Ho provato a mettermi nei panni di chi sostiene e impone la candidatura di Alessandra Todde alla Presidenza della Regione Sardegna. Fatte tutte le verifiche del caso, mi pare che l’argomento principale sia di tipo matematico: senza di lei al vertice, i Cinquestelle si ritirerebbero dall’alleanza e dunque ci sarebbe una maggiore probabilità di sconfitta.
Anche in questo caso, mettiamo da parte il vago sapore ricattatorio che una candidatura ottenuta in questo modo porta con sé e stiamo al punto: è vero che Pd e Cinquestelle uniti vincerebbero le elezioni? La risposta è no, non sarebbe sufficiente la loro unione, anche se sommassero tutti i voti presi separatamente. Ma poniamo che l’alleanza sia autosufficiente elettoralmente, per quali ragioni sarebbe appetibile?
Prima risposta: perché apparirebbe vincente. Eppure, in realtà, per sembrare tale, ha bisogno di molti alleati, proprio quelli che ha escluso dall’accordo iniziale. Siamo di fronte a un paradosso logico: un ménage a due che però ha bisogno di più amanti, non consenzienti, per reggersi e andare avanti; una promiscuità fondata sulla convenienza piuttosto che sulla convinzione che è ormai diventata di dominio pubblico e che non ha alcuna appetibilità affettiva.
Seconda risposta: perché garantirebbe l’unità della sinistra. Qui si apre un altro livello di analisi: si è consapevoli che molti che hanno votato Cinquestelle come alternativa populista al riformismo Pd, non lo rivoterebbero dinanzi a una alleanza proprio col PD? La base più profonda dei Cinquestelle è una base antisistema, non lo si dimentichi. Qualcosa dovrebbe aver insegnato il recente turno di amministrative dove, nel caso di alleanze, il Pd ha più o meno tenuto, mentre i Cinquestelle sono brutalmente crollati?
L’argomento matematico è dunque un’illusione elettorale, a meno che l’alleanza non sia stata preparata da un precedente intenso lavoro di convergenza sui contenuti. Invece, nella legislatura regionale che si sta concludendo, il Pd ha scelto l’opposizione soft di scambio e di distrazione, i Cinquestelle hanno fatto l’opposizione dura insieme ai Progressisti e, si licet parva, insieme a me. Il Pd, per quattro anni, ha negoziato favorini su ogni finanziaria, su ogni collegato e su ogni concorso, fino a partecipare alla vergognosa vendemmia dei contributi a squadre di calcio e associazioni private, i Cinquestelle e i Progressisti no. Ora, il Pd fa il feroce, i Cinquestelle tacciono e i Progressisti tengono l’unico profilo di alternativa credibile alla Destra, ma vengono tacciati di eresia e scissionismo (manco fossimo ai tempi di Trockij) dal neonato consiglio dei mullah degli ex PCI del Pd.
Terza risposta: perché è un’alleanza che suscita entusiasmi e speranza di vittoria. Su questo proprio dissento: la candidatura della Todde è fredda, nata a tavolino, su una figura estranea ai grandi temi della questione sarda (poteri, autogoverno, utilizzo e tutela delle risorse, regole dei mercati ecc.) che peraltro non ha certo guidato l’opposizione in questa legislatura. La Todde, magari suo malgrado, è stone cold, come dicono gli americani, è una candidatura fredda, una candidatura palatina, come Teodorico allevato a Corte e poi lanciato alla conquista dell’Italia. Una origine così sfacciatamente romana poteva essere rimediata con una partecipazione ampia a dibattiti, confronti, piazze; invece si è scelto di farla tacere fino alla candidatura.
Per tutti questi motivi io lavoro a un’altra alleanza, più ampia, meno asfittica, più sarda, che sia sperimentale e nazionale per la Sardegna, un’alleanza costituente, oltre i confini del maggioritario ma dichiaratamente alternativa all’esperienza Solinas.
Sono un uomo ‘caldo’; ho bisogno di passioni, di valori, di programmi e bandiere.
