Ieri sera abbiamo assistito a una gestione politico-amministrativa, nel campo della emergenza epidemiologica, frutto di una scelta nazional-regionale, ancora una volta intempestiva, oltreché approssimativa, della serie “cerchiamo almeno di curare giacché prevenire richiede troppi sforzi, mentali”.
Ci si riferisce, parafrasando (ma non troppo) i concetti di prevenzione e di cura in uso nel mondo della sanità, all’azione recentissimamente posta in essere dal Governo nazionale italiano (Decreto interministeriale Infrastruttiure e Salute, numero 117 del 14.03.2020) di sospensione del trasporto marittimo ed aereo di passeggeri – da e verso la Sardegna- con effetto immediato (e qui sta il punto, l’immediatezza non gestita), su pressante richiesta del Governatore regionale Solinas. Provvedimento che reca tuttavia un capolavoro (?) di snellezza burocratica quando prevede possibili “deroghe” autorizzate dallo stesso Governatore sentita l’Autorità sanitaria regionale.
Ora anche le pietre (e in Sardegna ce ne sono tante e pure durette) sanno che un provvedimento ministeriale, su richiesta regionale, che pone adempimenti in capo alla Regione, è frutto di una concertazione sul testo, di uno scambio di bozze scritte, di integrazioni e correzioni ritenute necessarie al buon fine della iniziativa.
Ecco appunto… il buon fine: ci si chiede se è stato effettivamente rispettato, ma anche come.
Per saperlo, oltre alla lodevole iniziativa “curativa” (blindiamo la Sardegna dal virus e dai suoi potenziali portatori, che però ha sorpreso più di un sardo all’estero o nella penisola per vari motivi) , bisogna andare a intervistare le centinaia di sardi che ieri notte si sono visti bloccare l’accesso alle navi, e agli aerei, in continuità territoriale, verso la Sardegna, dalle forze dell’ordine, debitamente e adeguatamente mobilitate, in quanto l’applicazione, eventuale, delle deroghe al blocco necessitava di un provvedimento regolatorio, a firma del Presidente Solinas, ancora in fase di studio e dei relativi tempi applicativi.
Ancora una volta, e non si puo’ sottacere, “fa acqua” l’aspetto relativo alla “prevenzione”, in altri termini la tempestività e l’adeguatezza delle azioni volte a governare efficacemente il contenimento dalla diffusione dell’epidemia da virus.
Cosa penserà del suo governatore il veterinario, regolarmente dotato di tutte le certificazioni sanitarie e personali, con animale in cura al seguito, che è stato bloccato alle 20 di ieri sera a Genova, senza che alcuno sapesse fornirgli spiegazioni salvo un generico rinvio, del solerte appuntato, alle “decisioni del suo Presidente regionale”?
E cosa chiedere per esempio, sempre nel caso dell’imbarco a Genova sulla consumata linea “Tirrenia”, ad alcuni altri dei tanti presenti, come l’operaio sardo licenziato da un cantiere edile del nord est in rientro al proprio domicilio, oppure ai diversi sardi in rientro da un “estero” improvvisamente diventato intollerante verso l’Italia ed i suoi cittadini (e nel quale non avrebbero quasi certamente assistenza sanitaria), che hanno trovato, ad horas, cioè senza preavviso, senza regole di transizione, senza metodologie regolatorie, voli cancellati e improvvisati piani di rientro alternativi e defatiganti, per poi scoprire, tutti, che vero il divieto o il consenso era nelle mani del loro governatore?
Tutti, rigorosamente dotati di n. 1 copia del “lasciapassare governativo” (la famosa, ormai, autocertificazione dell’avvocato del popolo, premier Conte) ed in viaggio per adempiere o al precetto di “quarantena obbligatoria”, o di “permanenza superconsigliata” (poi tramutatasi, durante trasferimento marittimo, in “obbligatoria”), presso la propria residenza o domicilio. Pena l’applicazione dell’art. … del Codice di procedura penale.
Violazione del codice che viene paradossalmente generata, nel caso specifico, proprio dall’interdizione – non regolata – all’accesso ai mezzi di trasporto via mare, oltre che aereo, per consentire l’adempimento delle prescrizioni sanitarie.
Questa, come altre vicende di questo attuale momento politico, a conferma della inadeguatezza e intempestività delle azioni politico-amministrative sul fronte corona-virus, per stare sul tema.
Dal “blocco” inadeguato, alle proteste generatesi (al limite della sommossa popolare), alla frettolosa emanazione di criteri di governo della “sospensione/chiusura” e all’annuncio liberatorio (nel caso di Genova): … «Onorato (l’armatore) è stato autorizzato dal Ministero/Regione ad imbarcare tutti i residenti automuniti di : “doppia autocertificazione cartacea debitamente timbrata dal posto di polizia» (!). Ed ecco che nasce una scomposta corsa di cento e passa viaggiatori sardi , insolitamente incazzati, alla ricerca di una fotocopiatrice o di un modulo ulteriore da ricompilare e di un timbro da apporvi da parte di agente della polizia di stato… alle 23 di notte ovviamente… Il caos.
Non ho capito bene, sig. Bonafini, non la sua critica della critica, che ci sta sempre, ma il riferimento a Meloni e Salvini. Questo sito non è sospettabile di aver simpatie per le loro proposte, ma a governare la Sardegna è proprio una compagine di centrodestra che in questi giorni, nel voler mettere ordine, ha prodotto tanto disordine. Il nostro scopo è solo aumentare la consapevolezza di chi governa perché non si ripetano errori grossolani. Ci aspettano giorni molto difficili e l’esattezza, la precisione e la capacità di preconizzare il più possibile gli effetti delle decisioni sono essenziali.
Criticare è facile e non serve a nessuno, se non a chi vuol fare politica in un momento come questo, chiunque in una situazione, nuova, imprevedibile, incorrerebbe in questi errori. Fortuna vuole che perlomeno al governo non c’è Salvini, la Meloni e i suoi cameratucci altrimenti saremmo affondati di sicuro.
Questo sarebbe il governo di centrodestra tanto sbandierato da Salvini &C.che dovrebbe risolvere i problemi della sardegna?,Auguri !!! Poveri noi.
Non era difficile prevederlo, davvero non era difficile: ma ora ci si affida a Sant’Efisio e al digiuno. E non è difficile intuire la disperazione di tutte quelle persone che vorrebbero muoversi per ragioni vitali, ma non possono farlo. Tutti contro tutti, come in guerra.