Caro Paolo,
considero la tua “tastiera”, (un tempo avremmo detto “penna”), coraggiosa e incisiva.
Espressione coerente di conoscenza e cultura all’altezza delle funzioni pubbliche che eserciti. Quelle nobilissime di ricercatore e docente universitario, e quelle di cittadino-politico. Funzioni ricoperte, da altri, senza onore.
Anche nella nostra Sardegna.
Tu sai che, personalmente, non sarei in grado di intervenire con i toni robusti che invece ti appartengono, e che neppure condivido tutti i giudizi critici verso personalità della nostra attuale storia istituzionale. Mi riferisco, in particolare, alla massima Autorità della Repubblica, che mi vanto di aver potuto contribuire a scegliere e che ho votato in Parlamento con convinzione. Scelta e voto che sono conseguenti alla stima che nutro nei suoi confronti e che mi ha portato, e mi porta ancora oggi, ad apprezzare le sue sentite preoccupazioni e il suo forte impegno su pace, contrasto alla violenza, parità di genere, giustizia sociale, rispetto dei doveri civici, lavoro ed economia, sostenibilità ambientale.
Questi mesi ho limitato tantissimo me stesso.
Il mio diritto/dovere di esprimere ciò che penso. Questa la ragione per la quale non ho approfittato dell’ospitalità che sempre mi hai offerto.
Senza alcun limite se non quello del rispetto rigoroso della legalità. Rispetto che tra noi non abbiamo mai avuto necessità di richiamare.
Vengo da giorni difficili, per me molto tristi. Per questo l’ingiustizia mi è ancora più intollerabile. Ho perfettamente davanti ai miei occhi i danni delle incapacità assurte a governo della pubblica amministrazione regionale. Oggi, quelle incapacità, scelte per favorire il proprio arido egoismo, sono certamente concausa di gravi disagi, di rischi aggiuntivi, di tragici pericoli. Sono la prova dell’assenza di rispetto per la vita delle persone, testimoniano il cinismo con cui si trattano le sofferenze dei più fragili. Quelle incapacità non ammettono coperture, distrazioni o interessate indulgenze.
Perché le colpe sono chiare, evidenti a tutti. Non serve citare i fatti di cronaca, la disorganizzazione imperante, le scelte ardite e sprecone, gli incauti acquisti o i ritardi dell’azione amministrativa. Le colpe e i colpevoli sono conosciuti e già sono stampati, con indelebile inchiostro, in copiosi carteggi.
Mi riferiscono che il Presidente della Regione e i Capigruppo di maggioranza e opposizione si sono incontrati – forse e in modo virtuale – per cercare di condividere le decisioni che la drammaticità di queste ore richiede. Mi domando se sia chiaro a tutti coloro che hanno partecipato a quell’incontro – anche se virtuale – che la responsabilità di non aver evitato un disastro annunciato non gode di proprietà transitiva.
Il passato è – come l’inchiostro di quei carteggi – persistente, immodificabile.
Lascia tracce indelebili.
È una storia già scritta.
Ho vissuto situazioni simili.
Altre volte ho visto tentativi di annacquare i propri difetti nelle altrui virtù. Ho sentito i megafoni della menzogna interessata gracchiare ad alto volume per confondere, nel tentativo di depistare dalla verità. Questa volta sono certo che non sarà possibile.
A chi – in quell’incontro virtuale – ha la rappresentanza degli innocenti, vorrei trasferire la voglia, tanta, di giustizia.
Ci sono regole fisse nel dialogo politico. Non può non iniziare da un atto di dolore, dall’ammissione di colpa, dall’abbandono delle arroganze e dalla rimozione degli incapaci e dei responsabili. Le Istituzioni democratiche non sono il giardino di casa propria, dove si decide chi invitare al barbecue, sono la sede della sovranità popolare dove si fa il bene comune, e tutto va pensato nell’interesse generale. Questo anche oggi, dove tutto è virtuale…
Un argomento che forse sarebbe il caso di porre al centro dell’attenzione è il decentarmento in favore delle Regioni del sistema sanitario (la n finale che starebbe per nazionale mi pare superflua). Facendo i conti della serva e avendo un po di memoria mi pare che quando tutto era centralizzato le cose funzionassero un po meglio. Oltre al fatto che si garantiva non dico perfetta uguaglianza tra cittadini di diverse Regioni, ma almeno livelli assistenziali simili. A mio parere si ha la prova provata che questo decentramento ha portato solo ad ineficcienze in gran parte dei casi, mala gestione in molti, svendita ai privati in alcuni.
Capisco. Capisco tutto. Ma ora abbiamo bisogno di sapere che fare. Rimuovere le persone? Si può presentare una mozione di sfiducia, forse.
Ma il problema si risolve? Temo di no, perché non è facile dire e fare ciò che va fatto senza essere solo e, perciò, politicamente, inefficace.
Tutto ciò che succede è frutto di anni e anni di malcostume: senza ingegno alcuni occupano posizioni che non dovrebbero? Certo, ma forse che non accadeva anche prima? Sì, l’unica cosa è che uno nessuno, per suoi meriti, e senza inchinarsi a nessuno, poteva avere il posto che meritava e trovare altri disposti ad affiancarlo nel suo lavoro.
Tutto ciò che succede non è una calamità che c’è venuta da un Dio irato: è stato costruito da generazioni, complici di ciò che viviamo. Certo, ammettere, risarcire gli offesi, cambiare rotta, è l’unica strada rimasta.
Una nota per quanto riguarda Mattarella: ne ho una stima profonda, senza conoscerlo, ma per come opera, lui onesto e intelligente, fra furbi.