Mentre i giornali sono oggi impegnati a attenuare la notizia della doppia ordinanza che ha confermato il sequestro degli apparecchi telefoni e informatici del presidente della Regione e del suo circuito, noi siamo impegnati in altro.
In particolare siamo impegnati a impedire che la grande, estesa e ramificata questione morale della Sardegna sia archiviata con un’alzata di spalle e un po’ di bonomia.
Ieri ho raccontato come la questione morale sarda sia biplanare.
Una faccia della medaglia è la politica impudente e impunita che distribuisce denari pubblici senza criteri e direttamente a precisi destinatari, in genere residenti nei collegi dei diversi consiglieri regionali.
L’altra è il discrezionalismo amministrativo che ha trovato, nei concorsi espletati dal Centrodestra in questa legislatura, il suo luogo di elezione.
Sono finiti i concorsi per merito; sono in auge i concorsi per cooptazione e elezione.
La magistratura, d’altro canto, appare inibita all’azione repressiva perché capisce poco o nulla di diritto regionale o, quando ne capisce, perché affida a una polizia giudiziaria di competenza discutibile (dato l’andamento di tanti processi) lo svolgimento delle indagini, le quali invece richiederebbero saperi e competenze non banali (e non si invochi, a propria scusante, il fatto che ormai l’abuso di ufficio non è più un reato, perché quando un funzionario pubblico lede, con la sua attività, l’interesse legittimo di tanti altri cittadini, compie nel suo agire una montagna di reati che non si riducono certo al solo abuso di ufficio. Il problema è che per capirlo bisogna attaccare il chiappone ermellinato alla sedia e lavorare duro per stare dietro a ciò che è divenuta una malattia sistemica. Se ne ha voglia? No, meglio i salottini e le cene con le bollicine).
Ieri ho raccontato come in più di una selezione pubblica per dirigenti di Argea, col parere difforme del presidente, una commissione ha aggiunto un criterio a quelli previsti dal bando e ha così bocciato un candidato a favore di un altro. Altro che neminem laedere!
Non appena, però, ho pubblicato l’articolo (questo è il bello della trasparenza) mi sono giunti una serie di link che hanno illuminato di una luce a dir poco antipatica le selezioni di Argea.
Che cosa si scopre?
Si scopre che una componente della Commissione che ha bocciato diversi candidati in ragione del criterio aggiuntivo, era di fresca nomina dirigenziale e non era originariamente una dipendente regionale.
Ha superato una selezione quale quella richiesta per la copertura dei dirigenti dei servizi territoriali Argea? Formulo meglio la domanda: ha partecipato a una selezione almeno di pari difficoltà a quella da lei imposta ai concorrenti da lei esaminati?
No.
È divenuta dirigente e dirigente regionale perché Argea si è valsa di una graduatoria piemontese della ASL TO4 per 1 posto DIRIGENTE DEL RUOLO PROFESSIONALE –
PROFILO PROFESSIONALE INGEGNERE – PER LA STRUTTURA COMPLESSA TECNICO PATRIMONIALE.
Che cosa è accaduto?
Si tratta di questo.
Un’amministrazione pubblica che abbia bisogno di una determinata figura professionale, anziché fare un concorso, può valersi delle graduatorie in essere presso altre amministrazioni pubbliche e chiamare il primo della graduatoria prescelta.
Il ruolo dei dirigenti è un ruolo unico.
Quindi se si cerca un dirigente, in teoria, si può assumere un filosofo come dirigente del settore fognario di una grande città, purché sia dirigente. Tutto torna per la legge, meno per il buon senso e meno ancora per la coscienza. Il commissario di Laore, per esempio, quello dei vaticini esatti del mago Felice Mastronzo, ha attinto, per coprire un posto di dirigente per i controlli chimico-ambientali che Laore, agenzia regionale per l’assistenza tecnica in agricoltura, deve svolgere, da una graduatoria per dirigente dei servizi bibliotecari e museali dell’Università degli Studi di Cagliari dove risultava idoneo un biologo, evidentemente bibliotecario.
Si consideri ora: di che cosa si occupa il dirigente del Servizio Territoriale di Argea?
Di patrimonio?
