Mi occupo di acqua e strade, oggetti inanimati, perché se dovessi commentare la notizia del fallimento della sanità oristanese dopo che è finita nelle grinfie di uno strettissimo controllo politico giudicato tanto penalmente irrilevante nell’inefficienza grave in cui il servizio pubblico è precipitato oggi, quanto invece fu considerata delinquentemente rilevante nella sua efficienza di appena ieri, non avantieri, ieri, dovrei scrivere qui una storia che mi auguro venga scritta in tribunale, a porte aperte e microfoni accesi. Quindi mi tengo la gastrite e parlo di acqua e ponti.
Iniziamo dai furbacchioni.
Come è noto tra me e l’Anas c’è un amore profondo, tanto luminoso quanto intrecciato con le mie dimissioni da assessore nel 2017 dopo un’inaugurazione a Sassari di tre centimetri di strada della Sassari-Olbia con Ministro corpore presenti.
Ma che oggi mi trovi sui giornali la notizia che l’Anas stanzia 100 milioni di euro per manutenzioni ponti senza che alcuno abbia alzato il sopracciglio a dirle che gli anellini al naso presenti in Sardegna non sono più quelli atavici per condurre gli animali, ma solo quelli dei piercing dei ragazzi, mi è sommamente dispiaciuto.
L’Anas, nota matrona levantina di sofisticata sapienza erotico-finanziaria, ha stanziato 100 milioni in cinque anni. È già diverso.
Ma la cosa più bella è che due ponti due, quelli di Capoterra, per fare un esempio, sono già in capo all’Anas e procedono con la lentezza del restauro artistico mica con la celerità dell’opera pubblica. L’altra bellezza è che la messa in sicurezza dei punti critici della SS 131 Nord è già in capo all’Anas e anche qui siamo alla moviola del movimento terra. La terza bellezza è che anche il progetto della Olbia-San Giovanni è in mano all’Anas che non riesce ad aggiustare gli angoli delle curve del progetto Doche lasciando la strada (una delle più trafficate d’Italia nel periodo estivo) presente solo nella testa degli olbiesi ma non nella propria.
Ma il capolavoro, la botta del mastro, della dichiarazione di ieri dell’Anas è il tipo di appalto: l’Accordo Quadro. In poche parole: “Tu a quanto mi vendi il ferro? Il cemento? La ghiaia?”. Poi si fa il totale e si assegna l’appalto. Non una gara sulle opere, ma sui materiali. Un capolavoro. Chi inventò il meccanismo per assegnare gli appalti rapidamente fu il predecessore dell’attuale AD di Anas. Il risultato? Degli appalti sulla SS 131 Nord è visibile a occhio nudo solo quello sul bivio di Bonorva (e solo Dio sa che cosa si dovette fare per ottenere che partisse).
Il problema è che l’Anas è un mostro romano che gestisce tutto da Roma e tutto rallenta. La Regione deve prendersi le strade e usare la sua società delle infrastrutture e mandare via questo mostro burocratico, e invece no, continuiamo a sbaciucchiare l’Anas.
Passiamo agli smemorati.
Siamo stati costretti ad ascoltare il consigliere regionale del Pd on. Corrias, anche sindaco di Baunei, fornire una ricostruzione, all’interno di un’accorata perorazione di attenzione all’assessore Fasolino, della storia del comune di Villagrande Strisaili, secondo la quale, tra l’alluvione del 2004 e oggi non si sarebbe fatto nulla, in termini di stanziamenti e opere, al punto che il Comune avrebbe ricevuto solo pochi spiccioli a fronte della devastazione subita.
Peccato, perché Villagrande sa perfettamente che le opere vennero realizzate durante il mandato di sindaco del Pd (non so quanto lo sia oggi, ma allora lo era e lo era a testa alta mentre un po’ di apparati dello Stato pensavano di congiungergli le mani, e non per pregare) Peppe Loi, durante il mandato della Giunta Pigliaru, quando io ero assessore dei Lavori Pubblici e Franco Sabatini (grande elettore del consigliere in esame) presidente della Commissione bilancio.
E va bene che forse il consigliere in questione ha l’urgenza di emancipare il suo profilo politico da chi lo ha generato, ci sta, non tutti i figli vogliono ammazzare i padri, ma molti sì, ma quando poi il figlio emancipante passa a parlare di Villagrande e di canali tomati scivola, e non su una buccia di banana, scivola sul desiderio di far iniziare la storia virtuosa col suo mandato elettivo. No, la storia delle persone per bene e bene impegnate è iniziata prima, molto prima.
Su Villagrande invito ad andare a vedere le opere realizzate, a studiare chi ha messo i soldi e chi ha attivato le procedure. Questa è una storia non solo scritta, ma anche realizzata.
Sui canali tombati.
Il primo grande piano contro i canali tombati fu predisposto da me e dal Direttore generale e poi assessore Edoardo Balzarini.
Fu una scelta difficile, perché si trattò di avere il coraggio di attuare una politica contraria, nettamente contraria, a quella perseguita in Sardegna più o meno dalla fine dell’Ottocento (ieri un uomo politico importante mi ricordava che piazza Asproni a Bitti risale proprio alla fine dell’Ottocento). Iniziai così un percorso che è ancora, e fortunatamente, in corso, soprattutto nel suo rilievo politico-culturale: oggi non c’è più un sindaco (anzi, ne è rimasto uno in Planargia, anche in questo caso supportato da un consigliere regionale, affascinato ancora dai canali tombati) che non sappia che i canali tombati sono una minaccia da risolvere.
Il nostro consigliere Fasolino-perorante era allora già sindaco di Baunei nel cui consiglio comunale ci fu uno scontro durissimo con l’opposizione proprio per la mancata indicazione, in una carta di Santa Maria Navarrese, di un importante canale tombato sul quale, guarda un po’, inizialmente si voleva fare una strada. Eh già, non solo l’acqua ha una memoria, anche le carte.