I giornali di oggi annunciano, con trombe e gagliardetti, il milionario abbattimento del disavanzo della Regione certificato dalla Corte dei Conti.
Omettono però di spiegare che abbattere in due anni un disavanzo di oltre trecento milioni di euro è stato possibile solo non spendendo praticamente nulla di ciò che si è messo a bilancio. L’abbattimento è dovuto ai milioni parlati e non spesi delle politiche della Giunta Solinas, un successo di bilancio che nasce da un fallimento politico e economico: la Regione si è tenuta in pancia i soldi, non li ha spesi, e di conseguenza ha coperto massicciamente il disavanzo. Non mi stupirei che il 2021 chiudesse in avanzo e sarebbe il colmo. La stampa vende questo disastro di incapacità di governo come successo. Un disastro informativo.
Mettiamo da parte il miserevole campanilismo con cui La Nuova annuncia che Sassari perderà la sede legale dell’Ats (ma d’altra parte, un Direttore responsabile ai titoli di coda può anche legittimamente tentare questi espedienti per provare a risollevare il crollo delle vendite), che diventerà Ares con diverse funzioni e avrà sede a Cagliari, come se la sede legale a Sassari abbia migliorato la qualità della sanità turritana o la sua efficienza, unica cosa che realmente interessa alla gente.
Andiamo a occuparci di come le lotte di potere incidano sui servizi.
La mozione Cocco-Lai Il 9 novembre Daniele Cocco e Eugenio Lai presentano questa mozione in Consiglio regionale e, ovviamente, nessuno se la fila. È vero che la mozione è talmente tecnica che è arduo capirne il contenuto (ho sempre suggerito ai gruppi consiliari di non assumere galoppini, ma laureati in materie umanistiche o in scienze della comunicazione, ma il Consiglio non ci sente da questo orecchio), ma se ci si mette un attimo la testa, si capisce subito che cosa c’è in gioco.
Provo a spiegarlo.
Nella grande spartizione del potere sanitario apparente determinato dalla riforma Arru-Pigliaru dell’Ats, il Consiglio regionale pensò di fare grande cosa collocando la sede dell’Areus, l’Azienda dell’emergenza-urgenza (per intenderci, quella che si occupa del 118), a Nuoro. Il degrado della sanità nuorese, prodotto da politiche degradate e da direttori evidentemente incapaci, non ha ricevuto alcun beneficio da questo conquistato potere, ma la borghesia parassitaria nuorese, quella che passeggia a corso Garibaldi e si riunisce incappucciata nelle logge ingioiellate, ne è rimasta molto soddisfatta. Il compasso ha conquistato un pezzo della siringa d’urgenza e tutti si sono sentiti gratificati.
Fatto è che il potere reale in sanità non risiede a Nuoro, e infatti, anche per ragioni oggettivamente incontestabili, il 29 novembre 2019 si decide che il Centro Unico di Risposta (il CUR), che è un’infrastruttura strategica per l’emergenza-urgenza, abbia due sedi: una a Cagliari, nei locali ex Cifda, a lato dell’Istituto Tecnico Agrario “Duca degli Abruzzi” di Elmas, e una a Sassari, nei locali dell’ex nosocomio di Rizzeddu. Perché due sedi? Perché l’una ‘protegge’ l’altra, cioè in caso di crash dell’una, l’altra è in grado di soddisfare tutte le esigenze e anche la funzione di backup.
Accade poi che la Giunta regionale si accorge che mentre il CUR è urgente, i lavori di adeguamento dei locali a Cagliari e Sassari non sono così istantanei, per cui delibera ( n.7/7 del 26.02.2020), e siamo nel febbraio 2020, di realizzare a Nuoro una centrale provvisoria del CUR che, una volta conclusi i lavori di adeguamento di quelle definitive a Cagliari e a Sassari, è destinata a trasformarsi in sede del 116/117 (Delibera della Giunta Regionale 41/18 del 19.10.2021), cioè il numero unico per l’accesso ai servizi di cure mediche non urgenti e altri servizi sanitari (cosa utilissima per la gente comune che spesso nons a dove sbattere la testa). La Giunta stanzia le risorse, ma il Direttore Generale dell’Areus, che, come tutti sanno, non è sarda ed è nominata in quota Lega, non dà corso alla delibera. Tutto si ferma. La borghesia parassitaria nuorese, che non capisce nulla di amministrazione ma molto di potere, continua a girare a vuoto col petto in fuori in Corso Garibaldi, e intanto il Dg leghista ignora la delibera di Giunta.
Cosa c’è dietro? Difficile dirlo, ma la mozione, a leggerla con attenzione, lo dice, sebbene in forme inibite. Infatti ricorda che, nelle more della realizzazione dei centri per il CUR di Sassari, Cagliari e Nuoro, funge da Disaster recovery, cioè da struttura di protezione della rete di emergenza-urgenza, una struttura della Regione Lombardia per la modica somma di euro 350.000 annui.
Non credo servano ulteriori spiegazioni.
Eugenio Lai che scrive una cosa tecnica….mi scappa da ridere.
Non capisco dove è il problema. Ognuno ha fatto ciò che è stato chiamato a fare. Ecco dove sta la bravura
… sa Lega e Leghistas proite ant pretesu s’Assessoradu a sa ‘sanidade’ chi faghet azummai su mesu de totu su bilànciu de sa RAS?
Pro su pidinu de curare cun prus cumpeténzia e incuru sos Sardos in Sardigna? O ca de milliones si ndhe intendhent, bi cumprendhent, in su de “cum + prendere“, pigai e ponni?
E bella s’ocasione si bi at disastros in mesu e cantu prus mannos, ca tantu prus urzente est a pigai e ponni. Legalmente (sinono si tiat faedhare de fura e no de politici).