L’arte è il mondo del sublime per molti, del divino per alcuni, della propaganda per moltissimi, del commercio per un universo di strane figure che comprano, mediano, valutano, fingono di comprare e poi rivendono o fingono di rivendere.
A Cagliari, poi, quella dei quadri è una vera ossessione. Può capitare di vedere case senza più spazi liberi alle pareti, imbarazzanti per l’occhio e per il gusto.
Qual è la pulsione irresistibile di questi malati di quadrite? Fare il colpaccio, trovare il Caravaggio ignoto e riuscire a comprarlo a pochissimo e a rivenderlo a moltissimo.
Questo mondo che Michelangelo avrebbe preso a martellate, Raffaello avrebbe sedotto e dismesso, Dalì sputacchiato e caricaturizzato, Morandi sprezzato, ambisce anche a fare dell’arte commerciata una sorta di nobilitazione sociale, un rimedio alla volgarità del prezzemolo tra i denti dopo un’abbuffata di carne di cavallo, una lavatrice estetica all’eccesso ostentato, una legittimazione al lusso in nome della bellezza.
Come non ricordare lo scambio di battute tra Isabella Ferrari e Toni Servillo/Jep Gambardella, con lui che le chiede: “Tu che mestiere fai?”. E lei: “Sono ricca”. “Bellissimo mestiere”. Ecco, c’è chi prova vergogna a essere ricco e chi lo vuole diventare di botto. Dove si incontrano? Nel mercato dei quadri.
È accaduto che, come i lettori di questo blog ben sanno, la città metropolitana di Cagliari ha stanziato 40.000 euro per due conferenze di Vittorio Sgarbi, con larghi incisi contro il sottoscritto, colpevole, per cattivissima informazione fornita dai committenti al relatore, del progetto di un ponte a Capoterra. Transeat.
Ho chiesto al nostro uomo all’Avana che facesse le riprese degli eventi, caso mai ci uscisse di riuscire a denunciarne almeno uno, e così è nato il video che trovate in calce e che vi invito a vedere, perché fa morire dal ridere ed è, insieme, la dimostrazione del bottegume bottegante in giubba che anima i presunti salotti cagliaritani.
È accaduto che nella serata al Parco della Musica, Sgarbi è stato fatto accomodare sul palco, con una giornalista che lo intervistava e, alla sua destra e alla sua sinistra, due quadri.
La giornalista richiama subito l’attenzione del critico sul quadro alla sua sinistra.
Da qui in poi trascrivo, commentando in corsivo perché non riesco a non commentare.
Giornalista: Alla sua sinistra abbiamo un quadro, un sant’Antioco. Siamo sempre nel Milleseicento. Questo quadro è stato ritrovato da poco. Adesso stanno cercando di restaurarlo. Si pensa sia stato realizzato dal Maestro di Castelsardo.
Glossa: ritrovato dove e da chi? Chi è il proprietario che, come un imbucato a una festa, è riuscito a far mettere sul palco un quadro per ottenere, seppur di striscio, un expertise di Sgarbi? Qui siamo alla destrezza valutativa, siamo al valore ottenuto per incuneazione, siamo al sublime dell’abietto. Per questa grandezza dell’abisso quadritesco, perdoniamo lo svarione della giornalista che attribuisce un dipinto del seicento al Maestro di Castelsardo.
Sgarbi: C’è certezza che non è del Maestro di Castelsardo.
Giornalista: Era solo un’ipotesi
Sgarbi: No, è l’ipotesi di un coglione
Glossa: Qui siamo al contrappasso. Chiamare Sgarbi a villaneggiare mezzo mondo, provare a ottenere con destrezza un suo expertise e poi esserne villaneggiati è pura simmetria del giudizio divino, millimetrica collimanza della colpa e della pena, scarpa piena per culo giusto!
Poi Sgarbi prosegue e invita a non pulirlo neanche, il quadro, ad affidarlo all’oblio della polvere.
La Destra inquadrettata cagliaritana (Solinas e Truzzu erano in platea) ha riso tanto per l’impertinenza goliardico-studentesca di Sgarbi, ma ridendo e scherzando occorre comunque chiedersi ancora: di chi è il crostone?
Chi ha osato usare soldi pubblici per infilare dentro una conferenza pubblica a pagamento un expertise così azzardato? Questo quadro sociale ci interesserebbe riempire, un quadro fatto di politica e colpacci di mercato mancati, di potere, arte e denaro, di miseria e di nessuna nobiltà.
Ma a berlino ci sarà pur una corte dei conti!
Che becera figura