L’Ats ha posto fine bene alla annosa vicenda del Project di Nuoro e lo ha fatto bene. Questa la delibera. L’Ats risparmia costi per oltre 50 milioni di euro l’anno, la Società di Progetto recupera gli investimenti fatti e continua i lavori secondo le procedure dei lavori pubblici.
Nella sua ossatura, la delibera ricalca le indicazioni di una lettera di dieci anni fa che l’allora commissario Antonio Succu e il direttore amministrativo Mariano Meloni avevano inviato alla Regione.
L’accordo transattivo, peraltro, dimostra anche che, come sostenevamo noi, la strada da percorrere era un mix di iniziative giudiziarie e di buon senso.
Perché ricordare tutto questo in un mondo senza memoria?
Perché il primo nostro ‘altro’ è il nostro prossimo, il secondo è il nostro passato. Non conoscerlo significa non conoscere noi stessi e percorrere la strada delle maschere, la strada dell’ipocrisia.
Il Project di Nuoro fu un’operazione voluta dalla Sinistra durante il governo Soru-Dirindin, che portava sin dal principio al suo interno una “servitù sanitaria”, come l’ha argutamente battezzata Vito Biolchini, e cioè la fornitura, col project, di apparecchiature elettromedicali a costi a dir poco lievitati.
Questa servitù emiliana aveva un origine politica nella Sinistra, non nella Destra.
Questa servitù fu smontata da noi, ma non in modo indolore. Io stesso venni attaccato durante una riunione pubblica alla Camera di Commercio di Nuoro da tutta l’elite ‘democratica’ nuorese e da quel giorno iniziò il vento leggero della calunnia cui le orecchie della Polizia Giudiziaria sono state particolarmente ed erroneamente attente. Accadeva 10 anni fa.
Oggi i fatti ci danno ragione, sempre ‘dopo’ però.
È una condanna cui siamo abituati.
Successivamente, il Project ebbe politicamente l’andamento camaleontico che oggi ha il Mater: si adattò al cambio dei governi regionali, con colonizzazioni di Destra o di Sinistra, senza infamia e senza lode, con piccole e residuali concessioni ai leaderini massonici locali (ma va detto che a Nuoro i massoni di innumerevoli confessioni governano praticamente tutto, pur andando tutti in chiesa, essendo tutti profondamente devoti e apparendo tutti ingenue educande).
Infine il Project venne utilizzato per la lotta fratricida all’interno della magistratura sarda, con un tentativo maldestro e abortito sul nascere della magistratura oristanese di coinvolgere anche me in questo pasticcio.
Morale: ciò che nasce da calcolo politico e non da ponderate strategie imprenditoriali esposte al rischio di impresa, è fortemente esposto al rischio verminaio, non per difetto dei manager privati, ma per licentia invadendi di ogni pulsione politica, dalla più nobile alla più scadente.
Ieri la Commissione Sanità si sarebbe bloccata (almeno, così si legge negli striminziti resoconti dei giornali) sullo stanziamento previsto per il ripiano costi del Mater Olbia e per un finanziamento alle case diocesane a tutela di malati di Asperger e di sclerosi multipla non ancora accreditate.
Ora c’è da chiedersi se di questa storia del Mater bisogna parlare ogni volta che la Giunta versa l’obolo ai qatarini o se basti dire le cose una volta per tutte.
Il Mater sta dentro un accordo tra Qatar e Italia che ha mille tavoli aperti. Come spesso accade, il bene e il male si mischiano, e nella partita globale nella quale il Qatar gioca su mille scacchiere, dagli scontri all’interno del mondo sunnita, alle lotte di supremazia tra le fazioni terroristiche, alla non invidiabile posizione nello scontro tra Arabia Saudita e Iran, al finanziamento militare di fazioni destabilizzanti dell’ordine in Medio oriente ecc. ecc. In mezzo a questo verminaio di soldi e sangue, un accordo tra l’allora segretario di Stato Tarcisio Bertone e la madre dell’emiro del Qatar, mediato da persone di pace sarde e no, inventa la possibilità di trasformare l’investimento fallimentare del San Raffaele in Sardegna in un’iniziativa di successo. Ovviamente l’accordo è alla araba: io metto i soldi per gli investimenti, tu Stato mi fai andare in pari sin dall’avviamento, finanziando i costi di gestione e consentendomi così di recuperare gli investimenti in breve tempo, non per efficienza di gestione ma per sovvenzione pubblica. In pratica, il Qatar ha prestato soldi all’Italia e la Sardegna, col tempo, glieli sta restituendo.
Privilegio? Sì, sfacciato e indecente privilegio, ma sancito per legge dello Stato.
La cosa grave e insopportabile è che lo Stato abbia scaricato sul bilancio della Regione Sardegna gli oneri finanziari dell’accordo e che i governi sardi, di Destra e di Sinistra (immaginatevi le pressioni sui Presidenti della Regione pro tempore) siano stati costretti a ingoiarsi questa servitù sanitaria.
Si potrebbe argomentare che il Mater rappresenti comunque per la Sardegna un’eccellenza, ma ci sarebbe anche da chiedersi ‘eccellenza’ rispetto a cosa? La sanità in Sardegna è al collasso qualitativo e organizzativo e lo è per bardana politica reiterata. Se il Mater fa bene l’ordinario, già risulta essere un’eccellenza rispetto a una sanita pubblica sarda che sta declinando ogni giorno che passa.
Ma col passare degli anni, il Mater avrà la mutazione parassitaria, farà poco e male, ma darà lavoro e tutti difenderanno gli stipendi pagati dalla Regione attraverso il Mater purché gli stipendi rimangano sul territorio.
Mercedes le chiamavano gli spagnoli e non erano macchine, ma pensioni, stipendi, concessioni regie.
Ho lavorato trent’anni in sanità del territorio ricoprendo anche incarichi sindacali , differenze fra schieramenti sulla tutela della sanità pubblica ? Nessuna . Per tutti solo ed esclusivamente un votificio legalizzato . Primariati e incarichi ,assunzioni basate non sul merito ma sul umero di consensi potenziali da acquisire .