In questa Regione impudica, sguaiata, rozzamente altezzosa e altezzosamente rozza, si è toccato il culmine della sfacciata e impunita attività di sperimentare, metaforicamente parlando, nuove frontiere sessuali usando il sedere degli altri.
Realisticamente parlando, si tratta della distribuzione arbitraria – cioè secondo il proprio arbitrio – del denaro pubblico come se fosse proprio.
Per cui, riprendendo la metafora, il sedere utilizzato impunemente è quello di tutti, e ciò che più dispiace e che ciò serva a far sembrare virtuosi, generosi, ecumenici, magnanimi e filantropi gli amministratori pro tempore della cosa pubblica che si impiumano i copricapi tribali con la riconoscenza dei beneficiati, premiati grazie al pubblico uso improprio del patrimonio sederesco sardo.
Nello specifico, i nostri pochi – ma attenti – lettori ricorderanno la piccola polemica intercorsa nei giorni scorsi tra noi, da un lato, e dall’altro l’assessore Pili, silente, nonché l’on. Tunis e il Capo di Gabinetto dell’assessore, entrambi parlanti.
Si trattava della mancetta erogata dalla Giunta, su delibera preparata dall’assessore, ma approvata dalla Giunta in sua assenza per nobile distacco, a favore dei comuni di Sarroch (300.000) e di Siamaggiore (100.000). Noi obiettammo che nella legge che prevede lo stanziamento (17/2021) non si tovassero i criteri e la disciplina per l’erogazione di queste somme, ma solo il nome dei comuni e le somme assegnate, e che quindi qualsiasi diligente funzionario regionale, anche dinanzi a una delibera di impegno, avrebbe dovuto obiettare la non erogabilità delle somme. Evidentemente qualche funzionario ha obiettato.
Ed ecco che la sguaiata impudenza, unita a una furbizia da pirati a chiglia piatta da ansa fluviale, risolve il problema, prevedendo: 1) indulgenza universale e plenaria – peccati veniali e mortali onnicompresi – per i consiglieri regionali con annessa licenza anticipata di dissipazione finanziaria legale; 2) adeguate mutande di platino per gli assessori in carica; 3) corrispondente esposizione lubrica dei chiapponi burocratici dei funzionari regionali agli occhi acutissimi della Corte dei Conti.
Infatti, nel Disegno di legge 301, la legge di stabilità 2022 attualmente in discussione in Consiglio regionale, al comma 3 dell’art. 1 (meglio levarsi il dente subito) si sana il tabellone dei beneficiati senza criterio del 2021, comprendente le mancette anche a Sarroch e Siamaggiore, in un modo geniale: si scrive che qualora nella legge sia individuato il beneficiario, il contributo non deve essere erogato con una delibera di Giunta, ma direttamente con una determinazione del dirigente competente.
Questa è una norma dionisiaco-carnevalesca che il Consiglio non si farà sfuggire. Non importa che nelle leggi siano individuati i criteri e le procedure. No! Serve solo il beneficiario. Per cui, da domani, ci sarà la corsa a farsi infilare in qualche legge, meglio se costituita da una sola tabella a due colonne, una con i nomi e l’altra con i beneficiari. Basta con le norme, le procedure, i criteri, basta! Finito tutto. Solo nomi e soldi. Sicuramente vi sarà anche chi presenterà un emendamento per rendere inutile anche la determinazione del dirigente regionale, qualora in legge sia indicato anche l’Iban del beneficiario. Suvvia, questa sarebbe semplificazione. Pastasciutta per tutti, per tutti quelli che conoscono un consigliere regionale. Forza Cagliari!
Egregio Paolo Maninchedda
Tengo sempre a ringraziarti per queste finestre che apri su questo che ormai personalmente definisco il “mondo di mezzo” mutuando volutamente la definizione dall’indagine di polizia giudiziaria che ebbe rilevanza nazionale.
Purtroppo le regole del “mondo di mezzo” si vanno diffondendo presso tutte le Direzioni Generali, le Agenzie regionali e le Amministrazioni locali in cui queste forze politiche esercitano la maggioranza.
È la diffusione del buio.
Anche la sporadica comparsa di troll in questo libero pensatoio è il segno della diffusione del buio.
Non si può definire diversamente chi interviene con slogan pensando magari di essere in un social.
Il ringraziamento quindi è d’obbligo per l’apertura delle finestre, per la possibilità offerta di sbirciare in questo “mondo di mezzo”. Possibilità peraltro negata dai media isolani.
Le intelligenze coltivate, fini e nutrite di cultura pare scarseggino.
Quando si palesano, si mostrano libere, assumono la responsabilità delle proprie affermazioni e offrono strumenti di pensiero, elementi di riflessione per chi è disposto ad ascoltare con spirito costruttivo.
Bene, queste persone autorevoli hanno costruito la propria autorevolezza con fatica e queste
autorevolezza e conoscenza divengono potere.
Diverso da quello derivante dalle cariche formali: potere vero, diametralmente opposto.
Grazie Paolo
Come diceva mio zio, “da grandi poteri derivano grandi responsabilità”
Saluti
Peter Parker
Ma per carità…lo schifo mi assale…la voglia di vomitare anche…mai visto o sentito una tale dose di arroganza , ignoranza politica , sbattimento altissimo dei mortali comuni plebei…non vedo l’ora xche passino questi 2 lunghissimi anni che ci separano da nuove X da scrivere in cabina elettorale..non starebbero bene neanche nelle dittature sudamericane , questi personaggi da tragica operetta…
Egregio Filippo, può esibire esempi per la scorsa legislatura?
Vero! Come si faceva nella scorsa legislatura.
Ite cosa est custa “amministratzione”, unu ‘flotta’ de ‘canadair’ impitzada a semenare dinari chei s’abba pro che bochire sos fogos de sos afoghizadores (e fàghere dinari, ca de ‘canadair’ no bi ndh’at chi faghet su ‘servítziu’ ne gratis e mancu per amore), una ‘amministratzione’ pro pesare in fumu fintzas su pagu dinari chi ‘proet’ in sos chelos ‘normalmente’ assutos de sa Sardigna? Sunt istudendhe fogu o brusiendhe totu?
A sa Sardigna li ant zai ‘azustadu’ su númene poníndheli sa ‘apposizione’ «chisina» zai fintzas e de meda e tropu tempus, pagu metafórica? Lis piaghet o torrat a contu menzus su númene «Sardegna Cenere» (ca fossis no connoschent sa chisina, e poi custu númene nos ponet a gherrare cun cudhos chi narant cinisu o, putzi putzi!, fintzas cinus o chinisu).
Mi dimandho sempre proite ant candhidadu a cussizeris regionales 660 pessones! (a trivas, alias, “a gara”, a gherrígiu e a gherra cun sa ‘alternativa’ de 480 pessones! E siat nadu chentza fàghere “di ogni erba un fascio”, però… finidas presas nello stesso fascio).
E mescamente mi dimandho ite ideas, initziativas, impitzu sériu, responsàbbile e cun frimmesa tenimus pro cambiare s’iscaminamentu chi nos est isperdindhe.