Bisogna essere resilienti Alcuni giorni fa i Sindaci dell’Unione dei Comuni dell’Alta Gallura hanno lanciato un grido d’allarme alla Regione inviando una lettera a cui la stampa ha dato poco risalto, ma, del resto, quando si parla di contenuti è difficile che la stampa locale se ne occupi.
Lettera nella quale erano contenuti alcuni spunti interessanti che, se approfonditi, potrebbero aprire un dibattito serio sulla così detta fase due, o quantomeno sulla fase nella quale le morse del distanziamento sociale verranno allentate e le aziende dovranno cominciare ad aprire nuovamente le saracinesche. Ma sono anche temi riguardanti le famiglie in questa fase, in particolare coloro che, o per pregresse condizioni di inoperatività o per ragioni determinate dal Covid19, ora si trovano in una situazione di disagio economico e sociale.
I Sindaci hanno fatto notare in premessa che «le amministrazioni pubbliche e i comuni in particolare, hanno, ora più che mai, il dovere di sostenere le comunità. I sistemi sociali e le comunità reagiscono bene se sono resilienti: un sistema resiliente recupera bene dopo le crisi. Un sistema resiliente migliora nelle crisi. (…) Ma per poter attivare la resilienza sociale, è necessario mettere in campo una strategia chiara che trasformi il sistema e gli consenta di adattarsi alla situazione e proseguire nel momento del ritorno alla normalità». Questo è un dato di partenza che mostra quantomeno la lucidità di capire cosa ci possa essere dopo il Covid19 e che comunque un dopo bisogna costruirlo.
Dalla lettera sono emersi alcuni contenuti che, se approfonditi, possono rappresentare elementi di discussione che la Regione nella sua parte politica e in quella burocratica dovrebbe tenere in giusta considerazione.
Almeno si realizzi ciò che dice l’UE Si parte da un presupposto implicito, la Commissione Europea sta compiendo una serie di passi che di fatto da un lato semplificano il “riutilizzo” dei fondi assegnati alle varie Autorità regionali e nazionali, dall’altro eliminano alcune barriere per favorire processi di incentivazione del sistema delle imprese, immettendo liquidità nelle stesse attraverso il sistema bancario, con la possibilità che le istituzioni possano garantire al 100% tali prestiti.
Rimodulazione dei progetti per il lavoro Ma partiamo con ordine utilizzando lo schema dei Sindaci, che chiedono che «tutti i progetti che attengono all’ambito delle politiche sociali e sostegno al lavoro, devono essere immediatamente riattivati, attraverso rimodulazioni/riorganizzazioni in linea con le attuali disposizioni di distanziamento sociale. Percorsi di inserimento lavorativo, compresi tirocini e le borse lavoro (REIS) devono essere riattivati e ripresi, prevedendo modalità di lavoro agile o altre tipologie di attività».
Finanziare il disagio col Fondo sociale Sostanzialmente si mette in evidenza che ci sono una serie di strumenti finanziati prevalentemente dal Fondo Sociale Europeo che se riattivati potrebbero essere di aiuto a numerose famiglie. Peraltro strumenti avviati già con queste motivazioni, che hanno già individuato beneficiari e che potrebbero in questa fase costituire un sostentamento ben più nobile dei buoni spesa promossi dal Governo nazionale italiano, o che comunque potrebbero integrare tali misure. Misure che hanno effetti sostanziali attraverso borse lavoro e tirocini, ma che hanno anche una funzione di supporto psicologico per aiutare a superare momenti di crisi quali quelli che si stanno vivendo. Per citarne alcuni: Includis, Carpediem, Lavoras, Cumentzu. Strumenti che possono essere rimodulati e adeguati alle esigenze dell’attuale situazione di emergenza. I sindaci dicono che «l’Autorità di Gestione del Fondo deve emettere regole chiare e snelle, che consentano la ripresa dei progetti/la loro rimodulazione. Nella logica di quanto disposto dal Governo e dell’interpretazione di quanto affermato dalla Commissione Europea».
Garanzie bancarie: sveglia! In campo economico la Commissione europea ha approvato lo schema di garanzia a supporto della moratoria dei crediti in favore delle micro, piccole e medie imprese colpite dall’epidemia di COVID-19 prevista dall’art. 56 del D.L. 18 del 17 marzo 2020 consultabile anche al seguente link:
Lo schema è stato approvato nell’ambito del “Quadro temporaneo per le misure di aiuto di Stato a sostegno dell’economia nell’attuale emergenza del COVID-19” adottato dalla Commissione il 19 Marzo 2020.
La misura, gestita nell’ambito del “Fondo di garanzia per le PMI”, è rivolta alle PMI di tutti i settori ed è applicabile all’intero territorio nazionale.
