Questo sito è nulla, davvero nulla nell’informazione sarda, ma se ogni giorno giungono segnalazioni di cose gravi che non vanno, significa non che il sito sta diventando qualcosa di importante, ma che il numero delle cose sbagliate di questa terra sta aumentando e sta tracimando. A fronte della gravità della situazione, il ceto dirigente, fatto ormai non solo di politici, ma anche di giornalisti e di professionisti, esalta i croissant, come la regina Mariantonietta, e bisticcia sul volerli vuoti o con la marmellata o con la crema. La vanità del potere, quando si mischia alla vacuità, è più volgare.
Servono esempi di ciò che dico: eccoli qua.
Morire di bilirubina “Dottore, sono andato nel Reparto XY e mi hanno detto che loro mi ricoverano solo se la bilirubina sale a 30. Con valore 13 non i ricoverano”. Con la bilirubina a 30 si è più di là che di qua. Il malato è oncologico, come tanti che mi scrivono per ragioni che non sto qui a spiegare.
Non poter fare la chemio “Dottore, scusi di nuovo, sono disperato, non riesco a farmi fare questo benedetto Pic. Ci vogliono giorni e giorni di attesa e non posso cominciare la terapia. Non c’è un latro modo? Sono disposto a tornare da voi”. Il Pic è un accesso venoso per fare la chemio. Risponde il medico continentale: Non facciamo queste cose in DH se non fa la chemioterapia da noi. Provo a chiamare un collega in Sardegna”. “Scusi il mio stato d’animo. Sono disperato”.
Il barone “Caro professore, mentre lei parla di sanità, qui nel mio reparto, il mio primario che sa fare una sola cosa e niente più, ha cambiato l’81nesimo dirigente medico in 18 anni e prepara il concorso per il noto figlio di un noto rastrellatore. Non c’è speranza”.
Il fisico che lava i pavimenti Parliamo di lavoro? Parliamo di lavoro.
“Paolo, nella mia impresa di pulizie ormai arrivano CV solo di persone laureate, alcuni con importanti specializzazioni. L’altro giorno un maestro di musica laureato al conservatorio; oggi una ragazza nigeriana con due lauree in fisica e una specializzazione. Devi fare qualcosa”.
Parliamo di ambiente?
Montiferru bla bla “Paolo, ieri i terreni del Montiferru sono stati dilavati dalle piogge. Non un euro dei milioni parlati è arrivato qui. Gli unici che stanno facendo cose serie sono quelli della Fondazione per il Montiferru neo costituita, il resto è retorica. Te ne devi occupare”.
Parliamo di Agricoltura?
Gli arresti degli onesti “Paolo, devi continuare a difendere i coltivatori della canapa legale. Non si è capito che questa coltivazione ha tolto dalla strada, dall’inedia e dal delinquere un sacco di persone. Spiegati. Fatti sentire. Spiega ai Carabinieri che devono saper distinguere e non fare di tutta un’erba un fascio. Dov’è la Coldiretti? Perché non ci parli?”.
Parliamo di Università?
Il professore inesistente “Ma lo vuoi capire che la maggior parte dei tuoi colleghi non fa neanche lezione, che la Dad è stata la cuccagna dei tanti docenti fuori sede che da due anni non vengono in Sardegna e poca voglia hanno di tornarci? Ma tu hai idea di che cosa succederebbe se i docenti dovessero timbrare? Ma tu hai idea di ciò che accadrebbe se venissero registrate tutte le risposte arbitrarie che i docenti danno senza leggersi uno straccio di circolare? Ma tu hai capito che l’Università è ormai governata dai ruoli amministrativi e non dalla comunità degli studi? Noi, cari Paolo, siamo relitti di una stagione che non c’è più, ficcatelo in testa. Qui contano solo i numeri, non il pensiero”.
Il triangolo Deledda-Soddu-Deriu In questo disastro, tra gli argomenti strategici ci sarebbe il mancato finanziamento del Comune di Nuoro per le celebrazioni deleddiane?
Ma non scherziamo! Non è un argomento, è un volgarissimo tetrino delle rendite.
Oggi, poi, l’inchiesta della Nuova Sardegna, con un bellissimo titolo (Soldi al vento) non è conseguente con così pertinente espressione, non tanto nella descrizione delle poste finanziarie del programma elaborato dal direttore artistico Anthony Muroni, ma nella valutazione dei costi e compensi.