Mi rimproverano la prossimità ai Progressisti. C’è un altro partito che lealmente abbia fatto opposizione e che abbia mantenuto accesa l’attenzione sui temi della Nazione Sarda?
Mi rimproverano la prossimità a Soru, dopo tante battaglie.
La verità è che le circostanze hanno riportato me e lui dove avevamo iniziato insieme: la proposta del 2004 con Progetto Sardegna di avviare simultaneamente una nuova fase politica e istituzionale della Sardegna.
Le idee fanno mille giri e poi ritornano.
Quell’entusiasmo, ripulito dai radicalismi dei neofiti, mi pare stia ripartendo nella società e mi pare riguardi anche pezzi del centrodestra, esattamente come vent’anni fa.
C’è una certa stanchezza delle cose scontate e ripetute.
Avverto un vento di composta mobilitazione che sta aspettando solo un segnale di credibile mobilitazione. Vent’anni fa non riuscimmo a cambiare strutturalmente la Sardegna fino in fondo: adesso ci si può riprovare. Siamo migliori di prima, perché siamo stati anche sconfitti. Il dolore migliora. Siamo meno prepotenti, meno narcisisti, meno schematici. E la gente lo sa.
Non sono interessato a guidare una ribellione contro il Pd. È una battaglia troppo piccola per il mio cuore.
Sono interessato a costruire momenti di società cambiata, a costruire un pezzo di una Sardegna nuova, aperta, con più poteri, più capacità di governo, più libertà e più ricchezza. Mi interessa un giuramento della Pallacorda, un’alleanza ampia, inedita, sconcertante e forte, non una schermaglia politica di corto respiro.
La partita è persa e c’è anche il colpevole.
L’arroganza del potere romano.
Buon pomeriggio Professore,
pensando all’evolversi della vicenda in questione qualche giorno fa mi sono interrogato su quali siano i presupposti di una coalizione rispondendomi che quello matematico è il primo, ma non può e non deve essere l’unico. Senza una comunità di intenti, appare evidente che un’eventuale vittoria potrebbe non essere tale nell’evolversi di una legislatura. Le questioni irrisolte andrebbero probabilmente a generare nodi potenzialmente inestricabili. Ma allo stesso tempo sono giunto alla conclusione che, se costruire una coalizione presenta enormi difficoltà, definire una comunità di intenti ne presenta di maggiori. Non si costruisce certo in un giorno. Ci vuole tempo, pazienza, idee, scontri e sintesi.
Penso che siamo solo all’inizio di un percorso complicato e ineluttabile. Ineluttabile per la semplice ragione che Pd e Cinque Stelle si trovano sul lato sinistro degli schieramenti in campo e se non dialogano sono semplicemente sconfitti e con loro sono sconfitte tutte le altre forze oggi all’opposizione di Solinas dai progressisti ai movimenti autonomisti/indipendentisti.
Il posizionamento delle forze in campo, seppur con contenuti non omologabili, rende perciò fondamentale la definizione del perimetro dell’alleanza, ancor di più quando dall’altra parte della barricata si trova una destra granitica come poche volte in passato.
Mai come in questa occasione appare indispensabile bilanciare tutti questi aspetti, ecco perché sono giunto alla conclusione che a poche settimane dalle elezioni non è possibile pensare di costruire una alleanza alternativa a quella che faticosamente si è cercato di mettere in piedi in questi mesi.
Opportuno e responsabile sarebbe concludere questo percorso, forse non del tutto virtuoso, chiudere il perimetro di una coalizione ampia, concordare un sistema minimo di contenuti condivisi, andare a votare e cercare di vincere, augurandosi che il governo possa nel tempo possa portare a definire una visione di Sardegna condivisa.
Forse questo percorso non scalderà il cuore, però in questa fase potrebbe salvaguardare il fegato.
Il tempo per costruire qualcos’altro verrà, forse sarebbe dovuto venire prima, ora occorre rimandarlo al giorno dopo le regionali 24.
