Apprendiamo dunque dalla Grande Stampa Sarda (quella che senza batter ciglio perde ogni anno migliaia di copie) che chi è contro la dorsale del metano è nientemeno un nemico dello sviluppo dell’Isola (con la “i” maiuscola). I contrari alla Grande Opera Che Salverà La Sardegna fanno infatti “propaganda”. Anzi, “gazzosa”, come diciamo a Cagliari.
Fa gazzosa e propaganda la sottosegretaria Alessandra Todde, di cui la Grande Stampa Sarda ricorda incessantemente il suo essere “nuorese” (e quindi ontologicamente favorevole alla dorsale, così come i nuoresi sono sostenitori, che ne so, di Grazia Deledda e di Salvatore e Sebastiano Satta. Se una nuorese non sostiene la dorsale, è chiaro che non è una vera nuorese!).
Fa gazzosa e propaganda Legambiente, insieme a Italia Nostra, al Wwf e al Gruppo di Intervento Giuridico (ma stiamo parlando di “ambientalisti talebani”, le cui argomentazioni meritano di essere riportate sulla Grande Stampa Sarda con il minimo risalto, giusto perché poi nessuno possa dire che la Grande Stampa Sarda non è democratica e non dà voce a tutti).
Fanno gazzosa e propaganda altri cittadini e comitati che hanno approfondito il tema e non hanno paura di esporsi (quisque de populo, i ragli d’asino non salgono al cielo).
La Grande Stampa Sarda invece sta dalla parte del Bene (come quando voleva convincerci che riprendere a costruire nella fascia dei trecento metri dal mare era cosa buona e giusta, o che il Mater Olbia salverà la sanità sarda) e infatti responsabilmente evita di dare troppo spazio alle posizioni eretiche. Perché propagandare il Male quando amiamo il Bene?
Sulla Grande Stampa Sarda della dorsale del metano parlano quindi con voce sola centrodestra e centrosinistra, Cgil e Confindustria. Una comunione di intenti che stupisce l’uomo della strada, ma non la Grande Stampa Sarda che, come ai tempi di Rovelli e della petrolchimica (quando la Grande Industria aveva gli argomenti giusti per convincere tutti della bontà dei suoi progetti), annuisce e acconsente.
Infatti anche stavolta la Grande Industria ha le idee chiare e si avvale nella Grande Stampa Sarda con la voce di giornalisti talvolta opportunamente catechizzati da prestigiosi colleghi assurti al ruolo di lobbisti. Niente da dire, così va il mondo. D’altra parte, se un giornalista amico ti fa il favore di spiegarti che la dorsale conviene, cosa fai? Non lo ascolti?
Perché la Grande Stampa Sarda no, lei sulla dorsale del metano non fa né propaganda né gazzosa.
Perché far credere ai sardi che la dorsale è un semplice tubo da 70 centimetri di diametro che non dà fastidio a nessuno, omettendo le fasce di rispetto, non è propaganda.
Perché far credere che senza metano e con la chiusura delle centrali a carbone la Sardegna tornerà alle candele non è propaganda.
Perché affermare che la dorsale e il metano “faranno bene all’ambiente” non è propaganda.
Perché evitare di indagare i motivi per i quali il presidente della Regione Christian Solinas abbia misteriosamente cambiato opinione sulla dorsale (in campagna elettorale era contrario, ora è favorevole) è un atto di buon giornalismo.
Perché far credere che “tutti i sardi” (tutti, nessuno escluso) sono per la dorsale, anche questo no, non è propaganda.
Grazie Grande Stampa Sarda per l’impegno che stai profondendo a favore della Grande Opera Che Salverà La Sardegna. Sarà pronta grosso modo fra dieci anni.
Ma nel 2029 tu, Grande Stampa Sarda, che anche nei prossimi dieci anni continuerai a batterti ogni giorno senza paura per il Bene dell’Isola, combattendo strenuamente ogni forma di gazzosa e propaganda delle lobbies spacciata per notizia, quante copie venderai ancora?
Quante?
parafrasando un’ espressione carosellesca che sentivo da bambino, direi che per una Grande Stampa ci vuole uno stampo grande… dove l’ accezione di stampo è mutuata dal termine popolar-sardesco
Si aiant ischidu carchi cosa de sos talebbanos, no naro de fàghere su “mea culpa” ma fossis aiant bidu chie sunt sos chi distruent su logu, sos benes e sa zente puru a calesisiat costu (pro chie ponet a suta) bastus de pònnere sas manos a su ” malloppo” de sos milliones, chentza fàghere “gazosa”, ca za lis bastat su dinari a sos ‘talebbanos’ de sos afàrios a calesisiat costu (pro chie ponet a suta) .
Lis est andhada male cun su machine de su GALSI e como la cherent bínchere cun su machine de sa “dorsale sarda”: issos l’ant cumpresu “che cosa è un tubo”!
Vito stai parlando de La Nuova Vergogna e dell’Unione Sorda?