I fatti La Corte Costituzionale della Repubblica italiana, ieri, intorno alle 13, ha pubblicato la sentenza n.209/2021 che cassa tre commi della legge di riforma della sanità approvata dal consiglio regionale poco più di un anno fa, a settembre 2020.
Per raccontare questa vicenda ignobile, ho scelto di cambiare linguaggio e stile. Scelgo il sermo humilis, abbandono ogni velleità di perfetta descrizione dei fatti, rinviando i cultori dell’esattezza alla lettura dei testi. Vado al dunque, semplifico.
Per capire qualcosa, bisogna fare una premessa semplice semplice.
Tutti uguali di fronte alla legge Per accedere ai bandi pubblici per fare gli insegnanti nelle scuole superiori, tutti sappiamo che i requisiti richiesti sono uguali per tutti in tutto il territorio della Repubblica italiana. Così pure per fare i Poliziotti, i Carabinieri, i Finanzieri ecc. ecc.
E così pure per i medici.
Perché questa uniformità di requisiti? Risponde la Corte Costituzionale: per definire esattamente e uniformemente i profili professionali richiesti e ridurre l’ambito della discrezionalità politica nella scelta dei vincitori dei bandi.
Per questo motivo, la Repubblica italiana ha stabilito con legge i requisiti che chiunque ambisca a fare il Direttore Generale delle Asl deve possedere e ha varato un elenco nazionale dei DG, obbligando le Regioni a scegliere i propri DG attingendoli da questo elenco.
Una legge per pochi Invece che cosa ha fatto a settembre dello scorso anno l’unione di fatto Giunta-Consiglio? Ha varato una legge per la quale si è costruita un suo elenco di Direttori Generali abbassando i requisiti necessari per accedervi rispetto a quello nazionale e, non contenta di questa classe differenziale dei meno abbienti in termini di titoli, ha, con propria legge, deciso di estendere alla Sardegna una legge dello Stato esplicitamente ed esclusivamente destinata a un’emergenza del sistema sanitario calabrese. E quale era la peculiarità di questa legge? Pensate un po’, la facoltà di poter nominare commissari delle Asl i pensionati con pochi titoli, perché questa Giunta non riesce a considerare appetibile un dirigente se non è già pensionato.
La pezza peggiore del buco Serviva davvero la Corte Costituzionale per capire che si trattava di una porcata indecente? Evidentemente sì, ma il bello è venuto dopo.
Chi ha scritto la norma sanitaria suina sapeva perfettamente che era altamente esposta ad essere impugnata dal Governo, ma gli serviva che la legge fosse vigente per un anno, il tanto giusto per fare le nomine giuste per il tempo giusto. La frode, diceva Dante, è il peccato tipico dell’uomo perché solo l’uomo, in natura, può usare la ragione e l’intelligenza per realizzare il male. Gli animali non tradiscono mai nessuno e forse per questo si vede tanta gente portare a spasso fedelissimi cani. Trascorso il tempo giusto, la bolgia dei barattieri – per rimanere in ambito dantesco – ha provveduto, con la recentissima legge omnibus (andate all’art.28), a riformare la legge un attimo prima che la Corte Costituzionale la cassasse nelle parti ignobili, quelle utili alle nomine della classe dei minus habentes. Tuttavia, quando ci si rotola nel fango, non è poi semplicissimo farsi bene la doccia. Ed ecco che anche nella versione riformata, il tasso suinicolo riemerge, perché il Consiglio regionale, l’ottavo girone dell’Inferno presidiato da Gerione (creatura complessa con volto d’uomo e cravatta e corpo da serpente bicaudato in Dolce e Gabbana) ha previsto che comunque i commissari delle Asl, nominati dall’elenco dei minus habentes, l’elenco cassato dalla Corte Costituzionale, rimangano in carica fino al 31 dicembre di quest’anno.
Questa è inteligenza bicaudata! Se adesso vuole, il governo impugni pure la legge omnibus, la nuova decisione della Consulta arriverebbe comunque a tempo scaduto. Così si fanno le leggi: sul bordo, facendo le finte, simulando i movimenti, superando il diritto ma facendo sì che non si veda.
Impunità Ciò che fa rabbia è l’impunità. Nella vita si può sbagliare e solo chi non fa non sbaglia, ma non si può continuamente vivere al confine, provando e riprovando a varcare il limite.
Questa è la Giunta dei Dirigenti nominati senza titoli e poi sanati (non tutti, Aspal docet) con le leggi a posteriori a decorrenza anticipata.
Questa è la Giunta che ha acquistato le mascherine tre volte il prezzo che nello stesso giorno un altro ramo dell’amministrazione regionale comprava al valore di un terzo.
