Ho la netta sensazione che occorra prepararsi.
Come in preda a un riflesso pavloviano, il Pd sardo si prepara a sottoporre per l’ennesima volta (la seconda in cinque anni) quanti dissentono dai suoi metodi, ma vorrebbero trovare una convergenza su obiettivi condivisi, a una prova di forza che è anche una prova da sforzo per le coronarie di tutti.
Il Pd sardo non crede che quanti oggi chiedono che si celebrino le primarie, posto che non si è neanche svolto lo straccio di un dibattito con i potenziali candidati alla presidenza, avrebbero poi la forza di organizzare una proposta elettorale alternativa a quella che il Pd ha negoziato a Roma con i Cinquestelle e tenuto coperta e protetta fino ad oggi.
È la strategia che in sardo è designata con l’espressione “Già pones fattu = alla fine segui”. Quando si vuole costringere qualcuno a una certa attività, lo si ignora per non negoziarvi, ma si creano le condizioni perché ineluttabilmente egli la svolga suo malgrado.
Intanto mi pare che già diversi abbiano comunicato che sono in grado di camminare senza costrizioni dirette o indirette. La coalizione non si riunisce più per paura di un eccesso di candidature. Azione e Italia Viva hanno salutato; Forza Paris deciderà da sola, senza condizionamenti, Più Europa ha già mostrato altre volte di essere capace di non presentare liste se le pietanze servite non le piacciono. Liberu sta con Soru. Quindi: chi segue e chi è seguito? Chi è solo?
Il Pd ha fatto altre volte il prepotente e ha perso. Riperderanno. Ma questa primitiva e presuntuosa strategia sta portando in superficie fratture politicamente più profonde.
Soru sta ricompattando quanti in Sardegna stanno a Sinistra, ma non sopportano il parassitismo signorile dei dirigenti Pd, quelli che non sanno fare nulla, ma sono benestanti per aver appreso due mossette della prossemica politica che hanno procurato loro emolumenti e rendite. Io, nel mio piccolo, resisto a tenere la testa sul collo ma, come è noto, ho un’etica del lavoro e sono un potentissimo antiparassitario. I pochi che con me discutono, chiedono tutti di rimetterci al collo i fazzoletti della rivoluzione e a me la polvere e i cavalli piacciono.
I Progressisti sardi, da eresia di sinistra come erano percepiti in principio, stanno diventando soggetto politico plurale, capace di dare cittadinanza a tutto ciò che si professi democratico, solidarista, sostenibile, libertario.
I Progressisti sono un laboratorio esterno al Pd che ne limita la leadership, perché costruisce sue leadership.
I Progressisti sono pieni di sostenitori di Soru, nel senso che nel gioco della Torre con Comandini e Soru, butterebbero Comandini.
C’è poi un mondo magmatico di professionisti, uomini di cultura, lavoratori, gente comune abituata a lavorare con dignità e competenza, che deve ancora prendere una decisione, che vorrebbe le primarie per tenere il sistema unito e che addebita al Pd la conduzione sciagurata che ha portato all’imposizione di una candidata. Questo mondo non si è ancora schierato, ma ha un dubbio di colpevolezza sul Pd. Se dovesse scendere in campo a favore di Soru, questa volta non firmerebbe una delega in bianco, ma Soru ritroverebbe i brains che, per mille motivi, ha perduto negli anni per strada. E allora il Pd vedrebbe i sorci verdi.
C’è poi il mondo che si sarebbe schierato con Milia, se Milia si fosse candidato. Questa realtà è alla finestra, ma non sta col Pd prepotente. È un mondo ricco di cultura di governo, di riformismo selezionato, è orfano del leader, ma non si ingoia il leader imposto, manco sotto tortura.
Infine ci sono i Riformatori, Peru e Tunis (Floris), i quali, con ragioni diverse, non possono reggere una ricandidatura di Solinas, ma forse neanche quella sbiadita di Truzzu. Questi sentono l’aria e si accorgono che potrebbe accadere che la sfida non sia tra Pd e Fratelli d’Italia, piuttosto tra un soggetto elettorale che ancora non c’è, ma del quale sembra che la storia, non le volontà, stia creando le premesse. I fatti stanno creando le condizioni di un’alleanza costituente sarda da decenni evocata e mai realizzata. Se Peru, Tunis (Floris) e i Riformatori se ne facessero suggestionare e decidessero di concorrervi, il Pd avrebbe la certezza di arrivare terzo e il Centrodestra il timore di essere ineluttabilmente secondo. Le coronorarie di chi sono sotto sforzo?
A Roberto Mette e di briccola al prof.: il suo post sa tanto di una “chiamata generale” e fa il verso all’appello di don Sturzo, quando si rivolse a tutti gli uomini liberi e forti, per un impegno politico plurale, con una visione a largo respiro. Condivido.
lo sforzo dovrebbe farlo anche quel composito e magmatico corpo elettorale che si è rotto le balle definitivamente dei prepotenti che decidono in casa nostra: metter su una immediata bella iniziativa per contarsi, guardarsi in faccia, parlare di possibili obiettivi da perseguire, mettere su un programma e ipotizzarvi un consenso intorno;
senza subordinazioni italiche, senza accordi sottobanco.
(ho idea, però, che Soru non ci starebbe)
liberiamo la Sardegna
Grande Roberto Mette, una abbratzu e Fortza paris!
Roberto Mette, esattamente così.
Concordo con Roberto Mette, Paolo sarebbe la figura ideale per condurre un’alleanza autonomista e progressista che finalmente produca le riforme di cui la Sardegna ha tanto bisogno.
Ma lui è un testone e non ha voglia di combattere avvisi di garanzia e magistrati assettati di sangue…
“Già pones fatu!”: dae destra a manca e a vattelapesca de totu sos colores nos ant fatu fàghere allenamentu a… nos contare bàtoro milliones de berbeghes, a “pònnere fatu”. E cantos bi ndh’at chi cherent sighire gai!
Si cherimus èssere zente, za istamus friscos! Bellu isetu tenimus!…
SOVRANIDADE COSTITUENTE, no pedidoria: menzus prus lìbberos, prus responsàbbiles, prus cumpetentes e prus animosos, isperendhe de agguantare in custu mundhu a economia dominante e tzivilia de gherra sempre andhendhe!
L’ho scritto in un post due giorni fa, e l’ho detto direttamente a Peru qualche settimana fa. Il progetto del grande centro che parla di “padroni a casa nostra”, di dieci punti di sovranità, di autonomia, ha le stesse condizioni di base di Progetto Sardegna di Soru. Quest’ultimo puntò sui docenti universitari, Peru punta sugli amministratori locali. Ma il cuore del progetto è simile. Ho anche scritto che Soru e Peru potrebbero superare il fossato pieno di coccodrilli che divide destra e sinistra. Chi sa capire ha capito. Maninchedda che farà in tal caso? Io penso che in tal caso le menti pensanti debbano stare tutte dalla stessa parte. E Maninchedda è una mente assai pensante. E il nazionalismo sardo, quello capace di elaborazione politica e non di slogan, quello scevro da ideologie estreme, deve stare oggi dalla parte di chi parla di sovranità. Chiamiamola pure costituente sarda, ma è necessario ora che in quello spazio politico i migliori uomini della Sardegna facciano fronte comune. Sinceramente non credo che un Soru del 2023 possa mettere dei veti a uno come Maninchedda. Quindi, diamo gambe e anima ad un progetto sovranista lontano dalle ideologie forti e dai grandi apparati di partito italiani