Il Pd che impugnava ogni singolo vagito della Giunta Pigliaru, sia con Renzi che con Gentiloni, con il lettiano Boccia ai Rapporti con le Regioni e con il Misiani al Ministero delle Finanze (quello che ha cucinato e fritto Solinas nel nuovo accordo sulle Entrate) non impugna più niente, a patto che la Sardegna stia buona e a cuccia con la Corte costituzionale.
Il Governo non ha impugnato la legge di sanatoria delle nomine dei Direttori generali e neanche quella, indecente, sui gruppi consiliari. Il presidente Solinas è legittimato dal governo Pd-Cinquestelle ad andare avanti. Piaccia o non piaccia è così. Indebolito dalle colpe evidenti sulla continuità territoriale e sull’interpretazione dell’inglese qatarino, ma soccorso e rafforzato dal Pd al potere. In Italia ciò che appare non è mai ciò che è.
Tuttavia, niente vieta di rendere sempre più esplicito che cosa ha in testa Solinas che sembra piacere tanto al Pd.
Lo possiamo fare svelando l’anima profonda del disegno di legge che commentiamo da settimane, quello di riforma della Presidenza della Giunta (“Norme urgenti per il rilancio delle attività di impulso, coordinamento ed attuazione degli interventi della Giunta regionale e di riorganizzazione della Presidenza della Regione. Modifiche e integrazioni alla legge regionale 7 gennaio 1977, n. 1, alla legge regionale 26 agosto 1988, n. 32 ed alla legge regionale 13 novembre 1998, n. 31”).
Nascita di un Mandarino Abbiamo già detto dei Dipartimenti e della loro assurdità organizzativa, ma soprattutto di come queste strutture nascano, palesemente, per controllare (contrastare?) il lavoro degli Assessori e dei Direttori generali: tutti soggetti, notate bene, che la legge consente al Presidente di scegliere su base fiduciaria.
Evidentemente il Presidente non si fida neanche delle proprie scelte oppure, più probabilmente, ritiene che i suoi beneficiati potrebbero anche avere qualche sussulto di dignità e osare fare qualche scelta in autonomia, seguendo la propria coscienza, senza agire con doverosa flessione feudal-vassallatica. Non sia mai!
Questo spiega anche la ratio delle nomine a sei mesi degli attuali Direttori generali: non gli si dà il tempo di sviluppare una forma di coscienza di sé e del proprio ruolo. Guinzaglio corto.
Però, prima o poi, dovrà anche fare nomine di durata più dignitosa e posto che sulla dubbia legittimità garantisce il Pd (romano o sardo-romano). Quindi il Presidente si porta avanti ed ecco allora i controllori, nelle vesti di Direttori di Dipartimento.
Nessuno dei suoi nominati potrà sfuggire all’occhiuta vigilanza dei tre super direttori.
Ma, evidentemente, l’inquietudine agita i pensieri del presidente: chi controlla i tre superdirettori? Chi potrà garantire anche la loro fedeltà?
Evidentemente considera impossibile, all’interno del suo mondo di riferimento, trovare tre persone degne di assoluta fiducia.
Magari, insigniti del titolo di Direttore di Dipartimento, si montano la testa e pensano di comandare davvero: il mondo è pieno di nani che sognano da giganti.
Ma il Presidente Solinas, memore delle vasellinanti congiure democristiane e comuniste (e come dargli torto?) si tiene le braghe del potere con le bretelle, ma vuole anche la cintura.
E allora, ecco la soluzione: è scritta nell’articolo 3 della proposta di legge.
Si istituisce il ruolo di Segretario generale della Regione, cioè il super super direttore.
Il sogno di tutti i Presidenti: il dirigente che tutto conosce e tutto muove e solo a lui risponde. Il Presidente sdegnosamente regna, il Segretario governa, assessori e direttori generali obbediscono.
Infatti, cosa è stato previsto nell’articolo che elenca i poteri di costui (comma 5 lettera e)?
«[Il Segretario generale della Regione] dirige, coordina e controlla l’attività dei dirigenti preposti ai dipartimenti ed alle direzioni generali anche con potere sostitutivo in caso di inerzia e propone l’adozione, nei confronti degli stessi, delle misure disciplinari previste dalla legge e dai contratti, nonché la loro revoca».
Tombola!
Che diamine! Almeno una persona degna di fiducia Solinas è sicuro di trovarla (se non ha proprio tutti i titoli necessari, meglio, tanto c’è il Pd romano-sardo) e così può controllare tutto e, soprattutto, tutti i suoi fiduciari.
Ricapitoliamo: il Presidente nomina gli Assessori, la Giunta nomina, su base fiduciaria, i direttori generali, questi dipendono dagli Assessori di riferimento, ma anche dal Direttore del Dipartimento (che, se gli gira, li fa revocare) che però risponde solo al Presidente. Poi c’è il Segretario generale, scelto e nominato dal Presidente, che comanda (perché, se gli gira, li fa revocare) sui Direttori di Dipartimento e, visto che c’è, anche sui Direttori generali.
Più che una legge sembra una ballata, tipo “Alla Fiera dell’Est”, dove il ruolo del topolino spetta ai poveri Direttori generali: devono prendere ordini dagli Assessori, dai Direttori di Dipartimento, dal Segretario generale e stare anche attenti, perché ciascuno di questi, se gli gira, lo manda a ramazzare il mare.
Poveretti! Forse è dunque per un moto di pietà che vengono nominati solo per sei mesi. Oremus.