La Sovrintendenza anzi Soprintendenza (senza lenizione, che fa più importante) ai beni archeologici della Sardegna ovviamente non si sente di dare risposte a nessuno, tanto meno a me.
Tuttavia, ciò che abbiamo già raccontato è utile a chiarire che:
– a Mont’e Prama fino ad oggi si sono svolte 11 campagne di scavo, di cui 7 dal 2014;
– nei prime cinque scavi (guidati da Alessandro Bedini e Giovanni Ugas 3-6 dicembre 1976; Giovanni Lilliu e Enrico Atzeni 4-8 gennaio 1977; Carlo Tronchetti e Maria Luisa Ferrarese Ceruti – di cui parleremo – 1-21 dicembre 1977; Carlo Trochetti 2 luglio 12 ottobre 1979) c’è, nella storia degli studi, una costante: l’università (Ugas, Lilliu, Zucca allora agli inizi della carriera) parlano di un sito molto esteso, di un’area urbanisticamente complessa che richiede un’interpretazione urbana (Lilliu, ancora nel 1986 parlava di un nuraghe da scavare, di un tempio e di altri ruderi); la Soprintendenza (con la -p- che mette soggezione, come fanno tutti gli arcaismi) sembra invece più propensa a una visione puntuale, concentrata sulla sola necropoli, al punto che Carlo tronchetti, nel volume I Sardi, 1988, p.74 dichiara l’assenza di statue, betili e modelli di nuraghe solo che ci si allontani qualche metro dalla necropoli.
Facciamo un’altra precisazione.
La terza campagna di studi, 1-21 dicembre 1977, nacque da una segnalazione dell’allora studente Raimondo Zucca che osservò come un’intensa attività di aratura avesse riportato in superfici i resti mutilati di due statue.
La cosa suscitò un’aspra polemica tra la Soprintendenza e un comitato di giovani borsisti dell’università di Cagliari per la tutela dei Beni culturali. Il tema era ed è chiaro: il vincolo e la sua estensione, con la conseguente acquisizione delle aree al patrimonio pubblico e lo sviluppo di una seria politica di tutela. Più lavori si fanno nell’intero areale di Mont’e Prama, più alta è la probabilità che si danneggi il patrimonio archeologico e culturale del sito.
Chi volesse oggi ripercorrere l’intera vicenda, può farlo leggendo R. Zucca – G. Paglietti, I giganti di Mont’e Prama, Cabras, Oristano, purtroppo edito da Carlo Delfino, che non sa manco di striscio che cos’è l’open access e quindi mette in vendita questo libro al bel prezzo di 35 euro (c’è anche una presentazione di Anthony Muroni come presidente della Fondazione Mont’ e Prama, ma non si può capire se il volume è stato sponsorizzato dalla Fondazione oppure no. Se sì, io resto dell’idea che i volumi sponsorizzati da enti pubblici o da fondazioni private debbano essere pubblicati in rete in open access, ma è un discorso lungo).
Chi rianima, a distanza di 35 anni, l’attenzione sul sito?
Le Università, con un ruolo archeologico notevole di Raimondo Zucca (di cui riparleremo) dell’Università di Sassari e tecnico di Gaetano Ranieri dell’Università di Cagliari.
Grazie a 140.000 euro stanziati dalla Regione e 60.000 dalle due università si è ripreso il lavoro su Mont’e Prama, ma questa volta con l’approccio sistemico dell’archeologia dei paesaggi e con l’esame geofisico del sottosuolo condotto da Gaetano Ranieri (utilizzando tre metodi: il georadar, l’analisi della resistività elettrica, e la magnetometria).
Sono stati indagati 76.660 mq, un quadro d’insieme del sottosuolo perfettamente congruente con ciò che l’analisi dei luoghi in superficie, aveva permesso di ipotizzare agli archeologici.
Do la parola a Zucca: “Il complesso di indagini ha restituito, prima dello scavo archeologico, una estesissima presenza di anomalie, rispetto al “rumore ” uniforme di fondo, disposte a formare figure geometriche e allineamenti di probabile origine antropica. Questo tipo di analisi, utilizzato per la prima volta nell’area del giacimento archeologico di Mont’ e Prama, ha consentito da un lato di orientare la ricerca archeologica nell’ambito della proprietà della Confraternita del rosario, dall’altro di verificare un’estensione delle anomalie oltre i limiti settentrionali, occidentali e meridionali dell’area della Curia” (p.50).
