Il Pd ha esagerato: troppo dirigismo.
Il documento in burocratese sciatto dei giorni scorsi non ha solo legittimamente illustrato la posizione del partito, ma ha anche preteso di scandire i tempi, i contenuti e i modi dell’azione degli altri partiti.
Ebbene, i Progressisti, il secondo partito della coalizione, il più grande tra quelli con i piedi e la testa in Sardegna, quello che ha eletto anche un parlamentare nelle condizioni difficilissime imposte da una legge elettorale ingiusta, ha risposto al Pd a stretto giro con questo ordine del giorno, dicendo due cose:
1- i Progressisti prendono atto della decisione del Pd di voler difendere l’unità della coalizione (che non c’è più), ma dicono con chiarezza che essa è stata fortemente intaccata proprio dall’indisponibilità del Pd a svolgere le primarie e dalla pretesa di imporre surrettiziamente la candidatura della Todde: (“Prendiamo atto che la Direzione del Partito Democratico, nel corso della riunione del 31 ottobre scorso, ha ribadito come “prioritario riconfermare l’unità della coalizione per poter imprimere una svolta di cambiamento per la Sardegna”, e che tale priorità non debba essere sacrificata per favorire pretese di candidature identitarie di nessuna forza politica della coalizione. Concordiamo su questo punto con il PD, tanto più se tali eventuali candidature identitarie fossero il risultato di accordi esclusivi tra alcuni dei soggetti politici della coalizione, con l’esplicito obiettivo di non sottoporle ad una ampia, diretta e democratica consultazione dei cittadini-elettori dello schieramento democratico. Consultazione che, a nostro avviso, può solo favorire un risultato positivo per la larga coalizione delle forze progressiste, socialiste, democratiche, autonomiste e dell’autodeterminazione”).
In questo, i Progressisti, si schierano al fianco e difendono l’appello dei 1500 per le primarie, lo stesso appello irriso dalla direzione Pd;
2- i Progressisti sono vicini a Soru e considerano la sua candidatura non una minaccia, come invece fa il Pd, ma una risorsa da valutare democraticamente (“Prendiamo atto, inoltre, dell’esistenza di autorevoli candidature che esprimono un riconosciuto impegno, competenza e storia politica, che meritano, pertanto, di essere comparate tra loro tramite metodo democratico. Per questo motivo rilanciamo la proposta che si proceda con immediatezza alla definizione di una consultazione popolare aperta e diretta, con postazioni consultive in ogni comune oltre i 15.000 abitanti, integrate con modalità online trasparenti ed efficienti di manifestazione del voto, in modo tale da consentire ampia partecipazione”).
Io credo che il Pd non tornerà indietro, perché è convinto che Soru stia bluffando e che il suo obiettivo sia banalmente iscrivere Progetto Sardegna nella coalizione (una cosa così miserabile significa non conoscere Soru).
Soru, a sua volta, è a un bivio: o fa una coalizione (e non la può costruire da solo) e prova a vincere le elezioni, o fa il ribelle del Pd per fargliele perdere.
La prima prospettiva è interessante per molti, la seconda solo per una parte dei militanti Pd.
In ogni caso, non mi pare che ci siano più le condizioni per mettere la testa sotto la sabbia, come fa il Pd, e continuare a parlare di coalizione.
La coalizione è esplosa.
Ora o ne nasce un’altra, che magari riesca anche a essere bilanciata da forze liberal-democratiche (Azione, Italia Viva, Peru-Tunis (Floris), Riformatori ecc.), o per la seconda volta in dieci anni, la pochezza della dirigenza Pd che pensa di risolvere la complessità del mondo con la prepotenza e la sfida, verrà smentita dalla durezza della sconfitta.
In questo quadro, abbiamo gli organi di informazione che tifano Todde e sono infastiditi da qualsiasi evento disturbi l’ineluttabilità della decisione presa dai prepotenti. È tale la subordinazione, che si bevono grossolane stupidaggini (ieri, Comandini, commentando su Videolina l’imminente visita di Mattarella, ha detto che l’Italia è una repubblica presidenziale…..e va bene, deglutiamo anche questo scivolone).
