Sul disegno di legge Zan, molti parlano, pochi leggono. A titolo informativo, per chi avesse pazienza, ecco il testo.
Sul perché il Disegno di legge Zan oggi sia al primo punto dell’agenda della Sinistra italiana, la risposta è semplice: la Sinistra italiana non capisce più nulla del rapporto tra ricchezza, potere e libertà, non sa difendere i poveri, non sa difendere i diritti alla libertà di pensiero, alla libertà di espressione, alla salute, all’istruzione, alla dignità dell’esistenza, non sa come contrastare il potere enorme di aziende che ormai hanno economie assimilabili o superiori a quelle di molti Stati e che non vengono scalfite da alcuna legislazione statale, non ha una visione ordinata del mondo da contrapporre a quella di chi domina, usa e consuma le persone e le cose.
Di conseguenza la Sinistra sceglie come proprio ciò che si impone come rilevante rispetto allo scontro politico con la Destra italiana.
Poiché la Destra italiana è quella che tratta da froci tutti quelli che non usano il pisello come una clava e non ce l’hanno al posto del cervello, la Sinistra accetta questo terreno di scontro. È il simmetrismo delle identità derivate dai nemici: in Italia, per essere se stessi, si deve essere opposti al proprio avversario, si deve essere definiti dall’avversario. Un destino di tragica infelicità.
Per inserirsi nel dibattito sul Disegno di legge Zan bisogna prima avere una consapevolezza: in Italia non si ha alcuna cultura emotiva sulla sessualità. Quanto la consapevolezza del piacere sessuale incida sulla politica, cioè sulla convivenza civile, in Italia è ignoto. Quando Patrizia Valduga scrisse questi bellissimi versi («E quando fica e testa sono pronte riempile di cazzo e di parole») l’Italia reagì male, perché l’Italia avrebbe usato solo “il cazzo”, non poteva accettare che la gran parte del lato interno della sessualità è fatta di “parole”, cioè di immagini, di contenuti prima non verbali, non poteva accettare che il lato più radicale e profondo del piacere non è carnale, sebbene passi inesorabilmente per la carne. Il piacere è un oltre senza tempo e senza spazio che, per esempio, è ben conosciuto dai mistici. L’Italia non ha cultura politica del piacere (come spesso ha ricordato Mughini nei suoi libri migliori, ma come spesso ha drammaticamente scritto un’altra indimenticabile poetessa, Alda Merini). L’Italia che non sa più nulla di poesia, non capisce niente di sesso e piacere, non sa che il sesso è una parentesi di libertà. Bisogna partire da qui.
L’Italia è incapace di accettare i gusti sessuali con serenità, perché è incapace di guardare l’ “altro da sé” come persona. Se io vado a pranzo o a fare una passeggiata con una persona, non sto a pensare alle sue abitudini sessuali, non ho curiosità di alcun tipo sul mondo del suo piacere e dei suoi affetti, bado a ciò che pensa, che dice, ai suoi comportamenti sociali. Sono curioso di capire che cosa lui/lei ha capito del mondo e di sé. In Italia no.
Date queste premesse, il disegno di legge Zan ha un che di politicamente strumentale che è sotto gli occhi di tutti: il celodurismo della Lega e il freakettismo della sinistra non lasciano spazio a chi cerchi profondità, cioè a noi. Anche di questo bisogna farsene una ragione di contesto.
Tuttavia c’è un problema non banale, che riguarda i diritti civili e la libertà di espressione per i quali vale la pena mettere la testa su questo nuovo derby ordalico tra la Destra e la Sinistra italiana.
Il Disegno di legge Zan è, banalizzando, un tentativo di estendere quanto previsto dagli articoli 604-bis e 604-ter del Codice penale, che trattano di violenza e discriminazione per ragioni razziali, etniche e/o religiose, alle discriminazioni sessuali e di genere.
Il cuore della legge sta, ovviamente, nelle definizioni che trovate nel primo articolo. Leggetele con attenzione:
a) per sesso si intende il sesso biologico o anagrafico;
b) per genere si intende qualunque manifestazione esteriore di una persona che sia conforme o contrastante con le aspettative sociali connesse al sesso;
c) per orientamento sessuale si intende l’attrazione sessuale o affettiva nei confronti di persone di sesso opposto, dello stesso sesso, o di entrambi i sessi;
d) per identità di genere si intende l’identificazione percepita e manifestata di sé in relazione al genere, anche se non corrispondente al sesso, indipendentemente dall’aver concluso un percorso di transizione.
