La Legge Elemosina Iniziamo dalla politica: la cosiddetta legge Salva Imprese o Salva Sardegna in discussione in Consiglio regionale è una mini legge finanziaria con un po’ di tutto dentro, non solo gli interventi per le aziende e i lavoratori in difficoltà.
A leggerla si capisce chiaramente una cosa: la politica sarda riesce con fatica a fare una lista dei bisogni, ma non ha la più pallida idea di come costruire una seria strategia per affrontarli. La possiamo definire la Legge Elemosina: la Regione esce per strada, va agli angoli delle piazze, versa la monetina nelle mani di taluni (non di tutti, ovviamente) e torna a casa.
Non un’idea, neanche a pagarla, di come riprendere a produrre ricchezza, zero, nulla.
Se l’assenza di idee è coerenza per la Giunta Solinas (a proposito, qualcuno dica a Chessa che lockdown si scrive tutto attaccato, non lock down come scrive lui, diversamente noi inizieremo a chiamarlo Ches-sa), è invece tradimento per l’opposizione. Non si può concorrere convintamente a una banale e organizzatissima elemosina con corredo di altre normette di dubbia urgenza e efficacia. In questo caso, la latitanza è dell’intelligenza.
Trecento metri di destra e di Sinistra Centrodestra e centrosinistra fingono di bisticciare, ma qualcuno ci crede in buona fede, sull’edificabilità nei trecento metri dalla costa. In realtà, in Sardegna i fautori, come chi scrive, della totale inedificabilità nella fascia costiera, sono una minoranza, basta leggere le proposte di legge delle ultime tre legislature per convincersene. Destra e Sinistra sarde, unite dalla comune adesione estetica allo stesso modello del politico post-borghese, salottiero, parassitario, comodo e dissipatore, dissentono solo sul ‘come’ costruire nei trecento metri, non sul ‘se’.
È un problema di stile a dividerli, non di sostanza, anche perché ci sono ambienti che fanno da aule di compensazione, come riservati alberghi galluresi bipartisan, barche silenziose che veleggiano discrete e consentono di chiacchierare lontani da orecchie indiscrete. Fanno più le barche e il prosecco di tante discussioni accademiche, ma ci deve essere l’humus comune, che per l’appunto c’è. Poi si possono anche inventare i bisticci, come quello indecoroso sulla Sassari-Alghero, con un giornale, ammiccante verso sondaggi farlocchi, che è riuscito pure a dare la palma al Governo Conte come risolutore della vicenda, come se non si sapesse che a creare di sana pianta il problema della Sassari-Olbia è stato, da sempre, non il Piano paesaggistico ma il Governo italiano nella persona del Ministero dei Beni culturali dell’epoca Renzi. Qui il latitante è il pudore, che ovviamente si accompagna alla fuga, in Corsica, della memoria.
Sanità stupido-massonica Il degrado più alto si ha, però, in sanità. Da giorni tanti sardi si lamentano delle inefficienze sanitarie (soprattutto i Galluresi, che però a inizio legislatura hanno visto la Commissione sanità visitare unitariamente corteante il Mater Olbia, il quale, invece, oggi sale, senza molti vantaggi pubblici, come un endoscopio spento, su per le pareti intestinali della popolazione residente).
Si piange sul latte versato.
La sanità sarda non funziona in nessun luogo perché è passata da un asfissiante controllo di Sinistra (ben mascherato, con ciprie, brillantini, rossetto e fondotinta) a un ebete controllo di destra, con forti innervazioni chirurgico-massoniche. Si sentono cose inenarrabili, interventi chirurgici fallimentari, diagnosi sballate e corse e trasferimenti in altri ospedali, girandole di promozioni grembiulate, ma la maggioranza e l’opposizione ritengono che vada tutto bene, tanto quando si ammala uno di loro, va fuori (e fanno bene!).
Vorrei ricordare che a Oristano si è inventato un processo politico pieno di errori evidenti (ma non se ne può parlare finché non sarà possibile leggere tutte le carte) fondato sul presunto controllo politico di ogni respiro sanitario, nel quale ci si è dimenticati di guardare e approfondire patenti bugie e evidenti conflitti di interessi, e oggi sempre a Oristano si assiste, evidentemente placati dal sangue versato, all’ordalia tra consiglieri regionali per la nomina del Direttore della Assl locale. Ma come, una nomina che compete esclusivamente al Direttore generale dell’Ats è invece discussa non dico in Giunta, che è comunque l’organo chiamato a ratificare, ma tra consiglieri regionali? E questo non genera intercettazioni, microspie, interrogatori del rancore e microfoni direzionali? E questo non porta a scrivere almeno un centinaio di pagine di ipotesi investigative? Ah, dimenticavo, inutile fare domande, non si fanno più conferenze stampa, a Oristano, recentemente è comparso un certo rossore sulle guance, si preferisce il basso profilo.
In sanità latitano la memoria, il coraggio, il dovere.
L’autocensura sulla Giustizia Infine abbiamo la giustizia.
Nell’ordine abbiamo: un’indagine a Tempio sulle concessioni demaniali balneari (finalmente!), quelle che costano poco e rendono molto, quelle dei chioschi, dei campi boe, dei fari. Bene, staremo a vedere quanto scenderà il bisturi.
Poi abbiamo un’indagine segreta a Cagliari sui fallimenti, una cosa da far tremare i polsi, protetta in modo severissimo. Anche in questo caso, si vedrà.
Poi c’è Palamara con le sue 99.000 pagine, dove la storia sarda degli anni 2015-2019 è presente a giumelle e si stanno facendo i salti mortali perché non venga pubblicata, perché vi sono dentro i backstage dei più importanti processi politici di quegli anni, perché vi è la traccia della guerra civile giudiziaria trascorsa e in atto.
In questo caso il latitante è solo uno: il coraggio dei media sardi, ma forse, un po’, anche di quell’ordine professionale che non dovrebbe prestarsi a coperture, tattiche e tutele.