Siamo nel 2013. La Soprintendenza è a conoscenza di tutto questo e lo sa il Ministero. Nonostante ciò, non si assumono atti che mirino a studiare e tutelare complessivamente l’area, quasi che si voglia evitare di pensare di trovarsi dinanzi a una sorta di Pompei sarda senza vulcano, ma devastata da tanta violenza.
Ad un certo punto (ma di questo riparleremo la prossima volta) viene sì posto un vincolo archeologico, ma, caso strano, la Sovrintendenza dà anche l’autorizzazione allo scasso e all’impianto di una vigna proprio dove le indagini del georadar indicavano la presenza di strutture significative.
Questo non è un mistero, questa è una solennissima fesseria che sta intaccando seriamente la recuperabilità della matrice di Mont’ e Prama.
Se questa scelta fosse stata fatta da un sindaco o da un piccolo funzionario di Comune, ci sarebbe stata una Procura che avrebbe indagato per disastro archeologico. Invece, c’è di mezzo il Ministero e nessuno fa domande.
Sarà un caso, ma nessuno, dico nessuno, dei protagonisti degli scavi (in testa Zucca) è stato valorizzato né dal Ministero né dalla Regione per i ruoli di governo della Fondazione. Giornalisti e jazzisti sì, archeologi universitari no, se non nel comitato scientifico, che però non può riunirsi. Una città sotto una vigna, questo è il titolo dell’ultimo suicidio sardo.
Da tanto tempo seguo la vicenda di “Monte Prama”. Ho partecipato alla grande manifestazione popolare che si è svolta nei pressi del sito, anni fa. ( in quella occasione fu mostrato il documento contenente il nullaosta della soprintendenza… Con tanto di firma leggibilissima del soprintendente.)
Ho visto quelli che, forse, erano gli scavi archeologici, in realtà erbace di ogni tipo e rifiuti, coprivano il tutto. Ho visto la vigna crescere intorno allo scavo. Ho sentito il discorso del sindaco, (sempre a quella manifestazione di anni fa) che reclamava fondi per fare parcheggi.,visto che sarebbero arrivati turisti da ogni parte del mondo, e ancora… servizi, spazi per negozi e quant’altro!! E noi manifestanti ci siamo guardati e chiesti : “Ma quando arriverà il mondo, sarà questo il sito che troverà??”
Sono passati anni, il sito è abbandonato con i suoi segreti non svelati, si spendono milioni di euro per portare in giro (prossima tappa America) il povero gigante, e i suoi numerosi accompagnatori, si fonda persino una fondazione, che prima di tutto, spende a sua volta qualche milioncino per la “benedetta” PUBBLICITÀ!!! (vedi documentazione riportata puntualmente dalla stampa sarda).
Ho visto un po’ di tutto nell ‘arco di molti anni, ma mai un carro che cammina davanti ai buoi!!!
Mariella Pisci.
Valorizzare di più ed investire ancora di più su
questi luoghi magico/sacrali………
… però, Leopoldo, custu «nessuno è responsabile» (e pesso de cumprèndhere su sensu chi li as dadu) tocat a lu furriare cun craresa a «sunt totu irresponsàbbiles» de sa irresponsabbilidade cun «dolo» e ponimus puru «a norma di legge»! Ne magistrados e ne carabbineris lis ant a chircare mai nudha: «tutto a posto!»; ma s’istória (custa puru est istória, fintzas miseràbbile) no falat chei s’abba dae sas nues! Custu de sas nues est determinismu che a su fàghere de sos animales, ma s’istória nono, mancari sos carabbineris e sa “zustíssia” no chirchet sos responsàbbiles/irresponsàbbiles.
E si podet nàrrere chi, in custa chistione de Mont’e Pramma, est fintzas zente cun númene e sambenadu.
tre anni fa visitavo il fazzoletto recintato di Mont’e Prama ,di lato il vigneto , dove operava una ruspetta che con il ripper dissodava il terreno. Rimasi meravigliato nel vedere che di tanto in tanto il ripper urtava delle lunghe pietre sepolte posizionate a mo’ di viale che puntava verso il mare…ma come, pensai, nessun archeologo si è preso la briga di controllare meglio …qui ci sono grossi interessi o grossa ignoranza, pensai…
Già pronto lo spot per il Vinitaly
“Il nostro vino ha radici profonde..”
Purtroppo, a parte le battute, non vi è rimedio alle scempiaggine.
Non credo neanche sia stata una scelta ponderata “per non fare emergere” la nostra Storia.
