Il tema di oggi è la pratica democratica delle elezioni.
Circa una settimana fa La Nuova Sardegna, incredibilmente, ha pubblicato in prima pagina un articolo del professor Pulina che diceva espressamente quanto sia priva di alcun fondamento legale la mancata indizione delle elezioni per il nuovo rettore dell’Università di Sassari da parte di quello in carica, il ben noto (ai lettori di questo sito) professor Carpinelli.
L’articolo era anche ricco di esemplificazioni del comportamento di altri rettori italiani scaduti, tutti ligi al dovere dell’indizione e della fissazione del calendario elettorale compatibile con le restrizioni della situazione epidemica.
Insomma Pulina ha scritto: “Caro Rettore, non dire che non si può fare ciò che fanno tutti i tuoi colleghi e muoviti a indire le elezioni”.
Risposta: silenzio tombale!
Se un sindaco si comportasse allo stesso modo succederebbe, nell’ordine: diffida ad adempiere e commissariamento da parte della Regione, indagine della magistratura per omissione di atti d’ufficio, sequestro di atti da parte della Guardia di Finanza e sicuro linciaggio pubblico mediatico sempre connesso.
Il silenzio seguito, invece, alla denuncia pubblica di Pulina è il silenzio della complicità dei poteri (che hanno girato la faccia anche per lauree e segreti), perché una cosa così grave non può accadere senza il silenzio di tanti poteri.
E allora la domanda è: di quale politica abnorme sta diventando laboratorio Sassari?
Dov’è il luogo dove i poteri attenuano o accelerano l’esercizio delle loro funzioni?
In quale altra città scoppia un’epidemia drammatica con molti morti e non succede niente?
In quale altra città una clinica privata, appena acquistata, diviene, lei e solo lei e non altre strutture pubbliche del territorio, ospedale Covid pagato vuoto per pieno e non succede niente?
La città dei Presidenti della Repubblica, una delle città più impegnate culturalmente a negare che i Sardi possano essere una nazione e uno Stato, la città della maggiore integrazione possibile con gli apparati dello Stato italiano, oggi, dove sta italianamente mediando il suo silenzio, il suo far finta di niente?
Io un’idea ce l’ho, ma me la tengo per sollecitare i lettori a farsi domande e a non pretendere sempre risposte da chi paga prezzi troppo alti per tenere il punto della dignità del proprio pensiero e della propria libertà.
C’è una cartina al tornasole che permette di valutare quello che sta succedendo: il silenzio degli interessati. Da Regolamento, le elezioni si sarebbero dovute indire almeno 6 mesi prima della scadenza dell’attuale Rettore, dunque entro il 30 aprile. Visto che questo non è stato fatto, sarebbe stato come minimo un gesto di trasparenza comunicare agli interessati le motivazioni della mancata indizione (il rettore ritiene di potersi appoggiare sull’art. 7 del DL 22/2020? Lo dica chiaro e tondo che lo interpreta in questa materia). Invece silenzio. E silenzio anche da parte degli organi apicali dell’Ateneo, il Senato Accademico in primis: ma che ci stanno a fare? Nel frattempo si svolge una campagna elettorale surreale, dove qualcuno pensa di avere le spalle coperte più di qualche altro…
Le imprese del rettore Carpinelli, a Sassari le conoscono anche i muri. Se nessuno fa niente, un motivo ci sarà.
Non sapevo niente: il mondo urla notizie. Posso dire solo che, per quel che osservo in altri ambiti, non si dà risposta a richieste, denunce, quando si sta operando male. Il silenzio fa pensare a chi ha protestato di essere solo e lo convince a non parlare più. Anche perché, spesso, gli si dice che è stato poco opportuno, fuori luogo. Anche perché lo si isola… Parlare costa, eccome se costa.