Gentilissimo Professore,
mi scusi se non mi firmo ma viviamo tempi difficili.
Fiero del mio titolo di Ragioniere, conquistato quando ci voleva studio e dedizione ai numeri e alle partite doppie, adesso che mi godo la pensione, mi diverto a leggere i documenti finanziari e contabili dell’Amministrazione regionale, ma porto famiglia anch’io e dunque preferisco sostituire al mio vero nome un nom de plume che comunque mantengo fedele alle mie vocazioni ruraliste.
Dato che, spesso, nel suo giornale compaiono accurati report sulla cattiva gestione dei fondi pubblici regionali, ho pensato di condividere, con Lei e i suoi lettori, una breve riflessione su un particolare articolo dell’ultima legge Finanziaria regionale, appena pubblicata. Mi riferisco al comma 4 dell’art. 8 della L.R. n.1/2023 “Legge di stabilità” (chissà perché la chiamano così?) presente nella sezione dedicata alle spese previste per il settore agricolo.
Mi perdonerete, ma è necessaria una breve premessa, per comprendere meglio le reali implicazioni della vicenda.
Per capire il sistema agricolo Il sistema agroalimentare e le aree rurali della Sardegna hanno nel Programma di sviluppo rurale (PSR) il principale strumento per lo sviluppo. Il PSR si articola in 21 misure declinate in 51 tipologie di interventi finalizzati a soddisfare diversi obiettivi e categorie di beneficiari e vengono attuati attraverso l’emissione di specifici bandi. Il tutto si realizza attraverso una serie di interventi compresi nel secondo pilastro della Politica Agricola Comunitaria (il primo riguarda il sostegno al reddito e le misure di mercato).
Il fondo interessato è il FEASR, Fondo Europeo per lo sviluppo rurale, che ha messo a disposizione, per il periodo 2014 – 2020, una somma complessiva di 1 miliardo e 291 milioni di Euro (con la proroga di due anni sono state programmate risorse aggiuntive per ulteriori 473 milioni).
Quindi una cifra, obiettivamente, imponente.
A costituire l’ammontare complessivo delle risorse messe a disposizione concorrono, oltre alla Commissione Europea, anche lo Stato Italiano e la Regione Sarda secondo una proporzione che vede:
– al 48% l’aiuto comunitario (pari a circa 847 milioni di euro);
– quello statale al 36,5% (pari a circa 642 milioni di euro);
– il restante 14,5% a carico della Regione (per un ammontare pari a circa 275 milioni di euro).
In pratica ne deriva che, alla Regione Sardegna, un intervento a favore degli imprenditori agricoli, per esempio, di 10 milioni di euro, costa 1,5-1,6 milioni. Un bel vantaggio, senza dubbio alcuno: spendo 1,5 e incasso 10!
L’unico vincolo reale che l’Unione Europea pone a questa generosità è il rispetto dei tempi di erogazione e spendita.
E questo, spesso, è un tasto dolente per l’Italia, nel suo complesso, e anche per la Sardegna.
L’agricoltura sotto Pigliaru e sotto Solinas Considerato che il PSR di cui trattiamo è iniziato nel 2014, quindi in vigenza della precedente Giunta regionale di centrosinistra, è interessante visualizzare che il livello di spesa raggiunto alla data del marzo 2019 si collocava tra il terzo – quarto posto a livello nazionale (dati del report della Rete Rurale Nazionale del periodo) con gli obiettivi dell’annualità 2019 già raggiunti dal mese di febbraio quando è subentrata l’attuale Giunta Solinas.
A questo punto bisogna anche ricordare che l’Agenzia ARGEA (che svolge le funzioni di istruttoria delle richieste di finanziamento e di organismo pagatore) dal 2019, per una scelta politica della Giunta Solinas, è stata affidata ad una Commissaria straordinaria, con i poteri (e la retribuzione) di un Direttore generale. Difficile capire il motivo di tale scelta, dato che è stata giustificata, per ben 5 rinnovi semestrali, con una non ben definita “fase di studio” (di chi??) per avanzare una ipotesi di riforma. Sono passati più di 4 anni, è cambiata l’Assessora ed è stata anche mandata a casa la Commissaria, ma lo “studio” è ancora in corso, senza nessun esito.
Dati i risultati e dato quanto si legge nelle cronache non stupisce il palese disordine in cui si dibatte l’intero comparto agricolo, privo di una qualsivoglia guida politica e amministrativa autorevole.