C’è un alternativa a questo quadro?
Sì, la sconfitta e altri cinque anni nelle mani di questa pessima destra.
Può non piacere, ma gli atteggiamenti verso il voto sono condizionati dallo spirito del tempo. Per quanto appesantito dall’(in)azione di governo, Solinas beneficerà del vento di destra che spira sugli elettori. Solinas o chi per lui parte favorito a dispetto di quanto qualcuno possa pensare.
Per battere l’attuale maggioranza occorre darsi da pedalare. Renato Soru si è attivato con incontri pubblici nei quali illustra la sua idea su programmi e cose da fare. Racconta e condivide la sua strategia per la Sardegna e la mette a disposizione per il confronto. La posizione di Soru è robusta, ineccepibile se vogliamo: prima si discutono le cose da fare e poi si decide con metodo democratico chi deve guidarne l’attuazione.
La strategia del PD è quella di assecondare la candidatura della cinquestelle Alessandra Todde. Con una serie di acrobazie dialettico-burocratiche si afferma che la candidatura è decisa in Sardegna e che il PD è a disposizione per una coalizione in grado di guidare la Sardegna, salvo non essere disponibili alle primarie chieste da molti potenziali alleati. Forse sono convinti che la partita sia vinta in partenza.
Alle scorse elezioni di circa 760 mila, 365 mila furono per l’attuale presidente. Per quanto improbabile visti i tempi, ammettiamo che per Solinas o chi per lui si profili un calo drastico di consenso. Diciamo che lui o il candidato della sua coalizione perderà il 10/15 percento dei voti rispetto al 2019. Sarebbero comunque 315/330 mila voti. Se perdesse il 20% sarebbero comunque più di 300 mila voti.
Sommando i voti dei candidati di Sinistra e M5S (Zedda prese circa 250 mila voti e Desogus 85 mila) alle scorse elezioni si arriva a 335 mila voti. La coppia PD-M5S ha quindi la vittoria assicurata? Forse qualcuno lo pensa davvero. Eppure, basta poco per capire che in due non si va lontano. A contos male fattos si bi torrat. Nel 2019 le liste di PD e M5S presero rispettivamente il 10% (70 mila voti) e il 13% (96 mila voti). Solo 166 mila voti. Le liste collegate a Zedda, (Liberi e uguali, Campo progressista ecc.) presero circa 90 mila voti. Le liste del mondo indipendentista poco più di 55 mila voti.
Quanto varranno PD e M5S da un lato e la coalizione con i Progressisti, Progetto Sardegna, indipendentisti e le altre sigle di centro-sinistra dall’altro, lo diranno le urne. Ho l’impressione che qualcuno si mangerà le mani. Non sarà Soru. L’uomo ha mille difetti, ma non potrà essere accusato di nulla visto la robustezza della sua posizione. La responsabilità del risultato sarà comunque soprattutto della direzione PD, che al momento è chiusa nella sua torre d’avorio e del M5S, privo della maturità per confrontarsi con quella democrazia diretta che in passato ha tanto invocato.
Soru ha giocato bene le carte e nonostante una certa ruvidezza riesce coinvolgere, a convincere e a tramettere le sue idee. Comandini e Todde credono di avere la mano buona ed evitano il confronto con gli elettori per la scelta della candidatura. Vinceranno questa mano, ma usciranno con le ossa rotte a marzo, quando di fronte al giudizio delle urne perderanno la partita.
Caro professore*,
sono sostanzialmente d’accordo sull’analisi. Lei dice «lavoro a un’altra alleanza, più ampia, meno asfittica, più sarda, che sia sperimentale e nazionale per la Sardegna, un’alleanza costituente, oltre i confini del maggioritario…..». Vi leggo le grandi motivazioni ideali che non traspaiono nei giochi d’ apparato sempre più rispondenti a logiche ed interessi meschini, “umani troppo umani”, in cui mesta beatamente il peggio del peggio mai espresso dalla classe politica isolana in millenni di storia della Sardegna. Questo è certo! Speriamo soltanto che i danni non siano irreparabili.
