Ieri qualcuno ha picchiato l’ex sindaco di Silanus Luigi Morittu.
Per molti questa notizia sarà una delle tante, per me è un incubo.
Nessuno conosce la radice profonda della violenza e del male, ma una cosa è certa: l’odore della cattiveria si respira da giovani, e lo si sente soprattutto nelle occasioni di gioia, cioè del suo opposto. Non c’è giovane sardo che partecipando alla festa del suo paese non stia guardingo. Non c’è persona che vada in campagna che non scruti il sentiero e il cancello all’arrivo, che non guardi il comportamento dei cani, che non scruti gli arbusti delle recinzioni.
È come se si sapesse che un male misterioso sia sempre in agguato a impedire tranquillità, fiducia, speranza.
Ciò che è accaduto ieri a Luigi è gravissimo perché rivela per l’ennesima volta che c’è sempre chi, senza ritegno, si fa giudice di sé e degli altri, e a sé concede il privilegio di far del male. L’affermazione di sé con la violenza fa schifo, è una forma putrida della sopraffazione dell’uomo sull’uomo. La violenza è senza compagnia e genera solo solitudine.
Il Marghine ha una peculiarità: la latenza.
Non si chiama ‘marghine’ per caso. Era un confine, anzi, il confine per eccellenza, quello tra gli Iliensi e i Romani. E ancora oggi è un confine, un luogo di contatto tra le civiltà e tra il bene e il male. Niente è esplicito nel Marghine; tutto è mediato, attenuato per evitare l’eccesso dello scontro, ma tutto è tragicamente radicato. La violenza serpeggia come una tentazione tra gli uomini e i lecci.
Tuttavia, in tanti si sono adoperati perché quest’area prendesse decisamente la strada della cultura, dell’educazione, della laboriosità, del diritto. In tanti si sono adoperati anche a interpretare codici sociali diversi e distanti da quelli rozzi, sbrigativi, tanto inconcludenti quanto esibiti, che pure esistono in molte interpretazioni personali rustiche del genius loci. È stato fatto un lavoro duro di scelta del bene.
Poi basta uno che non avverta la sacralità della persona di un altro uomo, basta uno che non sappia resistere al demone della prevaricazione, e quella paura latente che fa camminare tutti coloro che sono nati e cresciuti a queste latitudini sempre con un occhio alle spalle, quella paura ritorna, quella rabbia per non poter mai gioire completamente ritorna, e con lei ritorna il baratro del primitivismo che sempre incombe sulla Sardegna. Qui, ogni foma di malavita trova parentele occulte antichissime di cui non si ha un’adeguata consapevolezza. Qui, alzare una mano su un altro uomo è come farne alzare mille dall’inferno. Qui i migliori hanno ucciso una parte di sé perché l’hanno riconosciuta come sbagliata.
Si dice che se da adulti ci si sente diversi e migliori da come si era da giovani, la vita non è passata invano. Mi auguro che chi ha picchiato Luigi ieri, possa scoprirsi orrendo a se stesso e cambiare vita.
Da quanto tempo la Sardegna è sgovernata?
Da quanti anni la Regione non fa politica attiva fuori dal palazzo?
Da quanto tempo il rapporto amministratori/cittadini si è ridotto a picchettate con gli amici?
Quando si è rotta inesorabilmente ogni relazione città/campagna?
Da quanto la stampa locale sbraita per vendere senza proporre?
Consentimi la licenza:
Ahi serva Sardegna, di dolore ostello,
nave sanza nocchiere in gran tempesta,
non donna di province, ma di bordello!
Sempre piacevoli e interessanti i suoi articoli
Bravo Professore
Massima solidarietà al Sindaco Luigi Morittu, FORZA!