Quando Franco Meloni scrive di sanità (e scrive poco), bisogna leggerlo. Oggi interviene sull’Unione Sarda.
Quando poi scrive di autismo, bisogna ascoltarlo due volte, perché la sua umanità riesce a forare la corazza da estremista liberale con cui si è rivestito negli anni. Ricordo un suo intervento in Consiglio regionale su questo tema, che durò pochi ma intensissimi minuti e che discese nelle coscienze di tutti noi in un silenzio quasi religioso, il silenzio della verità (quella che i Riformatori, partito sbagliato nel quale Franco milita, non conoscono ormai da tempo, se non dalla fondazione).
Oggi Franco scrive che l’assessore alla sanità Doria sta combinando una delle sue solite colossali fesserie, trasferendo il Centro per l’Autismo dal Brotzu a una struttura territoriale della Asl. Vero: è una fesseria e Franco spiega bene il perché. Il Centro per l’Autismo del Brotzu non è l’articolazione di un poliambulatorio; ha invece caratteristiche di integrazione con i reparti ospedalieri per affrontare in modo sistemico una patologia che è multiforme.
E invece no.
Doria dixit et fiat nox.
Io sto con Franco, per quel poco che vale, come sto con tutti i genitori di persone autistiche che vivono affetti e fatiche di una intensità ineffabile. Io sto, in questo diavolo di mondo, con chi ha ancora la forza di dire che non ci si sta bene e che l’assenza di umanità si sta facendo strada a favore di una società concepita come meccanismo, come factory.
Vorrei dire a Franco che la sua creatura, il Brotzu, sta facendo acqua da tutte le parti, e non da oggi (e in parte anche per i reclutamenti sbagliati fatti sotto l’egida dei suo Rastrellatori) e che forse lui e l’Unione Sarda potrebbero denunciare (anziché dedicare pagine inutili e senza lettori ai riti dei potenti o presunti tali), per esempio, che per difetti di organizzazione del sistema sanità, il 15% dei pazienti della cardiochirurgia e della cardiologia sono destinati alla morte, ogni anno, per l’incapacità di essere presi in carico dalla struttura. E vorrei anche chiedergli di dire al giornale più letto in Sardegna che se solo ogni giorno si occupasse dei malati oncologici, degli errori di valutazione e trattamento cui sono sottoposti in tutta l’isola, dei soldi che spendono per vivere un giorno in più, del cinismo inaudito che incontrano in alcuni ospedali, tornerebbe ad essere il giornale di tutti i sardi.
Gli asini a me sono sempre piaciuti. Sono animali che possono fingere di non capire e invece sono intelligentissimi. Vorrei avere la loro stessa determinazione, la loro fermezza, la loro inamovibile determinazione nel dire all’uomo quanto sa essere stupidamente borioso, feroce, ipocrita e malvagio.
Questo giornalista ha scritto bene per questa patologia bravo.
Gentile Professore …purtroppo il Brotzu ha in corso una profonda opera di “smantellamento” di servizi importanti…vogliamo parlare anche della Diabetologia che l’Assessore ha deciso di “spostare” a Quartu? Il diabete non è – come forse qualcuno pensa – una patologia di chi “mangia troppi dolci”. E’ una delle malattie autoimmuni più pesanti e la Sardegna, ahimè, in fatto di malattie autoimmuni e di diabete insulino-dipendente , vanta un triste primato europeo e tra i primi posti al mondo. E’ evidente che è necessario offrire, migliorare e aumentare la disponibilità di servizi sanitari sul territorio, ma dovrebbe essere altrettanto evidente che questo non deve avvenire a discapito dei servizi presenti e già insufficienti. Il Brotzu rappresenta uno dei pochi posti in cui è forse ancora possibile fare ricerca (che richiede approcci multidisciplinari), curare le fasi acute, prevenire e affrontare le complicanze, gestire la sempre più imponente (e importante) mole di strumenti tecnologici per la malattia. Una malattia dalla quale oggi non si guarisce ma che richiede – come tante altre – cura del paziente e dell’uomo.
Za semus apostu a èssere menzus àinos chi no zente!!!
Est fossis unu manincómiu de irbariados in libbertade su ‘ideale’ chi cherimus fàghere pro s’iscopu de bínchere ite e lòmpere a inue?