indipendente (per l’appunto, l’unico che dia conto della discussione nel Pd del Sulcis), che però risente del dover vivere per mestiere nella buvette del Consiglio regionale e nella sua redazione. Il contesto conta. E così oggi Aime deduce dal no esplicito di Italia Viva alla Todde la conseguenza che Italia Viva o andrà a Destra con Solinas o non presenterà liste. Per quale motivo Italia Viva non possa invece chiudere con Soru resta un mistero (cosa, invece, che mi sembra naturale, dato il profilo riformista che la coalizione di Soru sta assumendo), se non pensando che La Nuova abbia come linea far di tutto per non fare apparire Soru come una coalizione, quale in realtà già è, e per di più di tipo riformista a fronte di quella populista in cui si è impantanato il Pd.
Si pone, insomma, il problema dei luoghi nei quali una persona normale può formarsi una sana opinione.
Nelle assemblee pubbliche?
Forse, ma queste inevitabilmente hanno un che di propagandistico, di emozionale, che non è proprio il massimo per chi voglia porre domande e cercare di capire.
In rete? Forse sì, ma è come muoversi con Google Maps in un mondezzaio, col rischio di ricevere un mazzo di sedano in testa, di pestare un uovo, di scivolare su una buccia di banana. Questa condizione di apprendimento sporca mi pare tanto abominevole quanto inevitabile e mi deprime.
Cercherò, per come potrò (e se ne avrò voglia) di sollevare qui problemi paradigmatici, cioè tali di per sé da illuminare oltre se stessi.
Per esempio: perché in campagna elettorale si parla sempre di cose da fare e mai delle persone con cui farle?
Se io dichiaro di voler gestire la transizione energetica in modo intelligente e poi nomino assessore dell’Industria una persona che del settore conosce solo le emergenze retoriche, quanto risulto credibile? Non dico che i candidati presidenti dovrebbero dichiarare prima del voto i membri della Giunta (io lo farei, ma mi rendo conto che non posso chiederlo a nessuno), ma certamente potrebbero rendere espliciti gli staff, in modo da far capire la rosa all’interno della quale sceglieranno. È la composizione della Giunta che svela la buona o cattiva coscienza di un Presidente. Questo è solo un esempio. Magari nei prossimi mesi si riesce a tirare su l’asticella del confronto.
Infine, poiché sono un po’ afflitto (un po’, non troppo) da tutto ciò che si dice sul mio carattere, ho pensato di rispondere a un lettore (trovate lo scambio nei commenti all’articolo sul mio incontro con Soru) come segue, cercando di tagliare un po’ la testa al toro:
Caro Paolo . La conosco – nel senso che ci siamo incontrati e presentati ad una riunione del defunto campo largo. Moderava lei . La stimo e mi piace ciò che scrive. Mi piacciono le sue analisi.
Mi dicono invece che lei sia un po’ aggressivo e a volte intrattabile. Cosa che peraltro non emerge, dalla sua scrittura ed in particolare in questo articolo..Tali caratteristiche caratteriali caratteriali sono state spesso imputate anche al soggetto del suo articolo, Renato Soru, che stimo altrettanto e che considero geniale nelle idee, visionario con capacità di programmare. Ciò di cui la Sardegna ha davvero bisogno. Subito. Ciò che voglio dirle è che se lei Soru riusciste ad essere così costruttivi, comprensivi e finache gentili come apparite entrambi da questo suo articolo, allora si che si potrebbe vincere facilmente la battaglia. Uniti per la Sardegna. Io ci spero.
La ringrazio per la franchezza. Sì, ho i miei limiti. Non sono aggressivo e intrattabile. Sono iracondo. È diverso. Se mi sento gabbato, tradito, manipolato o dolosamente emarginato, metto in atto sistemi difensivi eccessivi. Tuttavia, gli anni mi hanno cambiato. Di Soru non so. L’ho trovato diverso, più umano, tutto qui.