Qualche giorno fa, ho ricevuto questo messaggio da un amico: «Caro Paolo, ieri mia sorella è stata ricoverata d’urgenza, a causa delle condizioni critiche dovute a seria patologia oncologica. È arrivata prima delle 17.00 al pronto soccorso del Policlinico. Dopo alcune ore in Ambulanza, fuori dal Pronto Soccorso, grazie anche a mie insistenze, è stata ammessa. È arrivata in reparto oltre le 2 di notte. In quelle ore inutili sofferenze, la sua condizione si è aggravata. Non so cosa succederà nelle prossime ore, ma lei lo sa. Perché è stata per decenni un bravissimo medico, con tanto cuore. Un medico». L’indomani: «Tra alcune ore una ambulanza partirà dal Policlinico per riportare mia sorella a casa. Una scelta consapevole e sua. Nasce dalla sua capacità di capire integralmente le sue condizioni. Ora, non posso immaginare che cosa potrà succedere a chi ha conoscenze, possibilità e affetti meno consistenti di quelli della mia povera sorella».
Questo è uno dei tantissimi episodi del caos e del disordine diffuso che impera nella sanità sarda, cui la Giunta e la maggioranza che governano la Sardegna ha reagito abbassando i requisiti richiesti per i direttori generali delle Asl e adottando in Sardegna una legge speciale per la Calabria. Per legge in Sardegna, peggio si è, meglio è.
Però, due giorni fa, abbiamo assistito alla riproduzione pressoché integrale sui quotidiani sardi di un comunicato stampa della presidenza della Giunta che raccontava della lunga telefonata tra Solinas e Conte.
Secondo l’ignaziesco Ufficio Stampa della Presidenza, i due avrebbero parlato delle grandi vertenze della questione sarda, ma a leggere il comunicato, che si compone di 1980 caratteri (ma, tolta l’introduzione e la conclusione, si arriva a 1274) si capisce che durante la conversazione si è parlato di Mater Olbia (argomento cui è dedicato il 60% dei caratteri utilizzati per descrivere gli argomenti del colloquio).
È il terzo (Renzi e Gentiloni il Finto lo hanno preceduto) Presidente del Consiglio della Repubblica italiana che pone come argomento principale del confronto con la Sardegna il Mater Olbia.
Traduzione: il Qatar è un partner molto importante per l’Italia. Esige che la Sardegna sia subordinata all’investimento del Qatar nell’isola, cioè che l’intero mercato dei servizi sanitari della Sardegna alimenti l’equilibrio di bilancio del suo ospedale. I Presidenti del Consiglio si adoperano per la creazione e l’efficienza di questo monopolio, non per interesse verso la Sardegna, ma per riguardo verso il Qatar.
Per stare di fronte a operazioni vergognose di questo tipo, con dignità e speranza di successo, bisogna avere coscienza della Nazione Sarda e consapevolezza che la grande rivoluzione mai realizzata in Sardegna è la nascita di uno Stato vero, cioè di un giusto equilibrio tra l’organizzazione dei poteri, la vigenza dei diritti e l’esercizio della libertà.
Ma la legislatura della Mediocrità elevata a modello, come può percorrere queste profondità? Come si può stare dignitosamente di fronte a un Presidente del Consiglio della Repubblica italiana con assessorati importanti come agricoltura e trasporti governati dai direttori generali, Industria e Pubblica Istruzione governati dai consiglieri regionali ombra, Sanità non governata e giulivamente rappresentata da un assessore privo del senso delle cose, Turismo affidato alle performance linguistiche di un creativo della sintassi con una capo di gabinetto politicamente straripante, ecc. ecc.?
Non si può stare di fronte a nulla con questa mediocrità. Ma noi stiamo dentro le ambulanze.
In ogni settore tutto è così difficile. Nella sanità diventa drammatico. Si ha sempre l’impressione di non contate niente se non si conosce qualcuno. Di esser malato ma di doversi raccomandare!!!
Non possiamo incolpare una due persone. Siamo tutti noi che creiamo un ambiente vivibile.
Solo quando ci sarà un condiviso insieme morale di regole potremo parlare di altro.
Non vi è il tribunale del malato? Vi si ricorra!!!
Ma de ite nos depimus preocupare? Sempre a mòrrere tocat!!! E poi… sardigna (o sardina?), Calabria, Quatar no est totu su matessi?
Ma custa ‘classe’ ‘politica’ est andhendhe de séculos, indigna a infamidade ca sa dignidade e bisonzu e dovere de una natzione si l’at posta a frobbire. O suta de pes. O in su cesso etotu. O ponimus in su bidone (de s’arga).
E sos ‘bonos’ sempre ammammalucados ispetendhe miràculos.
O emigrendhe, fuindhe a si salvi chi può (foras sos handicapados).