Sono definizioni molto ideologiche. Giustamente i vescovi italiani hanno sollevato, per la prima definizione, il caso del vescovo spagnolo che ha dichiarato in un’intervista che il sesso tra persone dello stesso sesso biologico non è biologicamente produttivo di una vita. Il vescovo si è evidentemente pronunciato contro un aspetto del sesso omosessuale e dunque un magistrato lo ha iscritto al registro degli indagati. Non si tratta più di garantire l’uguglianza dei cittadini di fronte alla legge senza discriminazioni sessuali; si tratta di zittire ogni opinione sulle identità di genere.
Ma sono soprattutto le lettere b) e d) che mi fanno tremare i polsi se messe in mano a magistrati ignoranti come non è raro il caso di incontrare.
Chi decide che cosa esattamente sia “qualunque manifestazione esteriore di una persona che sia conforme o contrastante con le aspettative sociali connesse al sesso“.
Cosa sono le “aspettative sociali” rispetto alla punizione di un’espressione che un magistrato può ritenere lesiva del genere?
Che cosa si punisce se il genere è dato da adesione ma anche da contrasto con le aspettative sociali?
E che cos’è “l’identificazione percepita e manifestata di sé in relazione al genere“? Cos’è il “percepito” per un magistrato?
In Italia il ‘troppo vago’ è il terreno dei prepotenti, ricordiamocelo. O si è esatti o si è alla mercé degli asini.
Come potete vedere il tema del disegno di legge Zan non è il suo contenuto, ma il rapporto tra la libertà di espressione, la lotta alla discriminazione, l’uguglianza dei cittadini di fronte alla legge, la tutela della libertà individuale rispetto al potere della magistrtura, temi troppo profondi per la tifoseria italiana.
Loddo, intanto noto che la precisazione le è servita e che dunque ha dovuto aggiungere che non c’è un automatismo tra la convenzione e il disegno di legge, c’è invece una proposta interpretativa. Quanto all’esegesi giuridica, lei è liberissimo di sentirsi infallibile in materia, io mi occupo anche di ermeneutica e di ermeneutica delle fonti e so che cosa hanno generato i testi giuridici equivoci. Sul merito, mi perdoni, ma se c’è qualcuno che lo ha evitato è lei, non io, visto che ci ho scritto sopra.
Sempre utile ricordare di cosa tratta la Convenzione di Istanbul – personalmente ce l’ho ben presente, considerato che ho perfino assistito alla sua negoziazione. Ricordiamo anche che, come ogni testo giuridico, per essere applicato richiede un’attività di interpretazione. Di conseguenza, dire che non è equivocabile è errato. E infatti la definizione di genere che la convenzione contiene è stata equivocata, volontariamente e ideologicamente, come ho scritto nel commento precedente. Quanto al punto se io abbia capito o meno quello che lei scrive, la prima dote degli intellettuali di qualità è quella di farsi capire. Noto che non ha risposto sul merito, ma naturalmente non era obbligato a farlo.
Egregio Loddo, ecco, mi aspettavo giusto queste contestazioni che per la loro geometria ideologica e la loro pretesa liquidatoria ben rappresentano una parte della questione. Continuate così, italiani, scannatevi sulle tifoserie e date in mano ai magistrati la libertà di espressione e le politiche di prevenzione.Quanto alla convenzione di Istanbul le ricordo che è il testo di riferimento contro la violenza sulle donne. Niente di equivocabile. Il mio intervento era ed è contro gli equivoci generati dalla genericità degli ideologismi. Quanto all’educazione sentimentale, delle due l’una: o io mi sono espresso malissimo o lei non ha capito nulla.
Commento pretenzioso e poco rigoroso – il filo logico che lega queste affermazioni, grazie? Bizzarra, tra le altre, la seguente: “Se io vado a pranzo o a fare una passeggiata con una persona, non sto a pensare alle sue abitudini sessuali, non ho curiosità di alcun tipo sul mondo del suo piacere e dei suoi affetti”. Cioè l’autore dell’intervento non ha mai discusso con nessun amico di relazioni sentimentali, intime, sessuali proprie o del suo interlocutore? Bisogna censurare tutto ciò e parlare d’altro? “Bell’amigu”. E le definizioni di orientamento sessuale e di genere le scopre ora? La novità non è la definizione di genere, ma il fatto di criticarla come ideologica. La Convenzione di Istanbul, per esempio, ha citato questa definizione dieci anni fa, ma la Turchia e la Polonia (e altri) la attaccano ora.Mi fermo qui perché ho scritto fin troppo…
Finalmente! Grazie.
Sul tema, non ne potevo più di leggere e sentir parlare del derby Fedez – Lega arbitrato da dirigenti rai assolutamente non all’altezza, che hanno dimostrato di essere la prova provata su quanto lei afferma sull’essere esatti.
PERCHE’ NO?
In Francia, quando la molestia verbale rivolta verso una donna è priva di consenso si definisce catcalling. Questo comportamento, detto anche street harassment, non è galante ne lusinghiero: è una violenza.
