Un amico autotrasportatore mi ha fatto notare che cosa è successo dopo la protesta e dopo l’approvazione del decreto del governo contro l’incremento dei prezzi dei carburanti.
È successo questo. Prima gli autotrasportatori avevano diritto a tramutare fino a circa 21 centesimi dell’accisa pagata per litro in credito di imposta. Il prezzo del gasolio al 15 di marzo era intorno a euro 1,790 al litro, a salire.
I prezzi salirono vertiginosamente fino a 2 euro al litro. Partirono le proteste. Il governo intervenne per abbattere i prezzi alla pompa con una misura in vigore fino alla fine di aprile. Il mio amico trasportatore ieri è andato sul sito dell’Agenzia delle Dogane a scaricare l’accisa di marzo e ha constatato che poteva farlo solo per quella pagata fino al 21 dello stesso mese. Dal 21, essendo entrato in vigore il decreto che abbatte alla pompa di 25 centesimi il prezzo del gasolio, lo Stato non riconosce più alcun credito d’imposta, nonostante il prezzo del gasolio sia oggi intorno a euro 1,780, quasi allo stesso valore di marzo prima dell’incremento dei prezzi. Morale: è vero che gli autotrasportatori sono stati difesi dall’impennata a due euro, ma oggi, a prezzi ancora sostenuti, non hanno più lo strumento del credito d’imposta.
Domanda: sarebbe stato meglio chiedere che proporzionalmente all’aumentare dei prezzi aumentasse la percentuale dell’accisa da mandare a credito o no? Non ho una risposta, so solo che, come in tutte le circostanze della vita, riflettere e capire per decidere è sempre meglio che gridare, zittire e usare la violenza fisica o verbale.
È forse giunto il momento di una riflessione, posto che il problema dell’incidenza del carburante permane?
Se è giunto il momento della riflessione prima dell’azione, provo a dire quali argomenti, tra i tanti, dovrebbero comunque essere approfonditi per rendere migliore la vita degli autotrasportatori.
Continuità marittima In primo luogo, un buon autotrasportatore dovrebbe buttare l’occhio sulla continuità territoriale marittima della Sardegna.
Noi ne abbiamo parlato, in solitaria, come spesso ci accade, tempo fa, denunciando che proprio la Giunta Solinas ha subito in silenzio, senza battere ciglio, l’abbassamento del finanziamento della convenzione tra il Ministero e le compagnie per garantire la continuità sarda, nonché la riduzione delle rotte in regime di convenzione.
Facemmo notare che un banale confronto tra la continuità corsa e quella sarda, rivelava che la continuità territoriale marittima della Sardegna valeva fino a poco tempo fa 48 milioni 800 mila euro e oggi vale 23 milioni 577 mila euro, più 5 milioni di premialità. La continuita territoriale marittima sarda ha perso il 51,6% del suo valore sotto la fallimentare gestione della Giunta Solinas. La Corsica ha una continuità territoriale marittima di 90 milioni di euro, per 330.000 abitanti.
Questi soldi in meno alla Sardegna sono costi in più per chi viaggia. Lo si sa?
La domanda è: si vuole riparlare di continuità marittima? Si vuole far sentire la propria voce?
Costi minimi In secondo luogo, un buon autotrasportatore dovrebbe occuparsi di riprendere in mano la questione dei costi minimi, che non sono stati bocciati dalla Corte Costituzionale, come molti sostengono. La Corte si è limitata a dire che a fissarli deve essere il Ministero o un’autorità pubblica. Se si vuole approfondire la questione si possono leggere i capitoli dedicati dal prof. Benelli nel suo libro La disciplina dell’autotrasporto merci tra autonomia negoziale e pubblico interesse, Milano Giuffrè, 2018.
La verità è che i costi minimi non stanno bene alle grandi compagnie di trasporto e alla grande distribuzione, ma il fatto che essi abbiano questi avversari non significa che non abbiano degli ottimi motivi per esistere. Solo bisogna sapere bene in che cosa consistono e bisogna sapere rivendicarli e difenderli.
Etica Poi c’è una questione etica. Ci sono comportamenti tra autotrasportatori che danneggiano il mercato; ci sono autotrasportatori che teorizzano che se esiste un’azienda con sede legale nel loro territorio di residenza, i viaggi di quella azienda debbano essere riconosciuti prima di tutto a loro. Questo non è mercato, è una cosa grave e pericolosa che prima o poi rovina il mercato. Come si risolvono le questioni etiche? Con la coesione e la lealtà. Se ne vuole parlare?
Per quanto riguarda il credito di imposta bisogna dire che viene concesso solo per il gasolio consumato da veicoli euro 5 e superiori, la riduzione delle accise di 25 centesimi più Iva invece va a beneficio di tutti i mezzi, comprese le autovetture. Per il recupero di quanto perso con l’impossibilità di richiedere il credito di imposta, il governo ha deciso, dietro richiesta dei sindacati, di utilizzare i 500 milioni di euro che aveva stanziato per il comparto dell’autotrasporto, anche se ancora non è stata comunicato in che modo verranno erogati. Rimane la forte speculazione fatta dalle compagnie, su cui il governo dovrebbe intervenire e tutte le altre problematiche che anche i sindacati ben conoscono ma alle quali pare non si voglia porre rimedio.
Proprio per uscire dalla riserva indiana, proprio per questo bisogna ragionare…. Grazie.
Paolo, chiedo scusa ma non riesco a leggere tutto l’articolo. Mi sono stancato delle categorie “riserva indiana”, protette da provvedimenti ad hoc perche “non ce la fanno”. Anche io, impiegato non ce la faccio, anche io ho figli che vanno a scuola, anche io spendo per la benzina, per il pane, per la pasta. Anche io viaggiavo e non posso più permettermelo, anche io non trovo posto nei traghetti, in aereo. Anche io vorrei andare in vacanza all’estero una volta ogni due anni e invece posso andare a barumini a vedere la reggia. Non faccio i blocchi sulla 131, non assedio il consiglio regionale e tuttavia mi sono rotto i c…..ni ti tutti questi che alzano la voce e di tutti gli altri che al primo strepito si c…no addosso e presentalo l’emendamento.
Con immutato affetto – medardo