L’abracadabra della finanziaria 2023 Ricordato tutto questo, arriviamo al contenuto del comma 4 dell’art. 8 della L.R. n.1/2023 che, dopo lunga e penosa revisione del testo e delle coperture finanziarie, ha visto la luce qualche giorno fa. Questo il testo del comma magico:
- Al fine di garantire il completamento degli interventi delle misure SIGC delle annualità 2019 e2020 del PSR Sardegna 2014-2022 – Organismo pagatore regionale ARGEA Sardegna – è autorizzata la spesa di euro 7.700.000,00 per l’anno 2023. Agli oneri di cui al presente comma si fa fronte mediante le risorse già trasferite ad ARGEA ai sensi dell’art. 1 comma 2 della L.R. n. 22 del 2022.
Letto così, sembra un noioso comma finanziario, privo di interesse. Senza anticipare giudizi, affidiamoci alla lettura della relazione illustrativa presentata dalla Giunta per giustificare questa ulteriore spesa.
Chiaro lo scopo della norma?
No?
Allora condivido le mie riflessioni.
Lo stanziamento di queste somme nel Bilancio regionale serve per pagare le misure del PSR chiamate SIGC, acronimo di Sistema integrato di gestione e controllo, dedicate al controllo delle domande di pagamento, messe in atto da tutti gli organismi pagatori e dedicate alle pratiche di sostegno al reddito e alle misure a superficie e animali del PSR per le annualità 2019 e 2020.
Stiamo parlando del cuore del sistema dei pagamenti in agricoltura, decisivi affinché i soldi arrivino subito e bene alle imprese e tutti interamente in mano dell’amministrazione regionale. Non sono spese che dipendono dalle domande degli utenti. No. Dipendono dall’efficienza della burocrazia regionale e servono a migliorarne l’efficienza.
Cosa è successo dunque?
È successo che la Regione non ha saputo spendere nei tempi previsti le risorse comunitarie, l’Unione Europea se le è riprese, e quindi la Regione ha dovuto coprire le spese mancate, ma da farsi, con 7,700 milioni di euro di risorse regionali, sottratte alle campagne.
Spero si sappia che cosa si può fare nelle campagne sarde con 7,7 milioni di euro.
Si pensi solo al fatto che la Coldiretti fece una monumentali manifestazione in piazza del Carmine (con tanto di camioncino per Solinas) per ottenerne dieci. Se Luca Saba sarà il candidato alla presidenza del Centrodestra, farà i comizi dal camioncino come Mussolini da Palazzo Venezia! In sostanza, preso atto che non si è riusciti a completare, entro i termini previsti, gli interventi programmati finanziati con i fondi del PSR, questi vengono pagati interamente con fondi regionali. Per essere chiari: se si fossero rispettate le scadenze del PSR, quelli interventi sarebbero costati alla Regione Sardegna circa 1.116.500 euro (7.700.000 x 14,5% percentuale a carico della Sardegna), invece adesso, gli stessi interventi andranno a costare alla Sardegna tutti i 7.700.000 euro (con una perdita secca di circa 6.600.000 euro).
La pezza peggio del buco Per giustificare un’emorragia di pubbliche risorse di queste dimensioni, la Giunta, invoca due “disgrazie”: il passaggio di Argea ad Organismo pagatore e la pandemia.
Ora, tralasciando il secondo punto relativo ai ritardi collegati alla pandemia, dato che i tecnici potevano comodamente lavorare da casa, come hanno fatto anche in seguito con risultati paragonabili ai periodi pre-pandemia, rimane quello relativo al passaggio di Argea ad Organismo pagatore.
Quindi il passaggio ad Organismo pagatore, annunciato già dalla legge istitutiva di ARGEA (parliamo del 2005), più volte rinviato ed infine trionfalmente rivendicato come un proprio successo nel 2019 dall’allora Assessora e, ovviamente, dal Presidente, oggi viene utilizzato come giustificazione (manco fosse un meteorite) per il mancato utilizzo delle risorse del PSR.
Francamente, suona come una colossale presa in giro.
Prima di tutto ricordiamo che ARGEA, dal 2019 al 2022, è stata commissariata e quindi aveva una guida (?) amministrativa di diretta discendenza politica che, come scritto nelle delibere di nomina e in quelle delle cinque proroghe, operava in “stretto raccordo con l’Assessora dell’Agricoltura”.