No, prevalentemente di servizi finanziari in agricoltura, essendo Argea l’organismo pagatore della Regione Autonoma della Sardegna.
La Giunta Pigliaru, onde evitare che l’amministrazione scegliesse le graduatorie da cui attingere con arbitrarietà, aveva fissato delle regole, almeno di congruità, tra le figure ricercate e quelle già messe a concorso da altre amministrazioni. La Giunta Solinas ha preso le delibere della Giunta Pigliaru e se le ha appese nella ridotta esterna, in altri tempi chiamato gabinetto, e lì le ha lasciate. Il risultato è stato il reclutamento di tanti da graduatorie un po’ improbabili.
Concluso il processo che abbiamo descritto, la stessa dirigente, dopo che una procedura di mobilità per il Servizio Territoriale del Medio Campidano non era andata a buon fine , è stata nominata Dirigente di quel servizio, senza che abbia superato la selezione tra pari, cioè tra dirigenti, bandita invece per le sedi dell’Ogliastra e del Sulcis e di cui lei era componente di commissione.
Da dove veniva la neo-dirigente?
Dall’Ersu di Sassari, lo stesso ente nel quale l’attuale Dg di Argea è stato Direttore generale.
La domanda è d’obbligo, ma non la faccio perché ognuno è in grado di formularsela da solo.
Ma non si dica che è in crisi la politica: è in crisi tutto il sistema dello Stato e della Regione. Troppa confusione e nella confusione si perde il senso del limite e del giusto.
Sono andato su google e ho digitato: Lex specialis bando di concorso. Ho trovato immediatamente una sentenza del TAR del Lazio (n. 1910 del 2018) che dice esplicitamente che l’Amministrazione non può introdurre deroghe successive ai ciriteri stabiliti nel bando di concorso (lex specialis) che alterebbero la posizione dei candidati. Nel caso in questione, denunciato su questo blog negli ultimi giorni, il bando di concorso non è stato modificato dall’Amministrazione (cioè ARGEA) ma dalla commissione di concorso e questo è ancora più grave in quanto essa ha il dovere di attenersi ai criteri stabiliti nella Lex specialis e non ha certo il potere di modificarli.
Chiunque ritenga di essere parte lesa in questo concorso farebbe bene a rivolgersi al TAR.
Egregio professore approfitto di questo suo articolo per fare una piccola considerazione personale che prende spunto dalla sua digressione.
Parto dal presupposto personale che qualsiasi politico eletto si presume debba essere poi valutato dagli elettori sulla base delle modalità con cui ha esercitato il potere discrezionale che gli è attribuito dalla legge partendo dall’assunto (ovvio!) che esso deve sempre essere esercitato in modo legittimo.
Fatta questa premessa mi permetto di ricordare che la riforma Bassanini stabilisce una netta separazione dei poteri tra organi politici e organi gestionali… troppo spesso però ai politici piace (e a questi politici di centro-destra in modo particolare!) avere i loro “uomini all’Avana” dentro gli uffici in modo che si crei una (più o meno ampia) zona grigia in cui questi ruoli si confondono e si mischiano con beneplacito e a volte tornaconto per entrambi.
Provo a spiegarmi spiego meglio con una considerazione: l’impiegato pubblico che entra nella PA grazie al politico non potrà essere libero di esercitare in maniera libera il suo ruolo perché DEVE qualcosa al politico che l’ha aiutato e quindi è indotto (in modo più o meno palese) ad assecondare ciò che il politico vuole… in cambio naturalmente per l’impiegato ci sono premi di produttività, incarichi di responsabilità ecc. e si crea così un circolo vizioso come due zoppi costretti a camminare insieme per tenersi in equilibrio e poter andare avanti.
E sa qual è lo strumento più facile per far entrare nella PA gente “gradita”? L’utilizzo delle graduatorie di altri enti.
Ho fatto anche io tanti concorsi pubblici e anche io ho nutrito la speranza se non di vincere il concorso di poter entrare nella graduatoria e di poter essere prima o poi assunta in un Ente… ma sempre in modo limpido e trasparente!
Oggi però questo strumento si sta trasformando in un distorcimento dei principi di parità di trattamento e di libero accesso che sono alla base dei concorsi; quando si conosce la graduatoria da cui attingere basta approvare/modificare in modo mirato un regolamento sull’utilizzo delle graduatorie.
