Leggo Il Fatto quotidiano per sapere cosa pensano realmente i Cinquestelle sulla Sardegna (e infatti anche oggi, per la quarta volta dicono che il Pd nazionale avrebbe un accordo per la Todde candidata presidente). Diversamente non lo leggerei, perché non mi piace il livore e la violenza con cui attacca gli avversari che si sceglie.
Oggi, però, pubblica una bellissima intervista a Chiara Rapaccini, compagna di una vita di Mario Monicelli (che aveva 40 anni più di lei), la quale ha dedicato al compagno di una vita un libro: Mio amato Belzebù, appena uscito in libreria.
L’intervista, come il libro (da quel che si capisce), è un’occasione per uno spaccato di storia della cultura fatta per testimonianze dirette. Ne riporto due battute:
D. Uomini con una preparazione smisurata
R. In ogni campo (…) Intellettuali premiati, riconosciuti, a volte venerati, sicuramente potenti e molto aggressivi.
D. Intellettuali e aggressivi
R. Si mandavano a quel paese, sbattevano le porte.
D. Racconta di una cena a casa di Laura Betti
Era normale aggredirsi, urlare “fascista! O “cornuto”. Io non ero abituata. Restavo zitta in attesa che questi matti si calmassero; (sorride) quella sera, a casa della betti, si sono scannati su una questione: “L’avverbio ‘onde’ regge l’infinito o il congiuntivo?”; nel frattempo la stessa Betti mi domandava: “Che ci fai co ‘sto stronzo? Mollalo e vai a scopare con uno giovane”. Anni dopo ho capito….
Non è la prima volta che la cultura rompe il velo sulle sue pulsioni più profonde. Esistono capolavori letterari sulla vera natura degli intellettuali. Tuttavia, ogni volta che mi imbatto in perle di sincerità, me ne compiaccio.
È verissimo: gli intellettuali sono aggressivi, sgomitano, picchiano, sono dei narcisisti cronici.
il motivo?
Cercano la gloria e temono la concorrenza che sanno essere durissima.
C’è un antidoto? Sì, vivere isolati, punirsi con l’isolamento per non sapere apprezzare la bellezza dei rapporti non competitivi.
Un’altra strada, bellissima, è scrivere per altri, prestare il proprio ingegno per la gloria altrui. Altamente istruttivo e distruttivo. Si rinasce più puliti.
Gli intellettuali sono volgari in privato?
Sì, ma non tutti e non tutti allo stesso modo.
Ce n’è uno in Sardegna cha ha sublimato la volgarità in perfidia, in battute fulminanti fatte per il solo gusto di vendicarsi del mancato riconoscimento del suo genio. Io lo studio e quando mi incontra e mi stuzzica, taccio, subisco, per me è un caso di studio; un mio collega ha giurato a se stesso che prima di morire gli darà un calcio in culo.
Gli intellettuali amano donne molto più giovani di loro?
Non tutti, ma molti sì. Ed è sempre la solita storia, col solito epilogo drammatico dell’uomo ingrinzito che viene lasciato per esaurimento dello spirito vitale, con la consueta teoria di parolacce in rima rivolte alla fedifraga, la quale, invece, è quasi sempre una donna che si libera dell’incantesimo con cui è stata catturata, come Ulisse da Circe.
Alla fine, gli intellettuali, perché sono così patetici in privato?
Perché hanno ingaggiato una lotta impari con la morte.
Vincere la morte da materialisti è impossibile.
La morte si sconfigge rinunciando a se stessi. Impossibile per un intellettuale di scuola italiana post bellica.
Eppure, è proprio il rapporto titanico con la morte che spiega tanta follia e tanto contrasto di eleganza, aggressività e volgarità. Lo illustra bene la Rapaccini quando racconta ciò che Monicelli diceva di Amici miei:
“Ridete della supercazzola ma è un film sulla morte, eppure nessuno capisce”. Infatti racconta di un gruppo di anziani alle prese con azioni infantili pur di sopravvivere .
Appunto.
Concordo su molto (quasi tutto).
Ps, sul fatto q., non dimentichi che travaglio si è formato nell’officina montanelli, e lui ha molte assonanze con feltri… se ci fa caso,tra lui e gomez c’è una bella differenza (su gli attacchi violenti e livore). Sui 5s direi superbonus.
Monicelli, non mi dimentico come è quando si è tolto la vita…
Grazie per le sue analisi.
Saluti
Anche gli intellettuali nel loro piccolo s’incazzano
Mi colpiscono due passaggi. Il primo di natura politica e cioè apprendere di una probabile esistenza di un accordo sul premierato😅(strigassi) . Il secondo sul fatto che gli intellettuali picchiano. Ecco, consiglierei loro di stare attenti, perché oggi su dieci donne almeno otto hanno praticato un corso di Krav Maga😜 si praticano a buon mercato in qualsiasi palestra. Tutto il resto mi ha fatto riflettere sulla “violenza da fascinazione”; non faccio distinzioni tra violenza generata da fascinazione maschio adulto e giovane donna, perché esiste anche al contrario ed esiste anche tra persone dello stesso sesso. Piuttosto rifletto su ciò che comporta a posteriori il meccanismo della fascinazione, poiché l’individuo più grande sa cos’è, sa della subalternità e dipendenza psicologica che si crea attraverso questo meccanismo e che io chiamo violenza. Buona domenica👋
Si è intellettuali per professione o per passione verso la conoscenza. Gli intellettuali per professione sono preceduti da tutti i loro titoli ed incarichi. Non sempre gli intellettuali per passione sono remunerati, ma svolgono per vivere altre attività. Intelligenza e ottusità, generosità e grettezza distribuiti fra gli uni e gli altri.
Notizia di loro si tramanderà? Francamente, non so. Ogni intellettuale sa che lottare con la morte si può, ma la fama la conquistano gli artisti, alcuni almeno. Perciò, umiltà.
Giustissima domanda. Non c’è un ordine professionale, ma l’importante è capirsi.
Scusa Paolo, dove ci si iscrive agli intellettuali?
Gli intellettuali vorrebbero credersi una razza a parte ma sono come gli altri. O grandi o miserabili. Generosi o rosi dall’invidia. Ci si sta bene o li si evita. Per non diventare come loro.