In buona sostanza, grazie all’incuria o incapacità dell’Assessora e della Commissaria (oggi entrambe messe a riposo), certificata da una norma della legge di Bilancio regionale, votata dal Consiglio Regionale, si è determinata una perdita secca di oltre 6,5 milioni di euro di risorse interamente regionali, che si sarebbero potute utilizzare per altri importanti fini pubblici. O almeno, questa è la lettura che è stata messa in legge.
Mi permetto di citare, a questo proposito, il pezzo da Lei pubblicato un anno fa (il 15 marzo 2022) “Pastori, vi spiego perché non vi pagano. ARGEA e LAORE devastate”, nel quale Parmenide Pilloni anticipava, con profetica preveggenza, gli esiti attuali. Mi perdoni, ma, personalmente, mi sembra un fatto gravissimo che, ad oggi, questo avvenga nell’indifferenza di tutti: della politica, degli organi di controllo erariale e, fatto ancor più preoccupante, della opinione pubblica e di coloro che fanno informazione.
L’unica spiegazione credibile è l’impudenza, cioè la sfacciata attività di provocare perdite serie alla società sarda senza assumersene la responsabilità e scaricandone i costi sulle risorse pubbliche. Una pratica che meriterebbe il commento di un suo noto corrispondente Luca Zumeu (da leggersi tutto attaccato).
Sempre tornando al solito discorso…di Argea e Laore non solo non frega nulla a nessuno (tutta la politica e le fameliche associazioni di categoria) ma la cosa più grave e che non importa nulla a nessuno del settore primario, che fino a prova contraria, in un economia asfittica come la nostra diventa settore se non trainante quantomeno fondamentale per importanza sociale, ambientale e paesaggistica. Da operatore, in due sensi, del settore – in qualità di agricoltore e tecnico – non posso che biasimare, e non da ora, la modalità di gestione delle risorse comunitarie e nazionali/regionali che si perdono negli ingranaggi di una inefficiente macchina burocratica tecnico-amministrativa più consona a regioni africane. Per citare i dati del disastro del PSR – trasversale tra le due maggioranze alternatesi a Cagliari, prorpio ciò che fa pensare ad una regione senza alcuna speranza e prospettiva. Al di là di raggiungimento della spesa e degli obiettivi (cosa da verificare realmente) ad oggi per alcune misure è stato pubblicato un solo bando…nel lontano 2016!!!!Ma di cosa parliamo?Un bando per investimenti strutturali nelle aziende agricole, che servono come l’aria per modernizzare le stesse imprese, viene proposto una sola volta nel settennio dopo la (vana) promessa di bandi periodici (che faceva ridere i polli, conoscendo i nostri tempi di istruttoria). Ma quel che è peggio e incredibile è che ad oggi, 2023, si stanno ancora istruendo progetti presentati tra il 2016 e il primi giorni del 2017!!!Ben 6/7 anni dopo!!!Può essere normale??In 6 anni è cambiato il mondo!Per un impresa è una vita. Cambiano condizioni, esigenze, situazioni. E niente. E’ cosi. Poco importa che, tra le altre cose, una trattrice in questo periodo ha raddoppiato il proprio prezzo rispetto al preventivo!!. Una vergogna assoluta sulla pelle di chi si fa un mazzo assurdo. Con la complicità crudele delle associazioni che, in palese conflitto di interesse, spingono unicamente per avere i pagamenti diretti. Ah per quello si che si muovono in massa. E chissà per quale motivo….lascio immaginare gli ignari.
però, iscusai, su generali luca zzumeu e esércitu de custa armata brancaleone de 660 candidaus a venti venti un’arrisurtau positivu dh’at tentu seguru: unu passu ainnantis in sa Via de s’Innoromala de sa Sardigna de is Sardus dh’at fatu.
Chi si ammancaiat bentus po sulai faci a cussa parti (e si narat fintzas “bufai” po is imbriagonis) s’at acuntentau.
Fortzis fait ispantu chi bolint benni de dónnia parti de su mundu a ponni terra e mari a impiantus eólicus?
Ispetà culu garantiu po sa ‘opositzioni’ puru.
Mellus de aici s’abarrat isceti de morri (e gei seus morendi) ca isperaus aici de artziai a su celu. E apu a narri ca custa isperàntzia no arrennescint a dh’abbruxai. De s’àtera no nci at abbisóngiu po si fai s’interru.