Come pure è un’inchiesta reticente sul nodo politico di Nuoro: Roberto Deriu, Pd, all’opposizione in Consiglio Comunale di Nuoro per volontà dell’elettorato, fa l’opposizione; Andrea Soddu, sindaco di Nuoro, cerca di aggirare Deriu per un accordo col Pd perché lo candidi alla presidenza della Regione, quindi chiede che si scelga lui e non Deriu anche laddove Deriu è presente per volontà dell’elettorato, e in questa commedia degli equivoci nel quale il merito e la capacità vanno in tribuna, conquistano le prime pagine le conseguenze dello scontro e non le cause. Soddu rappresenta un città, si vorrà dire, non un partito. Verissimo, ma si è candidato a saperla rappresentare non a galleggiarvi sopra in attesa di una nuova onda che lo porti più lontano. L’assessore alla cultura concierge l’ha scelto lui, non Deriu. Un buon comandante sa quale è la sua nave, non può pretendere di scegliere tra le navi che passano la più vantaggiosa.
È in questo quadro di ambizioni pavonesche che è capitato tra capo e collo il centenario deleddiano.
Ma la cosa più grave è che nessuno metta in evidenza (al netto dell’Ortobene) che il compenso riservato al Direttore artistico Muroni è stato valutato, non si capisce bene da chi, per una somma superiore al compenso di quattro dei sette dei direttori artistici della Biennale di Venezia. È in questi dettagli che emerge la protervia del potere rispetto all’emergenza della Sardegna. Miseria e privilegi, questo è il binomio immondo.
L’insularità come gioco di società Oppure, e ci ritorno, l’indecente grancassa sulla insularità in Costituzione. Adesso, si dice, si passerà ai contenuti.
Come dire: prima scegliamo la cornice poi il quadro.
L’insularità è una clamorosa bagarre inconcludente.
Adesso si dovrà tornare al punto di partenza, cioè dare concreta attuazione alle previsioni del Titolo III dello Statuto: entrate, fisco e sviluppo. Adesso si dovrà tornare in Europa a normare più precisamente l’insularità.
Adesso si dovrà ammettere che l’Istituto Leoni, incaricato dai Rastrellatori di quantificare il costo dell’insularità, ha dovuto candidamente ammettere che era già stato calcolato dal Crenos.
Adesso si dovrà tornare al dossier consegnato dalla Giunta Pigliaru al governo Renzi e lasciato a marcire dalla platessa Gentiloni e nascosto dai Rastrellatori perché capace di far cadere le loro maschere di carnevale.
Adesso si dovrà tornare a lavorare e non a recitare.
Tempo due anni, però, e l’entusiasmo della novità passerà e si dovrà cercare un nuovo espediente retorico per nutrire l’amor proprio dei Rastrellatori: saranno i Nuraghi o il Pecorino o il Tartufo di Laconi o l’Antunna di Campeda o il Cagnulari o altro.
La Nuova si sveglia Oggi, poi, La Nuova, finalmente non più in rosa, dice la verità sulla continuità territoriale, cioè dice che Solinas è tornato alla continuità territoriale del suo maestro Mario Floris, cioè alla tariffa agevolata per i soli residenti. Ma guarda tu che novità! Questo si sa dal marzo 2019, ma in quella incipiente primavera La Nuova era impegnata nel rifare il guardaroba a saliva incatenata al Presidente Solinas. Adesso che siamo nella notte di San Lorenzo e le stelle direttoriali cominciano a cadere, la verità, dopo quasi tre anni, vien fuori. Nel frattempo, la Sardegna ha pagato un prezzo altissimo nel patire la deriva di un giornale democratico, verso un giornale manettaro e cortigiano. Una scena patetica e grave.
Questo è l’indegno e doloroso circo che danza sul dolore diffuso, capillarmente diffuso, in Sardegna, rispetto al quale ci si sente impotenti non solo per la sua dimensione, ma anche per l’assuefazione al peggio che sembra essere ormai inestirpabile.
Si sono tante cose … danno il senso della deriva … nazionale non solo insulare.
Io continuo a credere che la Sardegna potrebbe essere esempio…
In totu custa política ischifosa, miseràbbile, de innoromala, a VINCERE e VINCEREMO de “maggioranza” (de ite?) o “minoranza” (de ite?) chi no lis bastat no «mille morti» ma mancu deghemiza per sedersi al tavolo dei vincitori mi dimandho si amus apicadu sa conca a su corru de sa furca, za impicados totugantos, e fintzas proite a denuntziare custa miserabbilidade lu depent pedire a Paulu Manichedda!!
Zughet cara/fatza donzunu de nois o semus totugantos, ‘zàganos’ e ‘preíderos’, mascarados mascarendhe (no si cumprendhet si pro carrasegare, vilesa o àteru)?
Una classe dirigente che non ha saputo far funzionare l’autonomia speciale potrà mai accompagnare un percorso di sovranità?
Lo spero, ma sono pessimista
Eeee…prof., quanta carne al fuoco. Però sono arrivato a rosicchiarla sino all’osso! Ma fra una portata di nuraghi ,pecorino, tartufo, antunna e un rosso, manca un buon vermentino! Giusto per digerire meglio.