Moralità immemore C’è un grande impegno in questi giorni, in Sardegna, a negare che esista la questione morale e che essa sia una cosa molto più seria dei linciaggi pubblici dei tempi di Tangentopoli e delle campagne di diffamazione dell’avversario politico, condotte con giornalisti compiacenti e magistrati invasati, dei tempi più recenti.
Resto dell’avviso che in questa legislatura, sia a Destra che a Sinistra, ma a Sinistra in misura minore, come accondiscendenza al vizio piuttosto che come vocazione, ci si sia rilassati troppo in due direzioni: il denaro e i privilegi sfacciati. Contemporaneamente non si può non constatare che i protagonisti attuali non amano discutere di queste cose e non iscrivono la questione etica tra le prioritarie del sistema politico.
Resto dell’avviso che sia molto più grave regalare soldi pubblici ad alcune e ben politicamente selezionate squadre di calcio o a neonate associazioni culturali che utilizzare erroneamente, e per lo più senza dolo, i fondi dei gruppi. Così come, nel passato, era e resta più grave fissare le regole dell’utilizzo del territorio rimanendo grandi proprietari di aree e di immobili, cioè in flagrante conflitto di interessi.
Resto dell’avviso che sia molto grave incaricare jazzisti e giornalisti di occuparsi del patrimonio archeologico della Sardegna e non premiare, anzi marginalizzare, per gli stessi ruoli, fior di archeologi di cui la Sardegna dispone (ma di queste furbizie e furbate del Ministero dei Beni culturali ci occuperemo diffusamente nelle prossime settimane).
In tale clima da soglie etiche dismesse, mi pare serva tenere il punto delle regole generali del diritto.
Lo farò anche nei prossimi giorni e sempre più intensamente, perché nello scenario rilassato nostrano, mi pare si stia sottovalutando che la Sardegna ha sempre avuto persone coraggiose disponibili a candidarsi fuori dal coro pur di tenere il punto della libertà e della giustizia, pur di sconfiggere i prepotenti e di ripristinare condizioni di uguaglianza di fronte alla legge. In Sardegna si sta formando naturalmente la posizione politica non del terzo polo, ma del Non Ci Sto, di quelli che ne hanno le tasche piene di questo magna magna che fa spallucce sulle proprie, esplicite ed evidenti responsabilità e collusioni. Al momento manca solo una figura che interpreti il sentimento, ma il sentimento c’è e ha diritto di esistere e di resistere, se ignorato.
Privilegiati di Argea Uno studente di giurisprudenza è venuto ieri a trovarmi e mi ha fatto notare un caso emblematico dei tempi, un concorso Argea.
Una regola generale del diritto è che i criteri di valutazione delle prove e dei titoli di un concorso devono essere dichiarate prima, nel bando, e devono essere applicate come tali dopo, nello svolgimento delle prove.
Questo è il bando per un posto da Dirigente in Argea.
I requisiti richiesti per partecipare sono i seguenti:
A. diploma di laurea (DL – Lauree vecchio ordinamento o diploma appartenente alle classi di lauree specialistiche LS – Lauree specialistiche nuovo ordinamento);
B. comprovata competenza ed esperienza professionale nelle funzioni dirigenziali da conferire;
C. cittadinanza italiana o di uno Stato membro dell’Unione Europea con adeguata conoscenza della lingua italiana;
D. godimento dei diritti civili e politici nello Stato di appartenenza.
Sulla valutazione dei titoli si precisa che:
“Nella attribuzione dell’incarico, verranno valutati i titoli e le esperienze professionali e di carriera possedute dal dirigente. Si precisa che sarà valutato, quale titolo di preferenza, il
possesso di competenze specifiche nelle materie attinenti l’incarico dirigenziale”.
Quindi il bando richiedeva, tra le altre cose, la qualifica e l’esperienza dirigenziali e le competenze nelle materie attinenti l’incarico.
Si svolgono le prove e si arriva alla valutazione dei candidati e alla proclamazione del vincitore. E cosa succede? Succede che la commissione si inventa un criterio aggiuntivo e mette in minoranza il Presidente:
“La Commissione, dopo aver esaminato attentamente i curricula dei candidati, ritiene di individuare quale criterio preferenziale per la scelta del candidato idoneo a ricoprire l’incarico di Direttore di un Servizio Territoriale Argea, l’aver ricoperto incarichi di direzione di struttura in aggiunta al requisito del possesso della qualifica dirigenziale”.
