L’assessore del Turismo Gianni Chessa ha rilasciato una dichiarazione (non in costume, ma in borghese) che ci ha commosso per la sua ingenuità.
Chessa, oggi, e solo sull’Unione, dice che lui non c’entra assolutamente nulla con la rimozione della dottoressa Lilliu dalla dirigenza del Servizio della Centrale Unica di Committenza e che la decisione è stata ed è unicamente del Presidente.
Posto che non conosco personalmente la dottoressa Lilliu, ma posto anche che la conosce, ahimé, duramente, il tratto lombare della mia colonna vertebrale, costretto a viaggiare su giuliette alfa romeo 1600 per tre anni per sua decisione (sulla base di una legge nazionale applicata severamente quanto alla scelta di carrette sfasciacoccige, ma completamente disattesa rispetto all’altro ben più grave e giusto divieto di non utilizzare le macchine per il percorso casa-ufficio. Ci furono assessori che a momenti si facevano andare a prendere a bocca di abluzione mattutina!), vi è da dire che il buon Gianni si sbaglia, sulla Lilliu non ha capito nulla.
La dottoressa Lilliu, rimossa dalla direzione del Servizio della Centrale di Committenza, ha fatto ricorso al giudice del Lavoro. Ora tutti sanno che, dopo tanti interventi normativi per rendere il lavoro flessibile contestualmente alla schiena dei sindacalisti (ma la CGIL sarda non se n’è accorta, presa com’è a stendere il piano di sviluppo quinquennale del Soviet Sardesco secondo le direttive del Politburo Carrus-Cherchi) tra cui il vergognosissimo Job’s act (il più grande errore di Renzi) i lavoratori sono privi di ogni tutela fuorché di quella di tentare un ricorso di fronte al giudice del lavoro.
I giudici del lavoro sono tra le persone più stressate della terra, pochi se li calcolano, vivono sommersi dalle pratiche, stanno impotenti di fronte alle brutture dell’egoismo umano, ma se possono, quando possono, fanno giustizia. Non sono molto interferiti dal potere, dalle cene in divisa, dai salamelecchi della complicità cagliaritana, per cui, diciamo, non sono adeguatamente christianizzati come i loro colleghi della Procura; sono inorriditi dal fatto che la Sardegna è l’unica regione d’Italia dove i pensionati guidano la Pubblica amministrazione e percepiscono un doppio stipendio, e non succede nulla. In Sardegna chi coltiva la canapa legale è perseguitato (dalle Procure); chi dà soldi pubblici a chi non li dovrebbe avere, è premiato.
A Christian le toghe fanno scoppiare la dermatite atopica; appena ne sente il frusciare leggiadro, gli viene da grattarsi in modo scomposto. Preso da questa frenesia allergica, che cosa ha fatto il Presidente? Ha fatto quello che sa fare meglio: ha socializzato la responsabilità, cioè ha fottimbrigliato la Giunta. Mi spiego.
Con la delibera 39/22 dell’8.10.2021 la Giunta ha nominato la Lilliu direttore generale del servizio Eni CBC Bacino del Mediterraneo (non sto a spiegare che cosa sia, perché già dall’intitolazione si capisce che non è consentito capirci alcunché). In questo modo la Lilliu non sta più dinanzi al giudice del lavoro come una dirigente non utilizzata, ma come una dirigente che è stata incaricata di dirigere un altro ufficio.
Il problema dove sta?
Sta nel fatto che la nomina della Lilliu deve avvenire in base alla legge sul maxi staff (qui la nota del sindacato Sdirs che lo sottolinea), secondo procedure che coinvolgono il Segretario generale, carica che dovrebbe essere coperta da un magistrato del Tar in aspettativa che però non riesce ad avere il via libera dall’organo di governo dei giudici amministrativi, per cui, in assenza del Segretario generale, tutto è bloccato in Regione. Tutto bloccato fuorché la nomina della Lilliu, avvenuta – si legge nella delibera – per ragioni di urgenza.
E qui sta il punto strategico che il povero Gianni non ha colto. I poteri sostitutivi che consentono di fronteggiare le urgenze sono in capo al Presidente, non alla Giunta, per cui, se davvero era urgentissimo nominare la Lilliu a dirigere l’ufficio col nome innominabile, avrebbe dovuto farlo il Presidente. Ma il Presidente è cresciuto mangiando pane candido da lievito madre con uno strato mattutino di paté di mazzone invecchiato tre anni, per cui manco sotto tortura si assumerebbe una responsabilità personale così impattante. E dunque, cosa fa il Presidente? Qui siamo alla vocazione artistica di Christian, non quella dei quadri (quella è una debolezza veniale), ma quella del barocchismo catafottente, dello scaricabarile a boccette, con buca tergale dopo tre sponde ipnotiche. Christian ha fatto approvare alla Giunta, con lui assente (capolavoro del dribbling), la nomina della Lilliu priva di qualsiasi presupposto giuridico, una nomina senza legge di supporto.
E dunque il povero Gianni, che non c’entrava nulla con la rimozione della Lilliu, ha preso due pappine anonime sulla fascia, un colpo tenue di rimbalzo in zona centrale geminata, e infine un contatto tergale di ingresso a tradimento che lo hanno portato, stontonato dal dribbling, a essere pienamente coinvolto nella nomina senza presupposto giuridico della Lilliu, mentre Christian, additato da Gianni come responsabile della rimozione, si detergeva le mani pontificali a sufficiente distanza. Un capolavoro di memorabile destrezza, che non tutti sono in grado di capire.
Mi è rimasta impressa la socializzazione della responsabilità, o dovremo dire la recita della democrazia… che un certo Gianni può svelare?
Boh… Ma custu christianu tiat èssere unu “apprendista stregone” o unu “stregapprendisti”?
Ma si podet ischire ite lampu de làurea at ingullidu?
O no bolit iscoviai sa maia fata a fuedhus fortis, de is bortas chi calincunu, SuperStregone cun prus fortza, circhit de si dha isculai?
Geniale.
Insomma, si realizza il paradigma della saponetta caduta a terra sotto la doccia.
Nemmeno Gioanbrera fu Carlo era capace di fare questo tipo di sintesi di accadimenti di “tacco e di rabona”, un fuoriclasse insomma…
Ci voleva la leggerezza di questo pezzo per aprire al meglio tutta la settimana
Grazie