Questa è la Giunta dell’interpretazione autentica capocchiata del Piano Paesaggistico regionale (altra legnata della Corte Costituzionale in arrivo).
Questa è la Giunta e il Consiglio dello stanziamento milionario per Tursport poi congelato e ritirato.
Questa è la Giunta dell’epidemia degli incarichi sotto soglia.
Questa è la Giunta del ritiro del bando della continuità territoriale fatto dal Presidente senza alcuna istruttoria nel marzo del 2019.
Questa è la Giunta del pranzo di Sardara a punizioni mirate.
Questa è la Giunta con i consulenti a titolazione incerta.
Questa è la Giunta che nomina quando i nominati non possono essere nominati e poi aspetta che possano prendere servizio.
Questa è la Giunta delle caparre prese e restituite, dei dipinti valutati con soldi pubblici.
In altri tempi, questo agire sempre sul bordo delle leggi sarebbe stato sanzionato.
Oggi no.
A difesa delle istituzioni che studiano come superare il limite delle leggi, sta una stipa (Dante oggi mi ha visitato in sogno) di parenti togati che proteggono i prinzipaleddos in gilet (capo d’abbigliamento motlo diffuso, volto a proteggere il ventre, organo principale di chi confonde la bocca col cervello) solo esistendo, senza manco bisogno di parlare.
Questo è lo schifo in cui viviamo.
È significativo che a spiegare questa realtà disgraziata debba essere un professore attempato come me che non intende candidarsi più a nulla perché si è emancipato dal dovere di dover convincere qualcuno (ognuno pensi quel che vuole e vada con Dio) e perché sa che appena mettesse il naso fuori di casa, vedrebbe nuovamente coalizzata l’invidia dei maldicenti anonimi e avrebbe contro tutte le polizie giudiziarie isolane e più di un magistrato (a proposito, qualcuno regali alla corrispondente dell’Unione da Oristano Valeria Pinna un fazzoletto per le lacrime. Oggi scrive il terzo addio per la dipartita sarda del procuratore Basso. Certo che deve essere bello cucire frac insalivati per le dipartite e non dire la verità sui processi in corso).
È però significativo che chi ha ricevuto un mandato politico (che è un mandato nobilissimo) taccia o faccia il minimo sindacale. È brutto fare politica pensando alla pagnotta, eppure il maggioritario ci ha regalato sempre più politici che vivono di politica e che, come tali, non sono liberi. E si vede.
caro Paolo , è perfettamente inutile che ti adiri , proprio inutile….questa è una giunta/consiglio di , esclusivamente , OMISSIS…e vorrei vedere , ma ancora di più sapere cosa ne pensano oggi tutti i sardi che hanno dato loro il voto , convinti dall’uomo della provvidenza lombarda…per niente moralità , per niente onore , solo comitati d’affari e di interessi…la sardegna , ed i sardi con essa , dovrebbero essere nel loro cuore…è invece è solo nel loro portafoglio a fisarmonica e nella colla industriale per poltrone…ma di come siamo noi sardi l’avevano capito gli spagnoli già da qualche secolo fa…niente di nuovo sotto il sole…hanno preferito un OMISSIS alla tua serietà , onesta e competenza e al tuo amore per la sardegna…teniamoceli…
Scegliete la pazienza, o la rassegnazione?
Quello che ora mi fa schifo, è il silenzio di chi ha votato questi OMISSIS all’ingrasso.
E sappiamo bene chi è stato:
Gli ignoranti e i facinorosi.
Si no fut ca est totu genti límpia in “colletto e cravata” prentzaus imbidonaus e profumaus benit de pentzai: ma sa bassa est abberus prus in bàsciu o assumancus pagu pagu prus in artu?
Ma nci boleus pentzai a su poita e comenti nci seus arrutus aici in bàsciu?
Ant a èssi is bassinadas de unu solu colori (o genia) chi s’ant portau aici a sa basc… bascesa?
O est una realtadi de séculus e mescamenti de cust’úrtimu unu e mesu (naraus dus) de “civilizatzioni” a sa bascesa de is Sardus istérrius a tapeto a chini si bolit catzigai, apetigai e abbasciai de prus cun dispositzioni e disponibbilidadi nosta a dónnia umiliatzioni isceti ca no arrennesceus a si pigai sa libbertadi e responsabbilidadi de genti digna po diritu e doveri?
It’eus imparau, isceti a si nc’iscudi a sa bassa? No mi parit un’ideali de cristianus, e de is animalis isceti is bremis e is merdonas dhu faint e nci bovint.