È solo insipienza, che fa rima con incompetenza, e che fa rima con. ….enza
ho visitato il sito nel 2014, prima dell’installazione della vigna, non potete immaginare lo stupore quando nel 2017 ho trovato una vigna appena impiantata. Mi sono chiesto: ma chi è stato a concedere l’istallazione di una vigna a ridosso di un sito archeologico così importante? meglio non porsi domande….. questa e l’Italia, dove tutto è concesso e tutto è vietato e nessuno è responsabile. Amministratori locali, Ministero dei beni culturali, Regione… vergognatevi.
Come si può sperare di vedere riconosciuta la nostra millenaria storia se i nostri scolari non vengono a sapere le nostre origini. Io stesso ho iniziato a conoscerla da adulto prima erano solo (mucchi dipietre) non avevo mai capito l’importanza di questo meraviglioso patrimonio!
Quanta enfasi filo istituzionale. Ma chi scrive… e non l’ho capito, ha letto il costoso e credo sinceramente inutile libro che reclamizza? Mi spiace dirlo, ma qull’opera è certo sovvenzionata in piccola o grande parte e per la scienza, la ricerca, l vicenda delle Grandi Statue Sarde è indubbiamente un vuoto a perdere… dal mio punto di vista e non solo. Si fanno nomi di santi senza messa… ma davvero non vi rendete conto che anche l’ultimo pronunciamento della politica, sotto i dichiarati intenti culturali, si avvia ad essere la solita spartizione di cadreghini per trombati e/o incapaci nella disciplina specifica?
Dicono che la Sardegna, e i suoi nuraghe, furono investiti da un grande tsunami che distrusse tutto, popolo compreso. Credo che scavando nel sottosuolo ricoperto da millenni di terra e rifiuti, venga fuori l’origine del popolo sardo. Forza, su le maniche andiamo a trovare chi eravamo. Ajo.
Stiamo rivivendo le gesta dei nostri predecessori beneamati politici con gli scavi iniziati e poi subito ricoperti di S.Igia, all’epoca della Città Mercato di Cagliari degli anni 80. Oggi, con il georadar si va a scavare a colpo sicuro, ma così come allora anche oggi ci sono degli interessi terzi che impediscono che la città di Mont è Prama, così come Santa Igia allora, venga alla luce. Ci rendiamo conto che la nostra Capitale Giudicale è stata individuata e poi ricoperta per interessi personali commerciali??? Vergogna!!!
La nostra storia merita il massimo dell’impegno da parte di tutti, minimizzare ciò che è evidente è quantomeno strano perché la Sardegna che piaccia o no ha ancora tutto da raccontare.
Ma il vigneto? ne cerca vendemmiatori?
Potrebbero reclutare Franceschini, la moglie, qualche consigliere regionale e… perché no? Jazzisti, giornalisti e soPrintendenti che male non gli fa
Ho vissuto a San Giovanni per due anni…ho girato e rigirato le colline del posto tante volte e da appassionato, non da archeologo universitario, ho notato veri siti che collegano ol sito do monti prama al resto della zona..sono a tharros…si c’è una citta la sotto circondata da torri nuragiche il che fa pensare ad un centro urbano molto importante…noi sardi dovremmo riscoprire ne nostre origini e fare conoscere al mondo chi eravamo…
…«siamo un popolo con radici profonde», ma cantu acallonaus avatu de is callonadoris! Iscallaus e fatus a vapori in totu is “termovalorizzatori” de sa ‘civilizzazione’ a tallu de crabas mérias e a vigliacheria aprofitadora de is aprofitadoris po càrculu personali, cancru e disgrazia de genti/pópulu cun ateruna dignidadi!
E su peus est ca seus ancora ammammalucaus e disunius che crabas mérias (alias, macas) fendi vida de pedidoris e/o aprofitadoris.
Seguo da tanto gli sviluppi di monte Parma e di tutti gli altri innumerevoli siti archeologici sardi che puntualmente visito. Non sono sarda ma non importa sono una appassionata di storia e archeologia italiana. Complimenti continuate così
…. É davvero una follia. Viene forte il dubbio che non si voglia creare problemi ad una cultura “ufficiale” che, da sempre, ha rivolto sguardi patetici alla ns. storia e cultura, quasi convincendo pure noi di essere “piccolini”. Invece veniamo davvero da lontano e,, dunque, siamo dotati di una cultura e storia davvero “giganti”! Occorre veramente che “mamma” Regione si informi e si svegli!!!
Non vogliono che la verità venga fuori!che strano,a casa nostra dovremo essere noi Sardi a decidere!sono sicuro che tutta la popolazione Sarda sia d’accordo nel vedere riaffiorare la propria identità a monti e pramma.Siamo un popolo con radici profonde quanto le palme che crescono sul promontorio del sinis,ORA BASTA CON I GIOCHINI BUROCRATICI.forza Paris