È tale il tifo che oggi una banale affermazione di Francesco Pigliaru su Fb (Pigliaru che, ancora ieri, insieme a me a e altri cercava di costruire un sistema di relazioni positive tra i 1500 che hanno firmato la petizione per le primarie), nella quale si descriveva la decisione del Pd contro le primarie come definitiva, viene sparata dalla Nuova Sardegna come arrendevole resa alla decisione di non celebrarle. Una persona descrive o prende atto di una decisione altrui e un giornalista gli mette in bocca un’approvazione che non solo non c’è, ma che è stata esplicitamente e pubblicamente contestata da un atto pubblicato il giorno prima.
Non mi stupisce.
Nei giorni scorsi è comparsa all’Albo Pretorio del Comune di Olbia questa delibera di Giunta con la quale il Comune compra, per 40.000 euro, non meglio specificate ‘narrazioni’, su Olbia, volte a valorizzarla come destinazione turistica. Si tratta di 6 inserti, nei quali il lettore non troverà scritto “Inserto pubblicitario”, ma reperirà delle pagine sulla città di Olbia che gli sembreranno generate dall’incontenibile curiosità del giornalista.
Tutte balle.
È informazione a pagamento.
“Narrazioni”, dicono loro, senza sapere che tutto è narrazione (Eco lo ha insegnato benissimo), anche l’informazione e anche la pubblicità. La distinzione è tra narrazione a comando o a pagamento e narrazione spontanea. Viviamo in mezzo a un’informazione così pedestre da sembrare un diorama della sciatteria.
E’ chiaro che entrare in coalizione e’ un compromesso da fare a denti stretti. In questo caso avreste il mio voto. Non c’e’ un nome tra i vostri che non stimo ma… bisogna trovare un accordo per vincere anche con persone che non propriamente stimiamo . Non basta essere convinti delle proprie idee. Non basta avere le migliori idee. Meglio trovare punti in comune, il primo, necessario e sufficiente e’ avere un avversario comune che non si metterà problemi a schiacciarci.
La via deve essere sempre quella delle consultazioni , la base deve poter dire la sua .
Lasciamo i giochetti di segreteria ad altri .
Allora non sono stato l’unico a cogliere la castroneria della repubblica presidenziale.
Non comprendo alcuni dei commenti espressi.
A me sembra che siano i 5Stelle ad avere imposto una loro candidatura con ragionamenti del tipo “o il nostro candidato o abbandoniamo la coalizione”, condizioni accettate dal Pd perché, almeno così penso ma non posso averne la certezza, ritengono elevato il peso dei Grillini in termini elettorali.
Mi sembra inoltre che Soru, nel suo giro per la Sardegna, stia presentando idee e programmi, sicuramente l’ha fatto alla tappa a cui ho assistito; poi sulla sua candidatura ovviamente si può discutere e si possono preferire altri candidati (e a questo servirebbero le primarie, che nel documento i Progressisti propongono di integrare con modalità online per ampliare la partecipazione) ma resta la differenza con chi, nei propri comunicati, parla solo di battere le destre e tenere unito il tavolo della coalizione (alle loro condizioni, s’intende).
Mente a sinistra come sempre si litiga e ci si divide per orgoglio o per stupidaggine, a destra è quasi decisa la candidatura di Pietro Pittalis con il benestare ( di facciata ) di tutto il centro destra. …
Di questo passo penso che il centro sinistra avrà tempo altri 5 anni per decidere cosa vuol fare da grande….
Ragazzi, ci stanno apparecchiando un regime soft stile Orban e qui pregustiamo la sconfitta del PD alle regionali. Prof, tertium non datur? Non si potrebbe pensare di accettare la candidatura proposta dalle forze della coalizione che almeno sulla carta sono maggioritarie e negoziarla con la sacrosanta richieste in termini di rivendicazione dei nostri diritti ? Meglio perdere? Meglio fare come Bertinotti che ha contribuito a regalare a Berlusconi anni di facili vittorie? 5 stelle c’erano dall’inizio in coalizione, ora sono brutti? Meglio sono i grandi centri?
