Vorrei parlare tanto di giustizia, ma ancora non ho deciso bene come rendere credibile con un serio sacrificio personale, vitale, che parli da sé, il peso delle parole. Per cui taccio, in generale e in particolare, rinvio a domani o a dopo. Una notizia di rilievo: gli imminenti licenziamenti (già iniziati con un apicale) e/o pensionamenti (già iniziati con i poligrafici ridotti all’osso) nel quotidiano di sostegno alla Giunta. Il veleno non vende e il servilismo non convince banche, investitori ecc. Serve il denaro pubblico e noi lì saremo, a raccontare e non solo.
Oggi parliamo di aerei e di bugiardi, non perché ci appassioni, ma perché ciò che è in crisi in Sardegna, da sempre, è la memoria.
Prima di tutto forniamo la chiave per capire ciò che sta avvenendo. Il Qatar ha ottenuto 156 milioni di euro di tetto di spesa per il Mater Olbia, sta orientando questo ospedale ad essere il monopolista della salute in almeno metà della Sardegna (torneremo sull’incredibile commissione bilaterale che sta studiando il contratto tra Ras e Mater) e a intercettare una parte della mobilità passiva con un nuovo reparto di radioterapia (attività che è certamente legata moltissimo alla tecnologia, ma altrettanto a chi la usa. Intendo dire che la radioterapia sarà eccellente se lo sarà chi la guiderà. Vedremo).
Il Qatar ha ottimi affidamenti, (e le premesse si sono viste nel volgarissimo Piano casa delle interpretazioni autentiche del Piano paesaggistico), per il futuro dei suoi alberghi sulla costa. Nel frattempo, è in moto tutto il salottismo sardo-romano sulla sistemazione di La Maddalena, vera gallina dalle uova d’oro, sulla quale Destra e Sinistra trovano convergenze nelle persone fisiche di celebrati interpreti dei volumi e delle superfici.
A questo punto, si vorrebbe far credere, e c’è chi ci crede, che l’Aga Khan e il Qatar hanno litigato sulle perdite della compagnia. Qui bisogna recuperare la memoria.
Nel novembre del 2016, io scrissi, odiato da tutti i membri dell’allora maggioranza e ovviamente isolato e additato tra i primi dieci rompiscatole al mondo (ma il Pd fa sempre così, se non sei d’accordo sei colpevole, perché, come diceva Dante, la colpa è sempre delle vittime) che Renzi doveva trattare col Qatar su Meridiana vincolando l’interlocutore a tenere “tutte le attività direzionali e di controllo e tutti i servizi in cielo, in terra e in mare della compagnia aerea” a Olbia e a potenziarle. Il Pd allora andava a Doha come io vado a Lourdes, non capendo che erano secondi nell’ordine, perché il primo ospite era stato Cappellacci (ancora oggi l’interlocutore più penetrante nel principato del gas).
Ora bisogna sapere, che non si va “a gratis”, come si dice in italiano regionale sardo, a cena e a pranzo con gli arabi. Sedersi è già accordarsi. Se ci sono questioni da negoziare, non ci si siede. È intelligenza.
La riprova che io e il mio partito non venivamo ascoltati dal collegio pontificale del Pd venne a settembre del 2017: Del Rio, ministro delle infrastrutture, annuncia l’habemus Papam senza garanzie, senza tutele per la Sardegna, ma con tanto giubilo italiano.
A giugno 2018, quando Air Italy spostò il cuore delle manutenzioni a Malpensa, fummo gli unici a dire che si era all’inizio della fine. Lasciati soli come infetti da eccessivo scrupolo.
Nel luglio del 2018 fummo gli unici a dire che i Qatarini stavano promettendo ai milanesi, poverini, di far rinascere Malpensa grazie al trasferimento delle manutenzioni dalla Sardegna a Milano. Era in atto il trasferimento delle intelligenze. Per il resto, silenzio.
Ad agosto 2018 fummo sempre soli nel dire che i toni ultimativi (“O state zitti o andiamo via”) dell’ala lombarda del management di Air Italy erano inaccettabili e premonitori di un disimpegno. Anche in quel caso, soli.
Potrei continuare e così annoiare chi è arrivato a leggere fin qui.
Il problema è sempre lo stesso: far politica senza un sistema di valori e senza una visione ampia della Sardegna (per me, e per tanti, una nazione che soffoca per mancanza di poteri adeguati ai suoi diritti) porta al tatticismo esasperato, al servilismo verso chi dà le carte, al fraintendimento dei propri ruoli nelle mediazioni (per mediare, bisogna dimostrare di esistere e di poter esistere anche senza la mediazione, altrimenti si scade al rango dei questuanti boriosi).
Stracciarsi le vesti oggi è un esercizio scadente di ipocrisia politica.
Ma peggio è da un lato invocare come salvatore il vero persecutore della Sardegna (Ryanair) e dall’altro soccorrere il vergognoso governo regionale in carica con appelli all’unità.
Questo sì che è incredibile.
Come pure lo è cadere nel trappolone dell’insularità che, mi spiace dirlo, è l’unico salvagente morale della Giunta.
Quando ieri si è diffusa la notizia della proposta Pd degli Stati generali (cioè una riunione di Consiglio regionale e amministratori, dove il bianco si confonde con il nero in nome degli interesi di una nazione di cui si nega l’esistenza ogni giorno) mi ha chiamato un vecchio leader della sinistra sarda che non sentivo da anni e che immaginavo mi chiamasse per le condoglianze giudiziarie (ma ieri Casini ha ricordato al Pd che i processi politici, quale quello che stanno subendo alcune persone in Sardegna con l’imbarazzo colpevole delle istituzioni democratiche, non si fermano mai al primo giro).
Invece mi chiamava per dirmi che ero l’unica, piccolissima, opposizione esistente (insieme a Vito Biolchini, altro paria del dibattito politico e giornalistico sardo). Tra le altre cose mi ha detto, in sardo: “Nois amos brigadu, ma no amus mai linkidu” = Noi abbiamo combattuto, ma mai leccato).
Un gigante.
Pazienza, ci vuole una pazienza enorme. Questo è un momento, ma non solo in Sardegna!, in cui il pensiero divergente non è ammesso. Devi stare zitto, con il fegato che s’ingrossa, e la disistima di te che aumenta, ad ascoltare chi si loda e fa bella mostra di sé, mentre tutto decade.
Non può non esserci un cambiamento. Può esserci solo quando tutti si renderanno conto di come ci hanno ingabbiato, legato, con il sorriso sulle labbra, e pretendendo di fare il nostro bene. Parliamo, parlate.
Mai pensato a uno Jacopo. Si può pagare sulla propria carne senza tacere.
Tutto bello e interessante, seguo sempre. ma mi permetta una cosa.. Onorevole Maninchedda, La sardegna non ha bisogno di un nuovo Jacopo Ortis. Altrimeti tutto ciò sarebbe inutile.
Triste come è triste la vicenda bonifiche Ferraresi. Vedere articolo del fatto quotidiano di ieri