Quindi siamo di fronte a questa situazione: la Commissione, prima legge i curricula, poi, una volta conosciuti i titoli dei partecipanti al concorso, aggiunge, e lo scrive che si tratta di un criterio aggiuntivo, un nuovo criterio che, guarda a caso, determina la scelta di Caio e non di Tizio. A questo punto il verbale registra una spaccatura: il presidente sente il dovere di mettere a verbale che la sua opzione sarebbe stata per Tizio e non per Caio:
“Il Presidente esprime un particolare apprezzamento del curriculum del dott. TIZIO. La Commissione, tuttavia, in aderenza al criterio di preferenza di cui sopra, individua l’ing. CAIO quale candidato maggiormente idoneo a ricoprire l’incarico”.
Il bello è che TIZIO non ha partecipato solo al concorso per il Servizio territoriale dell’Ogliastra, ma anche a quello del Sulcis e in entrambi, con la stessa motivazione e con gli stessi distinguo tra presidente e Commissione gli è stato preferito un altro, nel Sulcis, SEMPRONIO.
Se questa non è questione morale io sono bello.
Ho sentito che qualche Dirigente nominato da poco manco si reca alla sede di lavoro nel Campidano, ma è parcheggiato nella sede di Sassari
L’atteggiamento predatorio e le questioni di dubbia moralità, politica e di opportunità, devono sempre essere stigmatizzate e rese ben note a tutti, vista la larghissima parte di popolazione distratta e, spesso, connivente o rassegnata. Il punto resta sempre lo stesso, considerare la politica modalità per atterraggio molto morbido e comodissimo. Tutto perchè l’ipertrofico settore pubblico delle Amministrazioni di stampo meridionale (che non indicano necessariamente una condizione geografica ma un modus operandi) non fanno altro che amplificare il potere politico e dei singoli politici e partiti. Dove le opportunità di lavoro sono maggiori nel privato molti lavoratori fanno le pernacchie al politico, che deve “attrinzarsi” per lavorare bene, altrimenti viene preso a pedate, mentre da noi riprende la cadrega non perchè abbia lavorato bene ma proprio perchè ha distribuito molti posti (pubblici) ai propri accoliti. In barba al buion funzionamento della Cosa pubblica. I risultati sono sotto gli occhi di tutti….
Sana indignazione potrebbe spazzare via questo modo di agire (non solo in politica). Non lasciare soli coloro che subiscono l’ingiusta azione o il reato. Credo fermamente che appoggiare i furbi abbia portato alla rassegnazione dei più, allo sberleffo nei confronti di chi agisce secondo la legge.
Atteggiamenti così spudorati,attuati da personaggi che in spregio di tutte le regole calpestano le norme e le più elementari regole del vivere civile, vanno estromessi ,al di là di qualsiasi colore politico, dalla gestione di qualsiasi organismo o ente pubblico . Questi individui vanno contrastati a livello giudiziario e non con i Tar.
Pregonta:
Ma su “Bando” fut iscritu in sa “carta igienica” e dhu teniant apicau in su gabbineto (alias, su cómudu) o dh’iant iscritu in paperi béciu giai mandhau a riciclare e no faiat prus a dhu lígere, o no dh’ant ischípiu lígere o no dh’iant lígiu ancora (po su chi dhis serbiat)?
Se il nostro Paese ha i gravi problemi irrisolvibili in tutti gli ambiti, come la Scuola, la Sanità, l’amministrazione delle imprese pubbliche, è perché la classe dirigente è scelta con i criteri anzidetti. Gli ospedali non funzionano perché diventano primari gli Asini maggiori. La politica deve stare fuori dalle scelte. Spero in un rigurgito di coraggio da parte dei meno giovani e di una presa di grande coraggio da parte dei giovani
Credo che Tizio avrà la strada in discesa per impugnare gli atti della commissione esaminatrice davanti al TAR Sardegna…
Aggiungo una favola con finale immorale. C’era un figlio che aveva contrasti con il padre per l’eredita, che voleva intera, non volendo condividere con le sorelle. Riuscì ad avere la parte più sostanziosa. Man mano i fratelli e sorelle non sposate morirono e i suoi figli s’impadronirono del loro. Rimanevano i terreni di una, con figli maledizione! Il figlio di lui, erede, entrò al comune. Anno dopo anno iniziò l’accerchiamento. Non si poteva vendere: intimidiva i compratori, imponeva prezzi bassissimi, deprezzando le terre che il suo occhio avido desiderava, una gragnuola di progetti accerchiavano le terre. Finché non intercetto’ l’ acqua che scorreva in un terreno molto amato, proprio mentre lo si arricchiva di piante, ed infine portava l’acqua con un sistema pubblicamente finanziato verso il suo. Nel terreno entrano ora maestranze in aperta violazione della proprietà privata altrui. Quel che è peggio è che è lo Stato che opera in tal modo. Ora ditemi non si può dire con i vecchi chi sa cusciescia si l’ ha manigada s’attu?