C’è un comune che da molto tempo assume solo attraverso l’utilizzo di graduatorie di altri enti e guarda caso risultano essere sempre assunte persone residenti in quel comune; il tutto grazie a modifiche ingegnose, repentine e ad hoc del regolamento sull’utilizzo degli altri enti: oggi la graduatoria più vecchia… domani quella più recente… dopodomani quella meno utilizzata… a seconda di quella che occorre per far arrivare in quel comune non i migliori ma quelli più graditi.
Partendo da questo che non è più un’ipotesi ma un esempio concreto pongo la seguente domanda “urbi et orbi”: quanto potranno essere liberi quegli impiegati assunti in quel Comune con questa modalità?
Badi bene professore che non c’è nulla di illegale in tutto questo: c’è solo moltissima discrezionalità e come ho detto all’inizio mi pongo la domanda su come certi politici stiano esercitando tale potere, anche alla luce delle elezioni regionali che si avvicinano e di tutte le cose che emergono anche grazie alle sue osservazioni.
Dopo avere visto abbassare l’asticella su come un politico dovrebbe essere proviamo a rialzarla! Vorrei che al politico che si ricandida chiedessimo conto soprattutto delle modalità con cui ha esercitato la sua discrezionalità e vorrei poter eleggere persone che lo hanno esercitato in modo esemplare: senza favoritismi ad personam che invece oggi sono il frutto (e a sua volta il seme) di un sistema zoppicante che continua ad autoalimentarsi e riprodursi uguale a sé stesso.
La ringrazio per lo spazio concesso e colgo l’occasione per ringraziarla per i suoi illuminanti spunti di riflessione.
Siccome gli impuniti crescono evidentemente ed assai probabilmentecredono di poterlo rimanere sempre, finiscono per pensare che noi altri siamo tutti stronzi o minus habens.
In ogni caso che razza di DIRIGENTI vanno cercando, in queste AGENZIE PRESIDENZIALI? Mandarini e plotoni di zerbini accomodanti con;doppie ginocchiere da pallavolista?
Fa bene a puntare il faro su questi OMISSIS abituati a vivere nell’ombra. Una vera vergogna, OMISSIS anno all’ ERSU. Poi torno ai miei ruoli e siccome sono forte mi sistemo nel mio mondo OMISSIS. Comando io adesso.. che vergogna….uno schifo
Se poi il vincitore Tizio viene proclamato vincitore nel rispetto delle regole concorsuali o selettive, perché ob torto collo non ci sono scappatoie per poter fare diversamente – una volta nominato nel ruolo dirigenziale, firmato il contratto e affidato l’incarico – Tizio viene licenziato in modo spregiudicato con la seguente motivazione: “MANCATO SUPERAMENTO DEL PERIODO DI PROVA”, sebbene disponga di titoli e di esperienza da vendere, per aver ricoperto quel ruolo, con serietà, per quasi 20 anni presso altri enti o pubbliche amministrazioni. Ciò nonostante veniva considerato di troppo, perché molto zelante e pertanto ritenuto scomodo dai vertici che avrebbero benissimo fatto a meno di bandire quel concorso che aveva introdotto una figura di rottura, estranea al sistema. Ma il concorso erano obbligati a bandirlo perché il ruolo di dirigente era previsto dallo statuto e dalla legge regionale. Ecco l’iter, espletato il concorso, nominato e assunto il candidato vincitore, escogitato il rimedio legale per farlo fuori poco dopo, ricorrendo al metodo suindicato. Per inciso, quel tipo di licenziamento non richiede alcuna giustificazione o motivazione e per questo, giuridicamente, è il più semplice da intimare e il più difficile da contestare e smontare. Confidiamo sempre nella volontà della magistratura di andare oltre le sterili e asettiche formule giuridiche per punire questi abusi.
Siamo tutti Dirigenti….
E allora …. all’assalto della Dirigenza!!
Indigeribili.
Beh con questi “Scriteri” di selezione sono indeciso se farmi eleggere étoile della Scala di Milano o correre i 100mt al posto di Jacobs 😂