In questo quadro desolante, conforta, come Lei diceva nel precedente post (https://www.sardegnaeliberta.it/letture-einstein-servitu-militari-e-vescovi/) , che tra di noi ci siano persone serie (e non sono poche) che spendono la loro esistenza per capire razionalmente, tentando di vivere l’esistenza da uomini (appunto usando la ragione). C’è da chiedersi il perché queste persone se ne stiano ben lontane dalla politica-politicante espressa magnificamente dai predoni e pirati d’assalto che vediamo in Sardegna.
Bello sarebbe coinvolgere tutti questi (e non sono pochi) sardi con “la testa” – e gli altri attributi- in una ideale Agorà della Sardegna. Da lì verrebbero con certezza idee e proposte di saggezza per il presente e per il futuro della nostra isola. Altro che pirati goffamente mascherati con questo o quell’altro colore di partito, diversi, ma di fatto sempre appaiati (vedasi la spartizione consensuale del bottino nelle Leggi Finanziarie RAS).
Sento tuttavia di richiamare fino allo sfinimento, come avrebbe fatto il “tafano socratico”, l’unico elemento che potrebbe dare gambe per attuare quelle idee su “poteri, autogoverno, utilizzo e tutela delle risorse, regole dei mercati ecc.”: il coinvolgimento del popolo! Navigando in mare aperto, realmente aperto! Al di fuori dei vecchi recinti ideologici sepolti dalla storia.
Caro professore, anche Mazzini, come tutti i “visionari”, era mosso da un grande ideale “Dio e popolo”, anch’io, come lui, continuerò a gridare finché avrò voce che il “Grande Ideale” non può essere disgiunto dal ruolo attivo e decisivo del Popolo!!!
Quindi da coinvolgere!!!!
Io lo ricordo bene il clima che c’era ai tempi della “discesa in campo” di Soru: entusiasmo incontenibile, la sala grande della Fiera letteralmente straboccante di gente, non come oggi che si devono usare trucchi fotografici per “riempire” le sale. Soru aveva ripreso intuizioni già presenti sul campo, in parte ad opera di Nichi Grauso (che nonostante tutto è sempre stato un uomo di sinistra), in parte ad opera di un gruppo di avanguardisti di area DS chiamato “democratzia” e che annoverava tra gli altri Pier Sandro Scano e Graziano Milia. Soru seppe portare a sintesi ed arricchire il tutto, e diffondere le sue visioni creando un entusiasmo mai visto da tanti anni. Le leadership conservatrici dei partiti di centrosinistra furono letteralmente travolte e dovettero accettare il fatto compiuto: solo Soru avrebbe strappato la Sardegna al centrodestra nella prima elezione diretta. E la differenza esigua di voti tra le liste dei due schieramenti (appena un punto) a fronte dei dieci punti che Soru inflisse a Mauro Pili ne diedero conferma.
Con ciò, oggi ci sono le condizioni perché il “miracolo del 2004” si ripeta? Soru ha perso tanti sostenitori per strada, anche nomi forti a cominciare da Massimo Dadea, “Sardegna Democratica” è implosa, e anche i riscontri elettorali sembrano poco incoraggianti, dato che alle ultime regionali nessuno dei candidati che si riconoscevano nelle posizioni soriane è stato eletto. Più che un’onda, si rischia un’ondina, magari sufficiente a evitare la tagliola della legge elettorale “turca” o “russa” che ancora regge le istituzioni sarde, ma difficilmente idonea a dettare l’agenda al resto del centrosinistra, specie per l’irrefrenabile vocazione al suicidio del PD in versione Elly Schlein (che peraltro in questo ha preso molto dal predecessore Zingaretti).
