L’Ats deve nominare 5 direttori di area socio-sanitaria: Sassari, Gallura, Carbonia, Medio-Campidano e Cagliari. La nomina compete al Commissario dell’Ats. Per quel che è dato sapere, il Commissario ha fatto il suo dovere, ha già individuato i cinque da nominare. Eppure, non può procedere. Perché? Perché dai tempi di Moirano, cui fu concesso di tutto, anche di pronunciare in Commissione Sanità un nuovo criterio, tutto soggettivo, per determinare il fabbisogno del personale (e infatti ora gli ospedali e i territori sono carenti di personale), il famoso tecnico onnipotente è sì ufficialmente indipendente nelle scelte di sua competenza, ma fino a un certo punto. Ed è esattamente questo limite elastico, vero paravento dell’ipocrisia italica che non riesce ad affidare interamente o ai concorsi pubblici o alla nomina politica la scelta degli apicali, a trasformarsi nel luogo dell’acqua stagnante e della politica che si rende incomprensibile alla logica e permeabile allo spirito di branco, alle logiche di tribù e, spesso, alle promozioni immeritate legate più a contiguità che a competenza. Non è una novità della Destra. Mi ricordo di una persona molto competente che venne allontanata dall’incarico, mi si disse, per ragioni politiche, perché lo chiedeva un partito. Ovviamente, invece, risultò che si trattò di un normale avvicendamento. Questa ipocrisia italiana, che nei momenti difficili si trasforma da commedia in tragedia, è addirittura da taluni insegnata come metodo della politica, come real politik. Spero che vi sia ancora chi sa nutrire adeguati anticorpi morali e culturali per additarla, invece, come vitium animae.