Oscar a Johnny Kesch Ieri, in quella che un tempo era l’ora di pranzo, ha fatto irruzione a casa mia il volto e la voce dell’assessore Chessa che, dai microfoni della Rai-del-giorno-prima annunciava una cosa comicissima.
Annunciava, Johnny, di aver apposto ben 803 firme per garantire l’erogazione di ben 13 milioni di euro alle imprese artigiane sarde a valere sulla vecchia legge 51/1993, una legge che funziona pressoché in automatico, ma che tutti gli assessori al Turismo nel tempo hanno esibito come una propria creatura. Siamo al teatrino del nulla sul palcoscenico Rai. Johnny, però, è più bravo dei suoi predecessori (Pavon Crisponi permettendo…) e ieri si è messo a dare lezioni al professor Paci sul rapporto contributi a fondo perduto in conto capitale e posti di lavoro. Ha infatti dichiarato, bontà sua provocandomi una risata colicante, che 13.000.000 di euro di contributi su investimenti già realizzati produrranno 1300 nuovi posti di lavoro.
Il professor Paci, dicono fonti autorevoli dell’università, avrebbe esclamato: ” ‘ta cazzu…?”, nota espressione di perplessità londinese. Ma poi è intervenuto il professor Pigliaru che in due secondi ha dato una spiegazione matematica, solo numeri, senza parole (come piace a lui perché le parole hanno un rapporto equivoco con la poesia che è un disturbo per l’esattezza dell’umanità) alla formula di Johnny: 13.000.000 diviso 10.000 (costo annuo di un posto di lavoro secondo Johnny) = 1300.
Impeccabile e geniale.
È avanspettacolo, signori, è cinema e bisogna togliersi il cappello dinanzi a queste performance, perché ci vuole stile nel dire baggianate di questo tipo con tanta serietà. Chapeau!
Giornalisti a bint’ungias In altri tempi e con altri giornalisti, dinanzi a testi politici di questa portata comico-eversiva, la reazione sarebbe stata una valanga di domande tali da mettere in fuga qualsiasi tentazione onanista di qualsiasi assessore.
Ma di questi tempi in Sardegna no.
In Italia è possibile che gli organi di informazione costringano magistrati e forze dell’ordine a rifare le indagini sul caso di David Rossi, in Sardegna (dove il servilismo giudiziario e giornalistico data almeno dal XVII secolo) si educa la degluttizione serpentina, quella che insegna a digerire anche delle bettoniere se ci si mette di impegno, qualla che insegna a assopirsi rassegnati al peggio.
Il Coreano In Sardegna, i Sardi, hanno accettato senza battere ciglio che il rendiconto della Regione per il 2020 accertasse che la Regione non ha speso risorse messe a bilancio per un miliardo e quattrocento milioni di euro (rimasti in cassa). I pagamenti si sono ridotti di un miliardo rispetto alle entrate.
Una cifra enorme, mai vista prima, che dimostra che la Giunta del Coreano non riesce a spendere un euro, neanche quello per le bollette.
L’incapacità di Kim e Johnny ha sottratto all’economia della Sardegna un miliardo e mezzo di euro e nessuno ha fiatato, tutti allineati, tutti accontentati dai contratti sotto soglia, dal piccolo favore o dalla sua speranza.
Avete idea di che cosa si sarebbe potuto fare con un miliardo e quattrocento milioni per il turismo? Per la scuola? Per il lavoro? Per la ricerca?
Quest’anno 2021, vedrete, la Regione chiuderà in avanzo, cioè avrà speso meno di ciò che ha incassato con i tributi. Una cosa ignobile per chi governa, una cosa tragicissima per cittadini e imprese.
E dunque, per fare cosa non si fa nulla? Per comandare senza rischiare, per vivere di rendita senza il rischio di lavorare.
È il trionfo del parassita sistemico.
Si galleggia su fame e degrado, ma ai Sardi che osannavano Salvini in piazza Eleonora a Oristano, sta bene così. A me no e reagisco nell’unico modo che pratico e conosco: pensando, parlando e stando dritto, verticale.
….e poi leggo che un tal presidente della federalberghi, promuove il pavoncello assessore con uno squillante 7 e mezzo. E giustifica il voto, non con la produzione legislativa e la spendita delle risorse, ma che quando lo chiama, risponde!
Caro Paolo….Manca, ma i trenta alla Bocconi li davano quando rispondevate presente all’appello?
Da molti anni il mio indicatore di qualità della legislatura è uno solo: la produzione legislativa.
Diamo tutti un’occhiata a questi tre anni e parliamone
Buon Natale
La povertà di parole e di semplice aritmetica dilaga nella società. Meno parole meno democrazia; meno capacità aritmetica più incapaci al governo.
Povere istituzioni! Povera democrazia! Poveri noi!