Fabio il ragionamento mi sembra tutt’altro che aggrovigliato.
Ci sono dei possibili candidati che intendono presentare se non un programma almeno delle linee programmatiche?
Bene.
Facciamoli parlare e poi indichiamo quale secondo noi è capace di farne sintesi e perciò meritevole di credito elettorale.
MI sembra abbastanza elementare
C’è un che di sottile presa per i fondelli al PD nel comunicato dei Progressisti che, come la supercazzola piddina, nomina la Todde senza nominarla, ma in un’ottica diametralmente opposta e facendo friggere Comandini & c. nelle loro contraddizioni.
Comunque, non penso che Zedda, Agus & c. vogliano perdere le elezioni. Magari loro ritengono, legittimamente, che quella intravista da loro sia una strada per la vittoria più sicura, soprattutto perché candidature come quelle di Soru, ma anche di Milia, sarebbero decisamente più attrattive verso il pur disperso mondo indipendentista i cui dirigenti odierni hanno spesso notori trascorsi a sinistra del PD.
Con la Todde, esponente del partito più centralista che esista in Italia (anche più di Fratelli d’Italia), questo discorso risulterebbe certamente più ostico. Ricordiamoci che, nonostante le trascorse manifestazioni d’amicizia verso Gavino Sale, il ragionier Giuseppe Piero Grillo ha più volte preso posizione a favore dell’abolizione delle Regioni … roba da Almirante di 50 anni fa! Già cinque anni fa Massimo Zedda aveva tentato fino all’ultimo di aggregare “Autodeterminatzione” alla sua coalizione. Raggruppamento che probabilmente non si ricomporrà, ma che, non dimentichiamolo, aveva proposto la candidatura a presidente della Regione di Andrea Murgia, che proveniva dal mondo civatiano e aveva un rapporto molto stretto con Renato Soru, che aveva partecipato a iniziative di Autodeterminatzione anche con accenti piuttosto critici nei confronti dell’Amministrazione Pigliaru.
Da ultimo, non dimentichiamo che l’elettorato M5S in Sardegna pende più a destra che a sinistra. E’ stato dimostrato in occasione delle comunali di Cagliari del 2016, quando degli elettori grillini fuggiaschi (la loro lista era obiettivamente invotabile), sono stati più quelli che votarono Massidda che quelli, pur numerosi, che votarono Zedda, e anche alle recentissime comunali asseminesi, dove la costituzione di un campo largo a guida pentastellata (Diego Corrias) ha determinato un grande successo dell’ex sindaco grillino Mario Puddu, personalmente su posizioni di sinistra, ma presentatosi con uno schieramento civico più o meno di centro. Può darsi che la matematica comandiniana non sia proprio una scienza esatta …
In pochi mesi i progressisti e Soru chiedono per la quarta volta la stesse cose , e per la quarta volta il PD prende una direzione su gli scatti unilaterali dei progressisti. L’ultima risposta democratica è stata tramite una votazione con oltre 90% dei votanti in assemblea regionale PD.
Il concetto o Soru o si perde, rende chiaro e plastico il concetto che la sua recente attività frettolosa a candidarsi dopo 5 anni di silenzio mediatico, non sia per unire o vincere ma per perdere.
È tutto un bluff il fattore primarie anche perché verrebbero contaminate dal centrodestra a supporto del potenziale perdente in campagna elettorale e quindi in ogni caso per perdere.
Ormai la scenetta dei progressisti e del loro candidato sta diventando veramente triste e mira solo a far saltare il tavolo col ragionamento già visto in passato “meglio perdere piuttosto che vinca il mio oppositore”.
E i cittadini? Il programma? Il cambiamento? Tutto secondario prima viene l’io (i progressisti) e non il noi, non l’obiettivo da raggiungere, non risolvere veramente i problemi dei cittadini, non portare avanti un programma comune.
Ci si dovrebbe spendere per i cittadini e per il programma invece siamo a minacciare di far saltare il tavolo da chi neanche ha la forza di sollevarlo, la politica non si fa alzando la voce, ma per raggiungere un determinato fine, possibilmente per il bene comune dei cittadini, ma sembra che la discussione sia ben lontana da questi temi
Dum ea Romani parant consultantque, iam Saguntum summa vi oppugnabatur.