Che Soru voglia comunque scendere in campo, a giudicare dal vero e proprio “manifesto” con cui convoca un incontro per sabato 11, ci sono pochi dubbi. Mi auguro davvero che si possa ripetere lo schema del 2004. Altrimenti, ci ribeccheremo Solinas o qualche nome di mediazione tra Forza Italia e il centro (improbabile Truzzu, la cui impopolarità a Cagliari fa sentire i suoi effetti), e a chi ha cercato di sperimentare un’alternativa daranno pure del fascista perché avrà fatto perdere la “ditta”, anche se del tutto meritatamente.
Bellissime parole.Era ora di sentire,annusare un profumo di speranza. NOI,e non siamo pochi siamo qui ci siamo.Saluti
Soru scompare per 5 anni e ricompare come se niente fosse, autoricandidandosi. Cosa ha di meglio di chi comunque negli ultimi anni è rimasto sulle barricate contro un bercio governo di destra? A suo tempo lo ho votato e sostenuto. Ora dico: mettiti a disposizione, senza se e senza ma, senza distinguo (questo si, quello no). C’è tanto lavoro da fare per ricostruire. C’è ne è per tutti. Voterò a sinistra, e non 5 stelle, ma Todde è sarda, quotata come persona e come politica. Capace di unire, dopo il voto. Nessun ostracismo, o è solo una questione di principio? Certamente sarebbe stato meglio maggior coinvolgimento, ma intanto bisogna vincere
ho una visione…Milia candidato con l’appoggio di Soru, il quale fa un passo indietro solo per questa ipotesi. pd e 5s prenderebbero 73/75 voti…sarebbe l’unica soluzione per aggregare il centro sx, raccogliere elettori moderati anche di cdx, come era una volta il sottoscritto. l’alternativa è un fiasco senza alcun dubbio
Ho avuto modo di sentire Soru a Ittiri qualche giorno fa
Le idee i propositi sono quelli di 20 anni fa
Progetto Sardegna
Quello che mi intriga oggi è :
Rispetto al movimentismo che permise con il proprio contributo quella esperienza
Oggi trovo freddi quasi scomparsi tali soggetti collettivi.
L’entusiasmo la speranza di cambiamento risultano affievoliti
Soru in questi vent’anni è rimasto funzionale al PD
Ha avuto incarichi e mandati elettivi anche in Europa
Non mi sembra proprio una novità
In quanto a usato sicuro le garanzie sono minime
Mi interessa invece quanto Paolo ha indicato cercare sino alla fine soggetti che si impegnino in giuramento per creare un fronte autonomista e identitario sardo
Certo che si può partire dall’entisiasmante cavalcata del 2004…..perché no ?
È l’articolo che volevo leggere, spero davvero che andiate avanti su questa strada, io sono certo che i sardi vi premieranno
Penso che Soru sia in fase di avvicinamento. È un bravo negoziatore. Ma alla fine tornerà a Canossa. Basta vedere le ultime dichiarazioni pubbliche. “Non mi interessano i personalismi, gli egoismi, la volontà di imporre il proprio ego.
Lo dico con sincerità: sono interessato a lasciare le cose di cui stiamo discutendo a chiunque le voglia accogliere, anche se fosse Christian Solinas o zia Maria” (Dire).
Ci sono tanti assessorati da distribuire che alla fine le ideologie e anche le convinzioni più radicate troveranno pace.
Concordo col tuo ragionamento.
Da ex giovane (e vecchio) democristiano mi affrancai subito quando ci unimmo gli ex PCi per fare un’alleanza (Margherita, Ulivo?) con coloro che avevamo combattuto fino al giorno prima.
Ho votato cinque stelle convintamente ma non ho mai votato né voterò mai PD e, a sentire un po’ in giro, credo che il mio sia ragionamento di tanti a prescindere dall’appartenenza all’ex Democrazia Cristiana.
Quindi. I 5s duri e puri non voterebbero PD. Ma siamo sicuri che chi vota PD lo farà con una alleanza con i 5S? E chi voterebbe a sx, per non rivedere un simila centro destra al governo, siamo sicuri che lo farebbe con i 5S che esprimono il Presidente e con un PD che abdica al proprio ruolo? Facciamo 2 conti