E’ punito con una sanzione amministrativa.
In Italia invece ci si può rivolgere verso un passante diverso dagli status sociali medi consolidati, uno normale, un pò come si vuole. Cosa è normale? Un maschio con i pantaloni, una femmina con una gonna?
Periodicamente apprendiamo che solerti cittadini, paladini della moralità pubblica, si prodigano con mezzi fisici abbastanza violenti per punire episodi di ostentazione di comportamenti d’affetto tra persone dello stesso sesso.
Penso all’episodio della spiaggia del Poetto di Cagliari: un uomo minacciò – brandendo un manico di ombrellone – due giovani ragazze colpevoli di scambiarsi effusioni in pubblico.
Andando in la nel tempo, penso a quel personaggio politico italiano, defunto, già presidente della repubblica, che negli anni della dolce vita romana, schiaffeggiò in pubblico una avvenente signora rea di indossare un abito con un vistoso decolleté che lasciava tanta esibizione al suo seno. Di questo se ne è sempre vantato (la cosa mi ha sempre suscitato ilarità).
Nell’Iran stato confessionale, le Guardie della Rivoluzione, armate di lunghi manganelli, pattugliano i parchi delle città per vigilare in particolar modo sui giovani e verificarne lo stato civile.
Non possiamo ridurre la promulgazione di una legge perché strumentalizzabile da una magistratura malata.
Quello è un altro campo di riforma. Questa norma è un’esigenza di una società che vuole progredire.
Se appare a tratti lesiva delle libertà di pensiero va migliorata. Ma deve essere una norma che metta la parola fine alla libertà di alcuni di ritenersi meritevoli di esistere rispetto ad individui che rivendicano il loro diritto ad esistere e ad esprimersi. E’ una norma contro la repressione.
Parte dei cattolici, che appaiono sempre rabbiosi, che appaiono pronti ad uccidere per salvare le vite, potrebbe seguire la profonde indicazioni del loro grande Papa Francesco e smetterla di stabilire chi a diritto di esistere. Il vescovo spagnolo, come i suoi eminenti colleghi della CEI, potrebbe occuparsi con maggiore impegno del Regno dei Cieli lasciando l’altro al governo di Cesare.In Francia, quando la molestia verbale rivolta verso una donna è priva di consenso si definisce catcalling. Questo comportamento, detto anche street harassment, non è galante ne lusinghiero: è una violenza.
E’ punito con una sanzione amministrativa.
In Italia invece ci si può rivolgere verso un passante diverso dagli status sociali medi consolidati, uno normale, un pò come si vuole. Cosa è normale? Un maschio con i pantaloni, una femmina con una gonna?
Periodicamente apprendiamo che solerti cittadini, paladini della moralità pubblica, si prodigano con mezzi fisici abbastanza violenti per punire episodi di ostentazione di comportamenti d’affetto tra persone dello stesso sesso.
Penso all’episodio della spiaggia del Poetto di Cagliari: un uomo minacciò – brandendo un manico di ombrellone – due giovani ragazze colpevoli di scambiarsi effusioni in pubblico.
Andando in la nel tempo, penso a quel personaggio politico italiano, defunto, già presidente della repubblica, che negli anni della dolce vita romana, schiaffeggiò in pubblico una avvenente signora rea di indossare un abito con un vistoso decolleté che lasciava tanta esibizione al suo seno. Di questo se ne è sempre vantato (la cosa mi ha sempre suscitato ilarità).
Nell’Iran stato confessionale, le Guardie della Rivoluzione, armate di lunghi manganelli, pattugliano i parchi delle città per vigilare in particolar modo sui giovani e verificarne lo stato civile.
Non possiamo ridurre la promulgazione di una legge perché strumentalizzabile da una magistratura malata.
Quello è un altro campo di riforma. Questa norma è un’esigenza di una società che vuole progredire.
Se appare a tratti lesiva delle libertà di pensiero va migliorata. Ma deve essere una norma che metta la parola fine alla libertà di alcuni di ritenersi meritevoli di esistere rispetto ad individui che rivendicano il loro diritto ad esistere e ad esprimersi. E’ una norma contro la repressione.
Parte dei cattolici, che appaiono sempre rabbiosi, che appaiono pronti ad uccidere per salvare le vite, potrebbe seguire la profonde indicazioni del loro grande Papa Francesco e smetterla di stabilire chi a diritto di esistere. Il vescovo spagnolo, come i suoi eminenti colleghi della CEI, potrebbe occuparsi con maggiore impegno del Regno dei Cieli lasciando l’altro al governo di Cesare.
IC
“O si è esatti o si è alla mercé degli asini”… quanta efficacia in tanta sintesi. Grazie, davvero.