Il Presidente del Consiglio Mario Draghi ha proposto di leggere la guerra degli Ucraini come una guerra di difesa dei nostri valori europei.
Il Presidente del Consiglio non ha certo bisogno del nostro consiglio, ma se mai ne sentisse il bisogno, verrebbe da suggerirgli di andarci cauto con la guerra come scontro di valori. Si rischia di fare il gioco di Putin, il quale nel comizio allo stadio di qualche giorno fa ha verniciato di patriottismo cristiano la sua ‘operazione militare speciale’, giungendo a citare, senza alcun imbarazzo, il Vangelo di Giovanni.
Se si teorizza la guerra tra diversi valori, si nobilita una guerra di aggressione, senza alcun valore, brutale e feroce, come quella in Ucraina, come se invece fosse una guerra tra culture e per la libertà di tutti, la più pericolosa e la più incendiaria delle guerre.
Non conviene mai opporre propaganda a propaganda.
La guerra in Ucraina è una guerra di resistenza contro un’aggressione e tale è bene che rimanga.
L’altra ipotesi, cioè che si tratti invece della guerra tra il modello europeo e quello russo, non è realistica, perché tra l’uno e l’altro c’è un’ampia zona grigia che va dall’Ungheria alla Polonia, nella quale i valori non sono proprio gli stessi del resto dell’Europa Occidentale, come testimonia la cronaca politica delle settimane immediatamente precedenti l’invasione russa.
Non solo: abbiamo anche parlamentari italiani che, folgorati dall’autoritarismo di Putin, organizzano convegni per spiegare le presunte ragioni russe. Siamo così certi della diffusione tra noi dei valori liberal-democratici?
Sto tentando di avvertire che l’innalzamento della retorica politica verso la retorica interventista avviene in modo troppo imprudente in Italia, come se le parole non producano conseguenze e arruolamenti contrapposti.
Le parole, invece, preparano sempre le decisioni; troppi in Italia, e in numero crescente, fanno discorsi di incentivazione allo scontro piuttosto che alla costruzione di una via d’uscita. Io, al contrario, sono convinto che questa guerra non si risolve con la guerra. La cosa più probabile è che, in assenza di politica e diplomazia, la guerra lasciata a se stessa si cronicizzi, creando in Europa un focolaio di tensione sempre acceso come lo sono tragicamente tante aree del Medio Oriente. Forse è proprio ciò che tanti apprezzerebbero e che invece va odiato come si può odiare il Male.
Direi che queste riflessioni vanno lette attentamente, ed almeno due volte, per apprezzarle in pieno.