Per i meno introdotti: stiamo perdendo le elezioni per questioni riconducibili a fini ragionamenti fra elite interessate (magari ricomparse dopo anni di silenzio), aggrovigliandosi su ragionamenti non dissimili da quelli che si contestano. L’elettore medio non capisce. E le cose che non si capiscono non si votano.
Bene, teniamoci Sancho altri 5 anni, ma guai chi avrà il coraggio di lamentarsi. Tanto la colpa è sempre dell’altro
Il mio parere è questo. L’elettorato che sostiene Zedda e quello che sostiene Soru ha molte zone in comune. Mi pare ovvio che i due potenziali candidati non si scontrino. Cosa c’è che non va in questo? Il fatto che rispettino il loro elettorato non significa che la loro proposta si riduca alla loro ambizione, anzi, dirlo in modo assertivo mi pare illogico. Quanto alla proposta dei Progressisti sui Comuni sopra i 15.000 abitanti, mi pare solo un fatto organizzativo, sicuramente migliorabile. Capisco che sia difficile garantire un seggio in tutti i Comuni, ma, per esempio, si potrebbe ovviare scegliendo di aprire almeno un seggio in ognuna delle Unioni dei Comuni della Sardegna. Che poi i Progressisti siano più ‘urbani’ che ‘rurali, lo sappiamo da molto.
In realtà, i ben informati dicono che le mosse della Direzione del PD regionale siano dettate da una più “sottile” e “alta strategia” politica.
Poiché la coalizione del Centro Destra è data nuovamente come maggioritaria in Sardegna, gli strateghi PD ragionano in questo modo:
poiché il candidato presidente della coalizione del CS uscirà perdente dalle elezioni, è molto meglio che la sconfitta ricada su un candidato presidente dei 5 Stelle (Todde) e non sia direttamente riconducibile all’area PD, in modo tale da portare a più miti consigli i “contiani” specie in vista dei prossimi accordi politici.
Cosa dire? Semplice: a questi geni della Direzione Pd Einstein fa un emerito baffo!
La Sardegna e i sardi, a loro avviso, possono attendere.
Caro Maninchedda, la c.d. vicinanza dei progressisti a Soru, vista anche la recente partecipazione/apparizione di Zedda ad uno degli incontri di Soru, odora di ticket tra i due, per la regione e per Cagliari. In questo non vedo nulla di politicamente apprezzabile ma la volontà di garantirsi un reciproco appoggio elettorale.
Quanto poi alla volontà di addivenire alle primarie, considero sconcertante (mi piacerebbe avere un suo parere nel merito) la proposta, avanzata anch’essa dai progressisti, di restringere l’eventuale platea democratica ai soli comuni sopra i 15.000 abitanti. Comuni questi dove o essi ancora esistono o a guida, uno a caso, Milia.
Anche in questo non vedo affatto alta politica ma bassa strategia.
Un caro saluto
Quanti elettori del tavolo di centro sinistra, comprendono la rinunzia a far uso di un importante strumento democratico come le primarie ed accettare una “imposizione “ o “accordo”. Ormai da tempo gli elettori denunciano la chiamata alle urne solo per ratificare candidati scelti dai vertici dei partiti nelle chiuse stanze, là dove ancora resistono, o nei sempre più diffusi caminetti dove il “confronto” avviene tra pochi. Le primarie, proprio in questa situazione di forze plurime che decidono di unirsi per un obiettivo comune, dovrebbero rappresentare la chiave di volta per stare assieme e rafforzare democraticamente una coalizione con autonome sfaccettature, invece si sceglie di abbandonarle per percorrere vecchie strade che portano immancabilmente a pericolosi compromessi e spartizioni di potere. Quando sarebbe più semplice, democratico, coinvolgente e leale dare ad ogni partecipante la coalizione la possibilità di proporre un proprio candidato da presentare agli elettori della coalizione e condividerne con i militanti e simpatizzanti la scelta, per pensare poi, davvero uniti senza compromessi, al bene comune.