Leggo toni trionfalistici su Air Italy a carte ancora coperte e a perimetro normativo di riferimento ancora più incerto. Certo non tutti i Presidenti di Regione avrebbero potuto condurre una ‘trattativa’ così formale-informale. Mi chiedo in base a quale istruttoria il Presidente assunse all’inizio del mandato la posizione nota di smontaggio della continuità territoriale formato Careddu. E oggi mi chiedo in base a quale istruttoria accessibile e verificabile sui vantaggi e gli svantaggi per la Sardegna stia agendo il Presidente della Regione, quale livello di verificabilità di congruità delle posizioni ufficiali della Regione Sardegna alle leggi vigenti abbia questa incredibile trattativa. Mi chiedo quale struttura amministrativa regionale abbia la responsabilità della vicenda, chi stia predisponendo e firmando gli atti assumendosene la responsabilità, quali pareri di legittimità vi siano, se ve ne sono. Insomma, mi faccio tante domande inattuali, in senso nietzschiano.
Tuttavia bisogna avere fiducia, perché la tenacia è contagiosa.
Basta insistere a chiedere un po’ di verità che poi, piano piano, le persone trovano la forza di fare e farsi domande e di dare chiarimenti sulle domande poste e porne delle altre.
Non tutti hanno la bocca cucita, gli occhi bendati e le orecchie fasciate. Anzi, c’è chi sa spiegare meglio di quanto abbia fatto io e altri. In materia di amministrazione universitaria, per esempio, mi hanno spiegato che la celebre sigla FRQ riguarderebbe la frequenza delle lezioni di un anno di determinate discipline e che in genere, per gli studenti fuori corso, essa verrebbe imputata dal sistema, pressoché meccanicamente, all’università di provenienza con la data dell’approvazione degli esami sostenuti nel vecchio ateneo, allorquando lo studente giunge alla laurea nell’università in cui si è trasferito.
Chiarito questo, che non è poco, resterebbe comunque da chiarire come mai si verbalizzino esami a distanza di più di un anno dal loro dichiarato svolgimento (tenuto conto che il sistema rivela di essere assolutamente efficiente e senza falle, giacché contemporaneamente si può aver dato un esame registrato perfettamente nella stessa data del suo svolgimento) e quale fosse la situazione del versamento delle tasse al momento della data nella quale si svolgono gli esami.
Infine resterebbero da chiarire i casi delle tesi secretate. Recentemente ne ho letta una riferita a fatti molto gravi, di una utilità sociale incontestabile. Non è secretata, ma è protetta dalla legge sulle opere delle ingegno; non solo l’ho potuta leggere, l’ho consultata e intendo citarla in una prossima pubblicazione. Così funziona il sapere: la fatica chiama la curiosità, la curiosità fa procedere il sapere.
Tuttavia, è già molto poter spiegare qualcosa in più rispetto a qualche giorno fa. Pian piano, magari, si capirà di più anche rispetto a altro.
Ciò che invece resta inaccessibile, e questo mi appare paradossalmente più grave delle situazioni precedenti, è il difetto di trasparenza del sito Amministrazione trasparente dell’Università di Sassari. Ancora oggi questa è la pagina del Senato accademico e questa quella del Consiglio di amministrazione, la quale, tuttavia, quando si clicca sui singoli componenti, per esempio il Rettore, presenta questa pagina che ha la peculiarità non solo di non essere adeguatamente aggiornata, ma soprattutto di presentare, per esempio, come inesistenti le risorse per viaggi e missioni. Allora i casi sono due: o esiste una normativa diversa da quella applicata da tutti gli altri atenei italiani e da tutte le altre istituzioni pubbliche, cioè una normativa in deroga al Decreto legislativo 33/2013, oppure c’è una deroga tutta sassarese che ha fondamenti giuridici turritani che non è dato conoscere, oppure ancora che in Italia non esiste la sovranità della legge finché qualcuno non interviene per farla osservare.
In ogni caso, a dispetto della Nuova, i problemi politici e di informazione restano e si ingrossano perché gli uomini, sotto sotto, amano la libertà e prima o poi si scrollano le paure di dosso e chiedono che si discuta, che si spieghi, che si abbia tutti gli stessi comportamenti rispetto alle difficoltà e alle regole che disciplinano la nostra vita comune. E alla fine parlano e fanno sì che la verità li renda liberi.