Le disposizioni della Commissione prevedono che gli Stati membri possano concedere cinque tipi di aiuti:
1) sovvenzioni dirette, agevolazioni fiscali selettive e acconti: gli Stati membri potranno istituire regimi per concedere fino a 800 000 € a un’impresa che deve far fronte a urgenti esigenze in materia di liquidità;
2) garanzie di Stato per prestiti bancari contratti dalle imprese: gli Stati membri potranno fornire garanzie statali per permettere alle banche di continuare a erogare prestiti ai clienti commerciali che ne hanno bisogno. Queste garanzie di Stato possono coprire prestiti per aiutare le imprese a sopperire al fabbisogno immediato di capitale di esercizio e per gli investimenti;
3) prestiti pubblici agevolati alle imprese: gli Stati membri potranno concedere prestiti con tassi di interesse favorevoli alle imprese. Questi prestiti possono aiutare le imprese a coprire il fabbisogno immediato di capitale di esercizio e per gli investimenti;
4) garanzie per le banche che veicolano gli aiuti di Stato all’economia reale: alcuni Stati membri prevedono di sfruttare le capacità di prestito esistenti delle banche e di utilizzarle come canale di sostegno alle imprese, in particolare le piccole e medie imprese. Il quadro chiarisce che tali aiuti sono considerati aiuti diretti a favore dei clienti delle banche e non delle banche stesse e fornisce orientamenti per ridurre al minimo la distorsione della concorrenza tra le banche.
Il de minimis Inoltre ha dichiarato che le misure di sostegno temporanee attivate possono essere cumulate con le ulteriori previste a titolo di de-minimis. È utile e opportuno che venga nell’immediato valutata l’applicazione di tali misure temporanee anche con riferimento ai regime di aiuto già attivati.
Tavolo regionale sul credito contro la maniacalità burocratica Ecco perché appare interessante la proposta lanciata dai Sindaci di aprire un Tavolo regionale sul credito dove siedano: Banche, ABI, Consorzi fidi, Sfirs, Associazioni di categoria. Al fine di dare celerità alle disposizioni approvate dalla Commissione Europea individuando le fonti di garanzia e incentivando i soggetti attuatori a procedere per parte loro a quanto concesso dalle norme. Depotenziando vincoli burocratici e maniacalità che avevano senso di esistere in una fase pre Covid19, ma che oggi hanno poco senso, quando corre l’obbligo di consentire la riapertura di tutte le aziende, non appena ciò sarà permesso dalle disposizioni sul distanziamento sociale.
I Poic Proposta molto interessante che viene dai Sindaci dell’Alta Gallura è quella di pensare a «una rimodulazione della procedura utilizzata nel quadro del Fondo PISL-POIC che aveva l’intento di sostenere lo sviluppo delle capacità imprenditoriali e dell’occupazione nel territorio regionale, coinvolgendo i Comuni nella programmazione degli interventi». Ovviamente adeguando lo strumento alle nuove disposizioni comunitarie che consentirebbero anche la copertura di spese correnti.
Agricoltura e pesca Altre misure applicabili al campo agricolo e della pesca. Nello specifico, la Commissione ha dichiarato compatibili con il mercato interno gli aiuti concessi dagli Stati membri ai sensi dell’articolo 107, paragrafo 3, lettera b) del TFUE (aiuti concessi a fronte di un grave turbamento dell’economia di uno Stato membro) entro i seguenti massimali:
- 800.000 € per le imprese diverse da quelle attive nei settori dell’agricoltura primaria, della pesca e dell’acquacoltura);
- 120.000 € per le imprese del settore pesca ed acquacoltura;
- 100.000 € per le imprese operanti della produzione primaria di prodotti agricoli. Il regime transitorio di sostegno vale fino al 31 dicembre 2020.
In particolare sul comparto agricolo occorre precisare che gli aiuti concessi alle imprese operanti nella produzione primaria di prodotti agricoli non devono essere stabiliti in base al prezzo o al volume dei prodotti immessi sul mercato.
Per la Regione Sardegna, dicono sempre i Sindaci, ma è fra le finalità che si pone la Commissione Europea «tali misure contribuirebbero a dare respiro immediato al settore dell’agricoltura, congiuntamente a
- un’ accelerazione sui tempi di liquidazione del saldo relativo alle misure del PSR 2014-2020 in arretrato rimodulazione dei programmi di promozione
- un’accelerazione sulle anticipazioni per le domande 2020 a valere sulle misure del PSR 2014-2020
- pagamento degli eventi calamitosi 2017 e 2018
- l’anticipazione dei pagamenti sul premio unico
- slittamento di altre imminenti scadenze su PSR 2014-2020”
Come sostengono i più autorevoli economisti, che non si fermano solo a semplici e sterili politiche di bilancio, oggi, e non domani quando sarà finita l’emergenza, è il tempo di creare le condizioni per assicurare alla nostra Isola condizioni di sviluppo che facciano guardare il domani con ottimismo. Crediamo che le aziende sarde siano pronte a fare la loro parte dimostrando d’essere all’altezza del nuovo confronto con il mercato. La Regione Sardegna sarà in grado di governare tale processo?
Vorrei dire due parole. Dal territorio. La nostra pastorizia è stata iperfinanziata. Dove sono finiti questi soldi? Le aziende continuano a dar lavoro alle stesse persone. Senza nessun incremento. Non ci sono stati miglioramenti produttivi o di qualità. Per avere finanziamenti le proprietà sono state surrettiziamente divise fra più membri della famiglia che non lavorano in campagna. La lotta è per acquisire terreni da porre nelle domande per chiedere finanziamenti. Si veda questo. Come mai non si danno aiuti all’agricoltura che potrebbe rendere la Sardegna un po’ più autonoma? Perché non si smette di finanziare chi produce solo per sé e mai per gli altri? La realtà del nuovo latifondo sardo non si vede? Studiate la realtà delle campagne…