Abbiamo scritto nei giorni scorsi che il nominato Segretario generale della Regione Sarda, già Presidente di Sezione del Tar Sardegna, aveva rinunciato al suo ruolo. Non è vero e quindi rettifichiamo.
Il magistrato sta aspettando la decisione del Consiglio Superiore della Giustizia Amministrativa – CSGA (correzione datami da un lettore che ringrazio) che deve autorizzare la sua presa di servizio presso la Regione, collocandolo fuori ruolo. Questo dovrebbe essere il regolamento.
La decisione del CSGA, dicono gli uffici romani, è attesa per il 10 p.v.
E dunque noi che avevamo immaginato un gesto di prudenza, cioè un fattore soggettivo, come dicono i magistrati cavillosi (poi questo fattore soggettivo lo riconoscono a chi vogliono loro e lo negano a chi gli sta sulla punta del naso), ci troviamo invece di fronte a un fattore oggettivo: il CSGA deve deliberare.
Cosa farà il Plenum minore della Grande Casta, impegnato da mesi a dimostrare di essere lindo e pinto, dopo le ‘rivelazioni’ di Palamara? Il caso non è ordinario e spiego il perché.
Il magistrato in oggetto fino a ieri ha studiato le cause affidate al suo collegio, gran parte delle quali, come si sa, in Sardegna riguardano proprio la Regione Sarda. Adesso ambisce a passare dall’altra parte, portandosi dietro il know how della lunga attività istruttoria del suo ufficio, conoscendo l’orientamento del collegio non solo sulle cause definite ma anche su quelle da definirsi, nelle quali lui agirà come parte del processo, d’ora in poi.
Cosa farà il CSGA? Affermerà solennemente che i magistrati non hanno obblighi di clausole di raffreddamento prima di passare da un ruolo all’altro, oppure no? Confermerà così i privilegi di casta per cui, mentre un ex assessore regionale o un ex direttore generale non possono avere incarichi dalla Regione per tre anni, i magistrati possono invece da un giorno all’altro ricevere incarichi dalle parti sulle quali e per le quali hanno svolto più processi? Nell’Italia con più pesi e più misure tutto è possibile. Staremo a vedere.
I puniti di Sardara La buffonata giudiziaria del banchetto di Sardara ancora non si è conclusa, quindi non sappiamo quali gravi reati spuntinanti l’Accusa del Re produrrà in giudizio. È una curiosità malsana che mi affligge, ma seguo le gesta giudiziarie di questi cavalieri togati senza macchia e senza paura da tempo, e da altrettano tempo li vedo prendere cantonate solenni per cui attendo trepidante di aggiornare la scheda.
Nel frattempo è giunta a termine l’inchiesta amministrativa interna di Solinas.
Risultati: il dg di Forestas affidato alle valutazioni del commissario di Forestas, il quale, dall’alto della sua competenza giudiziaria per via genetica discendente, lo ha graziato (ma lo ha fatto anche in ragione di un patrimonio prudenziale barbaricino che insegna a non commettere ingiustizie gravi, se si vuole rimanere moralmente integri).
Oppus non giudicato perché cacciato, cioè non più dipendente dalla giustizia regia (ma se aveva commesso qualcosa di sbagliato da direttore generale, quella condotta andava comunque valutata. Sembra un’astensione dal giudizio per impegno al recupero).
Infine gli unici condannati, con aggressione temporanea dello stipendio, sono stati l’ex comandante del corpo Forestale e l’ex Direttore generale dell’Assessorato dell’Industria.
Una punizione che è una porcheriola etica, perché dinanzi all’ampiezza di azioni suinanti che potrei elencare in capo al circo della maggioranza e alla corte del re, i fatti di Sardara, come ho sempre scritto, sono stati un teatrino da Circo Massimo (con leoni in grigioverde opportunamente allertati e agnelli scannati dal vivo e in differita) costruito o gestito per gettare fumo negli occhi.
Di tutti gli indagati e le vittime di Sardara non ve n’è uno che debba vergognarsi quanto dovrebbe farlo il minore dei senatori laticlavi di questa stagione di piratucci fluviali, da ansa del Mekong, che purtroppo dobbiamo subire.
Mai visto, come in questi tempi, un groviglio di interessi imprenditoriali (di piccolissimo cabotaggio), politici e amministrativi così oleoso e così scivoloso come quello che impania il governo sardo. Gli spuntinanti di Sardara sono educande rispetto alle matrone che presidiano i crocevia del sultanato.
CSM!? Quello è l’organo di governo della magistratura ordinaria non di quella amministrativa. Il CSM e Palamara, nel caso di specie, c’entrano nulla.
Tanto le dovevo.
Cordialità
Mauro
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È difficile cantare dopo Pavarotti!